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Mi svegliai all'alba accanto ad Alex, ancora addormentato. Mi scostai dal suo abbraccio con cautela e uscii dalla stanza. Mi affrettai a mettere le scarpe, il giubotto e ad uscire.

Ebbi la tentazione di raggiungere la spiaggia per vedere finalmente il mare, ma resistetti e mi incamminai verso il paese.

Percorsi per circa due chilometri una stradina sterrata e mi ritrovai nel bel mezzo del paesino. Alcune case erano posizionate caoticamente vicino ad una piccola piazza. Dei signori anziani bevevano del vino seduti ad un tavolino.

Girovagai per altri dieci minuti alla ricerca di un supermercato, finchè non mi ritrovai davanti ad un piccolo negozietto di alimentari.

Ne uscii dopo venti minuti con tutto quello che mi occorreva e a passo svelto mi riavviai verso il bungalow.

«Dove sei stata? Ti ho cercato dovunque» esclamò uscendo dalla porta, paonazzo in volto, con un espressione che avrei volentieri evitato.

«Non hai cercato bene direi. Calma, sono andata a comprarti da mangiare» cercai di rassicurarlo alzando le piccole borse della spesa.

«Ci sei andata a piedi? Quanto hai camminato?» la bocca spalancata, sorpreso. "Almeno non ha più quell'espressione omicida".

«Avrò fatto due o tre chilometri, non è nulla. Smettila di preoccuparti o ti farà male il culo» ridacchiai cercando di alleggerire la tensione che io stessa avevo creato. Che mi era saltato in mente, avrei dovuto avvisarlo.

«Sono davvero così divertente? Ridi spesso di me» mormorò abbassando lo sguardo con tono colpevole. Mi venne un nodo alla gola nel vederlo così affranto, per una stupidaggine. «Sei bizzarro a volte, ma presumo che sia per questo che mi sono innamorata di te» mi resi conto in un secondo momento della gravità di ciò che avevo ammesso. "Anna sei un idiota, complimenti". La mia vocina interiore smise di farsi i fatti suoi e rincarò la dose.

A risposta della mia espressione di terrore, la sua si ammorbidì. Un enorme sorriso comparve sul suo viso e negli occhi un luccichio di speranza.

«Dolci parole» sorrise malizioso. Si avvicinò lentamente e iniziai ad agitarmi. Che vuole fare?

«Respira piccola, non ti faccio niente» e con una mossa fulminea mi prese in braccio, senza la minima fatica mi riporto nel bungalow, io con ancora in mano i sacchetti della spesa.

«Appoggia le borse sul bancone» mi ordinò ed io obbedii silenziosamente «Spero non ti dispiaccia se al mare andiamo oggi pomeriggio» continuò. "Cosa? Che vuoi fare? Aiuto!" entrai letteralmente nel panico. Ero consapevole di aver fatto scattare qualcosa in lui con la mia dichiarazione impulsiva, ma non avevo avuto alcuna conferma da lui. Portarmi a letto, non era certo una grande certezza sui suoi sentimenti verso di me. I miei occhi gridavano "Aiuto", ma lui sembrò non farci caso, le labbra curve in un sorriso lascivo.

Nel corridoio passammo davanti alla porta della camera da letto, ma la superammo. "Dove mi sta portando?".

Haaveilla (Dreaming)Where stories live. Discover now