"𝒔𝒆𝒊 𝒄𝒐𝒕𝒕𝒐 𝒅𝒊 𝑮𝒊𝒐𝒓𝒈𝒊𝒐"

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Avverto subito che in questo capitolo ci sarà un po' di linguaggio volgare
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Alex's pov~
Da quando mio fratello mi ha lasciato non riesco più a darmi pace, ho la mente costantemente invasa dai sensi di colpa per non esserci stato quando aveva bisogno, i sensi di colpa per non essere stato il fratello che volevo essere per lui, i sensi di colpa per non riuscire a mantenere l'unica vera promessa che ho giurato di mantenere, a costo della mia vita.
Quando Giorgio mi consolava e mi accarezzava la testa appoggiata sulle sue gambe mi sentii in completo imbarazzo ma la sensazione di piacere, quella che mi faceva sorridere anche se piangevo, era più forte, sentivo la faccia in fiamme e la nascondevo da Giorgio, non volevo che mi vedesse in questo stato. Sentivo un vuoto nello stomaco e diedi la colpa alla tristezza che mi invadeva la mente.
Spostai la testa di poco quando Giorgio disse "non agitarti, ci sono io qua" questa frase mi era rimasta in testa per tutte e 3 le prime ore di scuola, lo conoscevo da poco eppure mi sentivo bene, mi sentivo protetto ma queste non sono le parole giuste per descrivere la sensazione che provai e che mi fece scappare per evitare il suo sguardo.
Ero corso in classe nonostante alla prima ora avevo supplenza e avrei potuto saltare l'ora, appena entrai non trovai nessuno e mi diedi l'ok per scoppiare a piangere e sfogarmi, erano troppe emozioni assieme, la paura della sensazione che Giorgio mi procurava ogni giorno più forte, la sensazione in sé, il dolore per la mia perdita e la sensazione di solitudine.
Mi appoggiai al primo banco che trovai e mi accucciai a piangere.
Stavo tirando fuori tutto ciò che mi tenevo dentro per paura di infrangere quella promessa.
Alzai gli occhi trovandomi Cico davanti, avevo lo sguardo serio, mi toccò la spalla tirandomi in piedi, lo guardai, con il viso rigato dalle lacrime, per poi distogliere lo sguardo, non mi piaceva affatto mostrarmi debole, soprattutto davanti a lui, l'unico che non mi aveva mai visto piangere.
Mi fissò tenendo le mani sulle mie spalle e mi abbracciò, disse "siamo migliori amici da sempre, ci siamo sempre detti tutto, non mentirmi adesso, puoi dirmelo se c'è qualcosa che non va" mi staccai da lui, lo guardai, mi asciugai le lacrime e tornai a guardare in basso.
Gli spiegai la situazione, gli parlai di mio fratello, della promessa di mio nonno e delle strane e nuove sensazioni che provo ogni volta che sto accanto a Giorgio senza rendermi conto di parlare più di Giorgio che delle sensazioni che mi procurava.
Mi guardò con occhi dolci per poi emettere una risata leggera, lo guardai confuso e infastidito, io mi stavo sfogando e lui rideva? Mi iniziai ad arrabbiare sentendo che la sua risata diventava più fragorosa ogni volta che alzava lo sguardo su di me.
Gridai: "Si può sapere perché cazzo stai ridendo?! Sono qua che piango davanti a te, che mi sfogo e ti dico i miei problemi per la prima volta e tu, che sei il mio migliore amico, mi ridi in faccia?!"
Cico smise di ridere, alzò lo sguardo verso Alex, lo guardò con sguardo rilassato e gli disse "Alex, sei cotto di Giorgio"
Eh? Ma cosa sta dicendo? Rideva per questo? Ma a me non piace Giorgio! Non sono nemmeno gay, sono etero al 100% avevo fatto anche il test su Google, a me non piace Giorgio! Perché continua a dirmelo!
"Ma si può sapere cosa c'è che non va in te? Come cazzo ti viene in mente che mi possa piacere Giorgio?! Lo conosco appena, non dirmi minchiate dai!"
Uscì dalla classe estremamente innervosito dalle parole di Cico, mi diressi verso le macchinette sentendo poi una mano sulla spalla, mi girai trovandomi Cico che mi fissava pronto a parlare. Rimasi fermo in piedi davanti a lui aspettando che parlasse "Alex, proprio perché sono il tuo migliore amico non ti mentirei mai, ciò che provi con Giorgio è lo stesso che provo io con stre, dovresti dare più attenzioni a ciò che provi, perché, fidati, sei stracotto di Giorgio".
Mi girai non dandogli retta ma comunque con quella frase che mi rimbombava nella mente, andai alle macchinette, presi Coca-Cola e patatine, iniziai a camminare per tornare in classe e aspettare che le prime 3 ore passassero, mentre ero in classe non riuscii a prestare attenzione a nemmeno una lezione, mi perdevo nei miei pensieri sentendo sempre le stesse due frasi "sei cotto di Giorgio" "tranquillo, ci sono io qua" e ogni volta arrossivo.
