Fare qualcosa

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"Molly, Molly, davvero non è niente, posso entrare da solo..."
Harry tentò l'ultima volta di convincere la signora Weasley a lasciarlo da solo al San
Mungo, ma non fu ascoltato e dovette abbassare gli occhi e annuire quando lei lo fulminò con un'occhiata delle sue.
Così entrarono nel silenzio ovattato della reception del San Mungo e il sopravvissuto si tirò giù il cappuccio della felpa.
"Sintomi?" chiese l'addetta allo smistamento, appena si presentarono davanti allo sportello, ma non alzò neanche la testa.
Molly sbuffò della maleducazione dell'infermiera e disse: "Se solo alzasse lo sguardo, potrebbe vederlo da sola".
La ragazza ubbidì di malavoglia e sgranò gli occhi davanti a Harry. "Harry Potter!" esclamò, riconoscendolo nonostante tutto. Molly alzò un sopracciglio, sospirando rumorosamente e l'infermiera cercò di tornare subito professionale. "Direi... Secondo piano. Vada nell'ambulatorio n. 12 e aspetti lì che le mando subito un Medimago" disse ancora, continuando a guardargli il viso con la fronte aggrottata.

Harry era stupito che l'infermiera lo avesse riconosciuto: aveva la faccia deforme con le guance gonfie a dismisura: le sopracciglia gli erano cresciute tanto da cadergli davanti agli occhi e il suo naso aveva le proporzioni di un'arancia. E anche lo stesso colore.
Entrarono nell'ambulatorio indicato e Molly lo aiutò a sedersi sul lettino, incurante delle rassicurazioni di Harry. "Vieni, caro... Ecco qui..." Una volta che lui fu seduto e 'al sicuro', il tono della donna divenne meno rassicurante. "Mannaggia a quei disgraziati... Appena torniamo a casa mi sentono..." Harry non disse niente, sperò solamente che il Medimago non li facesse aspettare troppo.

Draco non si era ancora fermato, quella mattina. Non aveva fatto altro che andare su e giù per l'ospedale. Essendo una matricola gli facevano visitare i pazienti con malattie meno complicate, ma poi approfittavano di lui e lo chiamavano in continuazione per svariati consulti sulle pozioni guaritrici. Il suo era un talento innato, dicevano, e lui continuava ad andare su e giù per le scale e gli ascensori. Che fosse impossibile smaterializzarsi all'interno del San Mungo lo aveva preso in contropiede e costretto a una maratona di passi allucinante. Ogni tanto pensava di essere ancora a Hogwarts.
Aveva appena prescritto una pozione specifica che aveva fatto sorridere d'orgoglio il primario, come non aveva mai fatto neanche suo padre, e Draco sbuffò, entrando nella cucina degli operatori e avvicinandosi al bollitore.
Si stava versando una buona tazza di tè, quando un'infermiera bussò alla porta aperta della cucina. "Malfoy, ambulatorio 12".
"Arrivo..." rispose Draco a nessuno, visto che l'infermiera era scappata subito via. Cercò di ricordarsi per l'ennesima volta perché fosse lì, a fare turni assurdi e a camminare, invece di stare comodamente seduto su una poltrona di pelle, dietro una scrivania di noce in un ufficio polveroso, ma poi lasciò perdere, fece sparire la tazza con un Evanesco e si incamminò lungo il corridoio.

Molly guardò il ragazzo e sospirò. Stava per dire qualcosa quando la porta alle loro spalle si aprì, lasciando entrare il Medimago e loro si girarono insieme.
Oh, per le scarpe sporche di Merlino! Molly si mise la mano davanti alla bocca, per paura di pensare ad alta voce, quando riconobbe il ragazzo che era entrato.

Harry riconobbe il Medimago immediatamente. "Malfoy!" esclamò infatti.
"Potter..." Neanche lui era contento di vederlo, constatò il moro. Poi sul suo viso si disegnò il suo famoso ghigno. "Vedo che ti sei fatto carino per me!"
"Harry è stato colpito da uno degli scherzi del negozio di F..." spiegò Molly, interrompendosi quando la sua voce si incrinò. "...cioè di George. E di Ron. Di George e di Ron" si corresse subito dopo.
Malfoy annuì alle parole della signora Weasley e poi alzò le sopracciglia con un sorrisetto di scherno, guardandolo in faccia. "La notorietà non sempre va di pari passo con l'intelligenza, a quanto pare..."
"Ah, ah, spiritoso, Malfoy. Sembra che perdere non abbia scalfito il tuo brutto senso dell'umorismo". Harry non riuscì a non parlare, un po' nervoso anche lui.

"Ragazzi..." La signora Weasley sussurrò, sospirando come se le costasse fatica anche solo parlare.
"Sì..." Il biondo si guardò alle spalle e poi tornò a guardare Potter. "Vuoi che chiami un altro Medimago?" chiese, indicando con il pollice la porta dietro di sé.
Guardò i due scambiarsi un'occhiata e il ragazzo alzare le spalle.
"Va bene così. Grazie". La voce della signora Weasley tradiva una certa stanchezza e Draco la osservò mentre il suo sguardo iniziava a vagare per la stanza, instabile quanto il suo corpo, per poi strofinarsi le mani vigorosamente: capì che il riferimento al negozio e al figlio deceduto avevano appesantito le sue spalle e probabilmente non vedeva l'ora di tornarsene a casa.
Draco avvicinò uno sgabello al lettino su cui era seduto Potter e tirò fuori la bacchetta. La sua bacchetta nuova. Potter la osservò, pronto a dire qualcosa, ma poi stette zitto e il biondo gliene fu grato.
"Avete già provato qualche incantesimo guaritore, a casa?" gli chiese Draco, dopo essersi fatto spiegare cosa fosse successo.
"Sicuro di essere un Medimago, vero?" rispose Potter, mentre lui sollevava la peluria di un sopracciglio per vedere se gli occhi erano gonfi.
"Paura, eh?" Draco sorrise sinceramente per la prima volta quel giorno.
"Un po'."
"Harry, sono sicura che il dottor Malfoy sa perfettamente..."
"Non si preoccupi, signora Weasley, non ho niente da nascondere. Ho fatto un corso accelerato: tre mesi di tour de force per riuscire a essere competente. Ho dato i M.A.G.O. e l'esame da Medimago" disse, indicando il cartellino sul petto, dove una volta il serpente di Salazar lo definiva un Serpeverde. "Quindi sì, Potter, sono un Medimago" spiegò, alzando lo sguardo e sorridendo alla strega che sembrava, nonostante le sue parole, bisognosa di rassicurazioni. Lei annuì.

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