Ci incamminammo verso casa sua parlando del più e del meno per cercare di alleggerire la tensione che aleggiava intorno al mio cuore. Minso era così: si assicurava sempre che fossi sereno e, in quel momento, non lo ero affatto.

"Entra pure, scusa il disordine."

"Vivo con JianPu" le dissi storcendo il naso.

"Come non detto" rise. "Accomodati. I miei genitori non sono in casa quindi sentiti libero di fare quello che vuoi."

Nei mesi precedenti ero andato a casa sua una volta sola per portarle dei libri che aveva dimenticato al dormitorio. Ero rimasto giusto il tempo per un caffè.

Casa sua era molto bella, piena di foto che la ritraevano da bambina assieme ai suoi genitori. E al centro del mobile del soggiorno, quasi a stonare con il resto della stanza, una cornice celeste. Sorrisi involontariamente. Ricordavo quando P aveva dovuto farle il regalo di compleanno e mi aveva trascinato ovunque per il centro di Seoul, per poi comprare quella cornice in legno celeste con una piccola margherita disegnata nell'angolo in alto a destra. E ora quella cornice svettava tra le altre, così sbagliata e allo stesso tempo così giusta, a contornare una foto di loro due davanti al mare invernale, con il cielo scuro e grigio. Avevo visto quella foto una infinità di volte sullo sfondo del telefono del mio amico, ma in quella cornice era ancora più bella.

"La prossima volta dovete venire anche tu e Taehyung, vi sareste divertiti."

"Oh...sì, magari questa primavera" dissi sorridendo debolmente quando dovetti pronunciare il suo nome. "Tae non ama il brutto tempo."

"Jungkook, non so cosa sia successo, ma sono sicura che non sia nulla di grave, le cose si sistemeranno."

Restai in silenzio mentre ci avviavamo in cucina. Mi sedetti sospirando.

"Avete litigato?" chiese pacatamente dopo qualche minuto.

Presi la tazza fumante di tè che mi aveva appoggiato davanti ed annuii.

"Vuoi parlarne?"

"Non c'è molto da dire in realtà." Mi sorpresi quando sentii la mia voce così ferma. Pensavo seriamente sarei scoppiato in lacrime una volta aperta bocca.

"Non è neanche un litigio, non so cosa sia successo..." neanche io sapevo dove stessi andando a parare perché neanche io sapevo quale fosse il reale problema.

"Ci siamo visti venerdì sera e andava tutto bene. Poi ieri non so cosa gli sia preso. Era nervoso, aveva uno sguardo che non gli avevo mai visto prima."

"E la vostra discussione?"

"Non c'è stata. Per quello non capisco cosa sia successo" strinsi la presa sulla tazza al punto da farmi venire le nocche bianche. E come ogni volta in cui c'era qualcosa che mi rendeva triste la rabbia prendeva il sopravvento, come a creare uno scudo per i miei reali sentimenti che non volevo affrontare. E inevitabilmente la mia voce si fece più alta.

"Cazzo ne avessimo parlato, e invece no. Non ho la minima idea di quello che ho detto o fatto."

"Jungkook...io non ho capito cosa sia successo però" mi disse cautamente.

Feci un respiro profondo per calmarmi. Lei mi voleva aiutare e io le stavo quasi urlando in faccia frasi sconnesse senza che lei potesse capire effettivamente cosa fosse successo.

"È stato strano tutta la serata. Quando sono arrivato e mi sono avvicinato per baciarlo si è voltato porgendomi la guancia. Non gli avevo dato minimamente peso all'inizio perché la reputo una cosa normale. Non pretendo che abbia voglia di baciarmi ogni secondo della sua vita. Ma poi è stato distante per tutta la sera...mentre gli raccontavo la mia giornata non mi guardava neanche negli occhi."

Cherry tea - TAEKOOKWhere stories live. Discover now