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La sveglia mi spaventò. Avevo letto tutta la notte?

Un'altra noiosa giornata stava per cominciare.

Mi alzai dal letto e mi bloccai davanti al portafoto sul comodino. Sprofondai negli occhi del ragazzo nella foto. «Perchè mi hai lasciato qui? Perché mi hai lasciato ad affrontare la vita da sola?» dissi, come se lui potesse rispondere.

Mi buttai sotto la doccia, triste.

You've got to watch your back
You've got to swallow fear
Cover your tracks, or you might disappear

I brani degli Architects erano adatti ad ogni occasione e sentimento.

Mi asciugai e mi vestii: maglione nero, jeans stretti e anfibi.

Scesi le scale, addentai una mela e andai alla porta.

«Ah mia figlia non mi dice nemmeno ciao»

«Sì, come ti pare» dissi sbuffando ed uscii.

Andrea mi aspettava già pronto sul vialetto. Grazie al cielo aveva la moto, la mia voglia di camminare fino a scuola era pari a zero.

«Andiamo prima che mia madre ci aggredisca» esclamai divertita sferrandogli una pacca sul sedere.

«Sei di buon umore oggi?» chiese lui perplesso.

«Ah oggi sei più carino del solito. Hai i capelli sexy... da cattivo ragazzo» dissi ammiccando. Lui schioccò la lingua e si mise il casco.

La mia fissazione per i suoi capelli era palese. Come non amarli: neri come la notte, sempre spettinati e sempre tirati indietro in modo naturale.

Gli occhi poi... contenevano l'oceano, il ghiaccio ed il cielo tutti insieme. La sua pelle era chiarissima ed il labret e l'eyebrow che aveva fatto due anni fa lo rendevano quasi irresistibile.

Se non gli salti addosso lo faccio io. Zitto cervello.

Non mi capacitavo di come io avessi potuto resistere a stargli vicino con i pensieri poco casti che mi affollavano la mente.

Notevole la mia perplessità riguardo il perchè non avesse una ragazza.

«Parti prima che ti stupri, playman» dissi scherzosamente.

Lui rise di gusto, ma avrei tanto voluto poterlo fare.

Arrivammo in quel luogo di tortura, più comunemente chiamato scuola.

Mi levai il casco, mi passai una mano tra i capelli corvini e mi accorsi di Alex.

«Ciao. Anna, giusto? Posso parlarti?»

«Sì ok, ma staccati, ho bisogno del mio spazio vitale». Era a dieci centimetri dal mio viso, mi mancò l'aria. Quanto sei perfetto?

Haaveilla (Dreaming)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora