Lettere

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Durante la notte un gufo picchiettò così forte sul vetro della finestra della camera, che questa si spalancò, svegliando i due ragazzi che dormivano, nudi dopo aver fatto l'amore, vicini come lo erano i loro cuori.

Ginny si svegliò di colpo appena il volatile fece irruzione in camera, portando spavento e freddo gelido. "Ma cosa..."
Il gufo si posò sul comò e la lettera che aveva nel becco, una busta color crema circondata da un margine rosso, cadde sul ripiano di legno. Sembrava una strillettera, una di quelle che le mandava sua madre quando combinava qualche guaio. Per un attimo Ginny ebbe paura, ma poi si ricordò che sua madre sapeva perfettamente dove fosse, questa volta, e il gufo non era Leotordo.
La pergamena iniziò a tremare e a emettere degli strani sibili, mentre un filo di fumo rosso filtrava attraverso le chiusure della busta.
"Draco..." Posò una mano sul braccio del ragazzo, intorno alla sua vita, per svegliarlo e lui aprì subito gli occhi.

Draco si meravigliò di essere a casa e non al San Mungo, dopo i turni massacranti dei giorni precedenti, ma in un attimo fu completamente sveglio.
Vide il gufo dell'ospedale sul comò e cercò con gli occhi la Alarmlettera, mentre si metteva seduto.
Subito dopo la busta si aprì e il suono di un allarme riempì la stanza. "Malfoy, è il momento. La tua presenza non è obbligatoria, ma lui chiede di te". La voce del suo collega Chillie si udì, stravolta dal tono alto e anche dalla tristezza della sua voce e Draco capì subito il problema.

"È Jack?" chiese Ginny, sedendosi anche lei. Draco le aveva parlato di Jack, il ragazzino che stava male e che non riuscivano a curare per una rara maledizione del sangue, e lei sapeva quanto lui si fosse affezionato al paziente.
Draco infatti annuì. "Può essere solo quello: non sono reperibile, oggi. Avrei iniziato il turno solo a mezzogiorno".
Ginny sospirò e gli appoggiò una mano sulla spalla. "Vai" disse solamente. Sapeva quanto lui tenesse al ragazzino, un bambino che non aveva ancora iniziato Hogwarts e che probabilmente mai lo avrebbe frequentato, le aveva raccontato.
"Mi spiace. Ieri Blaise, oggi..."
Ma Ginny scosse la testa, baciandogli prima la spalla dove aveva posato le dita e poi allungandosi verso le sue labbra. "Vai. Ieri è stata la serata più bella della mia vita, va bene così" disse, toccandosi inconsapevolmente il piccolo gioiello rosso appeso al suo collo.
"Ti avevo promesso che avremmo fatto colazione insieme..." Ginny sorrise, nonostante tutto. Era vero: non avevano mai fatto colazione insieme, lei scappava sempre di notte per raggiungere Hogwarts prima che la McGranitt la scoprisse. Ma avrebbero potuto farla in uno degli altri giorni.
"La faremo presto. Dopo Natale avrò ancora una settimana di vacanza, vedrai che troveremo un giorno solo per noi."
Draco si alzò e le prese il viso fra le mani per baciarla. "Ti amo" disse solamente. Ginny lo guardò vestirsi e non disse niente, godendosi la visione.
Quando lui si smaterializzò, tre minuti dopo e dopo averle dato un bacio che la fece tentennare tantissimo sullo spogliarlo di nuovo, Ginny si stese a braccia aperte sul letto: quel ragazzo meraviglioso era suo. Tutto suo. Forse era il caso di farlo sapere a tutti.