Mi ripetevo a me stesso che non era vero, che non mi piaceva Giorgio, che eravamo solo amici ma più me lo ripetevo più mi risuonava in mente come un tentativo vano di giustificarmi.
Erano passate le 3 ore, non avevo il coraggio di affrontare né Giorgio né Cico, decisi di tornare nel posto di stamattina e starmene da solo durante tutto l'intervallo, non ero in grado di parlare con Giorgio senza sentirmi in imbarazzo o parlare con Cico senza innervosirmi.
Ero accucciato con la schiena sul muro, la mia merenda accanto a me neanche finita, stavo guardando il vuoto mentre tentavo di pensare ma pensando solo al nulla.
Sentii gli occhi appesantirsi e farsi umidi, le lacrime stavano nuovamente per uscire quando sentii dei passi accanto a me.
Guardai di sott'occhio di lato vedendo Giorgio avvicinarsi, avrei voluto urlargli di andare via ma qualcosa me lo impediva.
Si sedette accanto a me in silenzio, sicuramente voleva sapere perché ero scappato ma non so come spiegarglielo, se poi si fa un'idea sbagliata?
Iniziò a bere dalla mia bottiglia di Coca-Cola, certe volte è davvero strano, come riesce a fare così senza provare un minimo di imbarazzo? Certe volte non lo capisco proprio questo ragazzo.
Lui mi fissava, ormai era ovvio ciò per cui era venuto da me, non credo di poter scappare in questo momento, ma non voglio dirglielo, poi pensa che sono un gay che ci prova con lui e si allontanerebbe, non lo posso permettere, lui è l'unico che mi fa provare queste emozioni, sono emozioni nuove e voglio capire fino in fondo, non voglio perderle prima ancora di averle capite.
Stava per aprire bocca, probabilmente per spronarmi a parlare ma non ce n'era bisogno, avevo già iniziato.
"Probabilmente ti stai chiedendo perché me ne sono andato senza dire niente e con una faccia paragonabile a quella di un fantasma vero? -giorgio annuì debolmente- bhe, ecco, è un po' complicato e non so con che coraggio te lo sto dicendo -rimasi muto un paio di minuti per preparare una bugia valida- ecco, ero scosso dalla morte di mio fratello, anche ora non è che mi sia passata, e quando hai detto quella frase, mi hai ricordato lui e mi sono spaventato e- "
Mi bloccò di colpo interrompendo la mia frase, e gliene sono pure grato, se non mi avesse fermato avrei iniziato a dire un sacco di minchiate, un lato di me che vorrei tanto cambiare.
"Ok, ho capito, non panicare, non c'è n'è bisogno, mi sento così in colpa per averti forzato a parlare, quindi per risolvere, ti va di uscire assieme qualche volta?"
'Uscire. Assieme. ? Cioè, come un appuntamento?' avrei voluto dirlo, ma non lo feci, mi maledissi solo perché lo pensai, ma cosa mi prende ultimamente, sono troppo diverso e non ho una cotta per Giorgio, Cico si sbaglia, sarò solo scosso, ci sono stati troppi avvenimenti in questi giorni.
"Certo, magari possiamo andare dopo scuola in una pizzeria a mangiare e poi vieni a casa mia? Così se hai bisogno ti posso aiutare con i compi- "
"Certo, perfetto, ma dovresti parlare un po' meno, quando inizi non ti fermi più" fece una piccola risata e io sorrisi, di nuovo quella sensazione strana si fece spazio nel mio stomaco, Giorgio si alzò e mi tese la mano, stavo per dirgli di andare, che io sarei rimasto qua, che non doveva preoccuparsi ma poi suonò la campanella e iniziammo a correre verso l'entrata.

~2 ORE DOPO~
Esco da scuola superando il grigio e arrugginito cancello che separava la città dal carcere. E siamo onesti la scuola è un carcere per adolescenti che come unico crimine commesso hanno quello di non saper gestire a pieno la propria vita e allora pensano che tenendoli dentro un edificio mal ridotto ad ascoltare 5 ore parole su parole e ad imparare concetti per venir poi valutati e screditati li aiuti.
Vedo Giorgio arrivare, lento come sempre.
Stava parlando al telefono.
"Si Anna, ho capito, ok, torno dopo cena e poi parliamo" si ferma un po' "ah, mi passa a prendere Lyon?...ok a dopo".
Mette il telefono in tasca, lo fisso, lui gira lo sguardo verso di me e mi dice con un sorriso stampato in faccia "andiamo?" Mi perdo a fissarlo negli occhi per qualche minuto e poi rispondo con un filo di voce "si andiamo" scuoto la testa violentemente e ci incamminiamo verso la fermata del bus.

~ANGOLO ME~
Ecco un altro capitolo, spero vi sia piaciuto, è un capitolo con meno sorprese e emozioni a parer mio però non mi dispiace molto, spero valga lo stesso per voi, grazie per aver letto<3

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