Capitolo 2

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Sistemavo pazientemente i miei capelli, mentre aspettavo che Alessandra mi raggiungesse in bagno. Avevo una voglia matta di farla mia; erano passati quattro anni in cui ci eravamo amati intensamente, ma negli ultimi mesi mi sentivo incredibilmente distante da quel sentimento che mi aveva spinto diverse volte a compiere follie, come prendere un treno direzione Milano per raggiungerla anche alle due di notte, soprattutto i primi anni di carriera. Volevo riscoprire la passione che ci aveva portati a rimanere insieme anche quando i giorni passavano con una lentezza infinita. Mi mancavano quei momenti di spensieratezza e avrei tanto voluto che dentro di me si riaccendesse il calore che provavo quando la baciavo o facevamo l'amore.

"Matteo, sono pronta."

Era sempre bellissima ed elegante e avrei tanto voluto farle un complimento, ma non riuscivo a pronunciare con sincerità nessuna frase. Mi sentivo frustato e arrabbiato con me stesso, nonostante sapessi che l'affievolirsi dell'amore non era colpa di nessuno, tantomeno la mia.

"Anche io. Possiamo andare."
Le baciai le labbra ricoperte di rossetto rosa e le sorrisi, sperando di essere ricambiato. Alessandra sembrava sempre così scontrosa e arrabbiata e così lontana dalla ragazza spensierata che era stata un tempo. Era come se il suo passaggio da giovane studentessa a donna l'avesse caricata di tanta rabbia repressa. Sperai con tutto il cuore che anche durante la serata, dedicata solo ed esclusivamente a noi, non parlasse ancora dei suoi colleghi stronzi o della miriade di problemi che aveva riscontrato nel suo posto di lavoro. Avrei serenamente potuto lasciarla sola al ristorante, se così si fosse comportata.

Il viaggio verso il ristorante che avevo prenotato quella sera era continuamente disturbato dal mio telefono a cui arrivavano messaggi. Leggevo il fastidio negli occhi di Alessandra e il suo sbuffare mi rese ancora più nervoso.

"Si può sapere chi ti scrive continuamente?" Chiese con tono aggressivo, cambiando stazione radio per l'ennesima volta.

"E sarebbe anche il caso di comprare un cavo Aux, non credi? Dobbiamo ancora ascoltare questa merda?"

"Calmati, Ale. Sono i miei compagni che stanno parlando della partita dell'altra sera. E il cavo si è appena rotto, l'ho ordinato ieri. Arriverà presto."

Avrei voluto urlarle in faccia di stare zitta, ma con grande stoicismo mi limitai a rispondere con aria tranquilla. Avevo solo voglia di cenare e rilassarmi. Pensavo di meritarmelo.

"Sempre i tuoi compagni. Vedi più loro che me. A volte mi chiedo se veramente siano loro o se tu stia nascondendo un'altra. Non mi stupirei, onestamente."

"Ma come puoi dire una cosa del genere?" Frenai davanti al parcheggio, cercando di non fare una sceneggiata. Non era mia abitudine comportarmi in questo modo, ma quella sera la mia ragazza sembrava stesse facendo di tutto per scatenare una mia reazione. "Dopo tutti questi anni ancora insisti con i tuoi sospetti. Non ti ho dato mai, e sottolineo mai, modo di poter dubitare di me. Ti amo e l'ho sempre fatto. Se avessi un carattere meno aggressivo e disposto a dialogare lo capiresti perché te lo ripeto almeno una volta al giorno."

Ormai non sapevo davvero cosa fare. Sembrava tutto inutile. Ogni sforzo, ogni tentativo di tenerla stretta e al sicuro, di proteggerla, andava a puttane per colpa sua.

"Mi dispiace, Matteo. Non so cosa mi sia preso. Sono così infelice, ultimamente."

Il mio cuore si strinse a vederla così dispiaciuta e mortificata. Sicuramente non era facile stare con un ragazzo che fa un lavoro come il mio. Le trasferte, i prestiti a squadre lontane da Monza, e perfino gli articoli di giornali erano sempre stati causa di scontri continui, anche quando andava tutto a gonfie vele. All'inizio amavo litigare con lei. Fare pace era ancora più bello. Ora sembrava che tutto stesse per crollarmi addosso.

Irresistible  - Matteo PessinaWhere stories live. Discover now