***

Il Natale era stato strano: triste e bello allo stesso tempo. La mancanza di Fred si faceva sentire in ogni angolo della Tana e Ginny poteva leggere lo struggimento sul viso di George soltanto guardandolo mentre si muoveva da una parte all'altra del salotto, come un'anima in pena. Per quanto Fred mancasse a tutti loro, sapeva che George e sua madre erano le persone che ne stavano soffrendo più di tutte e, purtroppo, il Natale era una festa di famiglia ed era quella che Fred preferiva per festeggiare a modo suo. Sua madre si arrabbiava sempre perché i gemelli riuscivano a disfare ogni lavoro che lei facesse.
E Ginny sapeva anche quanto a sua madre stesse mancando tutto ciò. Salì le scale per andare nella sua stanza, quando decise di tirare dritto e andare da George.
Bussò piano alla sua porta, ma non ci fu nessuna risposta. Bussò ancora, un po' più forte, ma ancora non rispose nessuno. Pensò che forse George fosse in camera di Ron, così guardò verso le scale, ma poi si ricordò che c'era Hermione con Ron, quindi probabilmente il fratello non era con loro in camera.
"Non apre a nessuno."
Ginny si voltò verso il piccolo corridoio e vide Harry seduto sulla moquette, con le spalle contro il muro. "Come?" chiese, avvicinandosi a lui.
"Ho provato anch'io a bussare, volevo scusarmi, ma George non mi apre."
La ragazza si sedette accanto al moro e gli cinse le spalle. "Oh, Harry... Non è stata colpa tua..." mormorò.

Harry si lasciò cullare dalle parole di Ginny, parole che aveva già sentito, ma che non riusciva a far sue del tutto.
"Devi smetterla di incolparti così. Non ti fa bene. E non fa bene neanche a noi, sai?"
Come? "Che vuoi dire?"
"A volte è bello condividere un dolore e basta, senza dover per forza consolare qualcun altro. Se ti dicessi che mi sento in colpa per averti lasciato, cosa diresti?"
"Che ne abbiamo già parlato e che va bene così."
Ginny sorrise senza dire nient'altro e lui sbuffò sorridendo. "Non è la stessa cosa" disse, tornando triste.
"Forse. Ma vorresti che ogni volta che mi incontri io ti dica che mi sento in colpa per come ti senti?"
"No" ammise. Effettivamente era snervante.
"Fred mancherà a tutti noi per sempre, Harry. Come Tonks, come Sirius, Silente, Remus, Colin, come tutti... Ma così non riusciremo ad andare avanti. Loro saranno sempre con noi. Sempre. Non li dimenticheremo mai. E non dobbiamo. Dobbiamo solo elaborare il dolore."
Harry sorrise tristemente. "Parli come un medimago" l'accusò, scherzando.

Ginny rise. "Vero? Mi sto lasciando contagiare..." Si passò le mani fra i capelli, leggermente imbarazzata.
"Come va con Malfoy?" La ragazza si voltò verso il moro, ma lui stava guardando per terra.
"Non siamo obbligati a parlare di questo, Harry. Non c'è bisogno."
"Ho conosciuto una ragazza."
Ginny si scoprì più leggera. "Davvero?" Harry annuì.
"Ma non so se vuol stare con me perché sono Harry o perché sono il salvatore del mondo..." ammise lui.
"Bello schifo."

Harry finalmente rise: eccola qui, Ginny!
"Immagino che la notorietà comporti anche questo..." Harry ascoltò le parole della ragazza e annuì: niente lo aveva preparato a quello che stava vivendo.
"Molly mi ha consigliato di andare da uno Psicomago" confessò. Ginny alzò una spalla.
"Puoi provare. Chissà..."
Rimasero zitti per un po', guardando la porta di George e poi Harry disse ancora: "Comunque non mi sento obbligato, voglio sapere davvero come va con lui, se... stai bene".
Ginny voltò viso verso di lui e lo guardò con un'occhiata strana. "Sì, sto bene, Harry. Sono felice".

Ginny sentì le guance arrossarsi mentre confessava a Harry di essere felice mentre stava con uno dei suoi nemici. "Lui ti tratta bene?"
"Ti sembra che glielo lascerei fare, altrimenti?" La risata di Harry corse per il piccolo corridoio. Quanto mancavano le risate in quella casa!
"Sai che ti dico? Sono felice per te" disse e le accarezzò una guancia con il dorso delle dita. A Ginny ricordò molto un gesto di Ron nei suoi confronti quando erano più piccoli.
Annuì e poi disse: "Di' a questa ragazza di comportarsi bene o dovrà vedersela con me".

***
Ginny vide arrivare il gufo prima ancora di sentirne il battito d'ali. Aveva aperto la finestra per prendere un po' d'aria e valutare se valesse la pena fare una corsa sulla scopa, ma la pioggerellina leggera l'aveva frenata dal farlo. Non che di solito non volasse anche con tuoni e fulmini, però, dopo la mangiata di Natale e la malinconia dovuta al pensiero di Fred e George, era rimasta a sospirare alla finestra, come una fanciulla d'altri tempi. Un po' inorridita da quel pensiero, pensò di sedersi direttamente fuori, sul davanzale asciutto, prendendo comunque un po' di fresco e guardando il giardino luccicante di pioggia.
Quando aveva visto il gufo, bianco e austero, planare verso di lei con le ali spianate, si era fatta più attenta: non lo conosceva, quindi non sapeva chi le stesse scrivendo. O forse all'ultimo il volatile avrebbe cambiato percorso e sarebbe andato a bussare a un'altra finestra.
Invece il gufo si posò sul davanzale, al riparo dalla pioggia grazie alla piccola tettoia magica che Ginny aveva incantato fuori dalla finestra, vicino ai suoi piedi, sul davanzale e lasciò cadere la busta, miracolosamente asciutta, che svolazzò magicamente sulle sue gambe piegate.
Con la bacchetta appellò un piccolo vaso da una mensola e allungò un biscotto al gufo, che bubolò contento. Con sua enorme sorpresa, il gufo non riprese il volo, ma rimase ad aspettare e questo voleva dire solo una cosa: voleva una risposta.
Incuriosita, Ginny prese in mano la busta e lesse il suo nome completo, che usavano solo il Ministero della Magia e Hogwarts, così andò subito a cercare il mittente. Per poco non cadde dal primo piano della Tana: Narcissa Malfoy!
Cosa voleva la madre di Draco da lei? Lui le aveva raccontato di loro? No, Draco glielo avrebbe detto di sicuro. Si erano visti quella mattina nello specchio e lui aveva solo detto che sarebbe andato da loro a pranzo. Non aveva detto nient'altro.
Ruppe il sigillo in ceralacca verde, dopo aver osservato affascinata lo stemma di famiglia: anche Draco lo usava e lei trovava interessante le linee di quel marchio. Sospirò e infilò il dito sotto il sigillo, aprendo la busta. Sfilò fuori una pergamena ripiegata e, guardando il gufo, che riposava sulla sua scarpa, gli disse: "Cosa vorrà la tua padrona da me?"
Il gufo aprì un occhio e girò la testa verso di lei, ma poi lo richiuse e tornò a dormire. "La simpatia devi averla presa dal lato paterno, eh?"
Si mosse un po' e poi aprì il foglio piegato. La carta da lettere era profumata e decorata con una miriade di piccoli fiori e delicati ricami. Ginny alzò un sopracciglio: lei usava pergamena grezza. Sperò che la risposta che attendeva non le impiegasse molta carta.

'Carissima Ginevra'
Quando iniziò a leggere, Ginny strabuzzò proprio gli occhi: 'Carissima'? Doveva essere uno scherzo. Continuò la lettura della pergamena ormai troppo incuriosita per spostare il gufo che si era appisolato pesantemente sulla sua gamba o anche solo preoccuparsi della pioggerellina che aveva iniziato a infreddolirla.
Narcissa la stava invitando per un tè. Narcissa invitava lei. Lei, Ginny. Beh, anche lei la chiamava Ginevra, ma immaginò che fosse per via della formalità della lettera, che superava anche quella dell'invito a Hogwarts e dell'esame di Materializzazione.
Allora, Narcissa, la madre di Draco, la invitava a prendere un tè per il pomeriggio seguente. Dovette tornare più volte verso l'inizio perché stentava a credere alla cosa. Forse ci sarebbe stato anche Draco? Forse era qualcosa di 'ufficiale'? Ma perché Draco non le aveva detto niente?
Quando arrivò in fondo alla lettera, capì il perché Draco non le aveva detto niente.
'Ti prego di non informare nessuno di questo incontro, in quanto sarà solo una chiacchierata fra donne, una visita informale.'
Draco non lo sapeva. Ecco perché. Sospirò. Va bene. E perché no?
Sgattaiolò in camera, passando sul ripiano della scrivania e ignorando il gufo che bubolò contrariato quando si svegliò. "Aspetta che ora ti tocca rifarti il viaggio sotto la pioggia, vedrai allora, come sarai infastidito!"
Rispose a Narcissa che accettava di incontrarla e che la ringraziava per l'invito.
Quando il gufo lasciò la finestra e la Tana, Ginny lo continuò a osservare, sperando di non aver fatto una stupidaggine.

***
"Hermione, cos'è un incontro informale?"
Ginny mordicchiò la punta della piuma con cui stava facendo i compiti delle vacanze insieme all'amica, strette sulla scrivania di camera sua. I ragazzi erano da qualche parte a scorrazzare con le scope e lei aveva accettato di rimanere a fare i compiti solo per parlare finalmente da sola con Hermione.
"Immagino che sia un incontro a cui non bisogna attenersi alla rigidità dell'etichetta. Perché?"
Ginny alzò le spalle. Cosa aveva detto? Aveva pensato di chiedere a Hermione informazioni perché quella parola l'aveva lasciata un po' perplessa. Ma ora, lo era ancora di più. Cosa intendeva con 'etichetta'?
"Agli incontri formali bisogna vestirsi in un determinato modo e tenere un atteggiamento particolare. In quelli informali si è un po' più liberi" spiegò ancora.
Ah. Un po' quanto? Ginny non osò chiedere. Pensò all'ultima volta che aveva visto Narcissa Malfoy, pochi giorni prima, in Diagon Alley. E a quello che aveva pensato di Pansy e degli altri. Di quanto si era sentita diversa. Si morse l'interno di una guancia.
"Che succede, Ginny?" le chiese Hermione, piegando la testa di lato per guardarla.
"Come ci si veste a un incontro non formale?" domandò senza rivelare niente.
"Dipende da che tipo di incontro è. Chi devi vedere?"

"Chi? Io?" urlò quasi la rossa.
Hermione rise della reazione esagerata di Ginny. Qualcosa le fece capire che doveva esserci di mezzo Malfoy.
L'amica le aveva raccontato con gli occhi che brillavano dello scambio di regali fra lei e il biondo e sapeva che stava andando tutto bene, quindi non si preoccupò di niente.
"Forse... Forse, dico, devo incontrarmi con una persona. E questa persona ha definito il nostro incontro 'informale'..."
"Allora immagino che tu possa sentirti libera di andarci come sei più comoda."
"Sicura?" Hermione annuì convinta.  "Tanto penso che lo avrei fatto comunque".
"Ma se l'incontro interessa anche a te, potresti metterti qualcosa che ti faccia sentire tranquilla in qualsiasi situazione."

Ginny annuì osservando l'amica: Hermione era un genio. Sempre. La strega più brillante della sua età. "Ti ho mai detto di quanto sono contenta di averti come amica?"
Hermione divenne rossa sulle guance e poi sussurrò: "E come cognata?"
"Santissimo Godric! Herm, lo avete fatto?" Ginny saltò al collo dell'amica quando capì il significato della sua domanda. "Fantastico! E come... No, dai, facciamo che non ci raccontiamo niente!"
"Io non volevo raccontarti niente, effettivamente!"
Ginny rise e riprese a fare i compiti, con uno strano sorriso in viso.

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