q u i n z e

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Charles' P.O.V.

Avrei voluto non ricordare nulla di quella sera, aprire la mia testa e strappare quel ricordo per sempre dalla mia memoria. Sapevo che, prima o poi, sarebbe dovuto accadere, ma non riuscivo ad accettarlo. Avrei voluto far finta di nulla, fingere che nulla mi avesse irritato e rattristato, essere contento per loro due, ma tutto ciò che riuscivo a pensare era la rabbia che provavo verso di loro. Verso Pierre perché lui era a conoscenza dei miei sentimenti e sembrava non interessarsene minimamente e verso Ines perché era come se non mi avesse mai realmente guardato e capito. L'immagine dei miei due migliori amici che si baciavano continuava a comparirmi dinanzi agli occhi e non riuscivo a smettere di piangere. Odiavo la mia sensibilità, la odiavo davvero, per questo avevo sempre cercato di nasconderla, ma, in quel momento, non potetti far altro se non lasciarmi andare ad essa. Dopo aver assistito a quella scena, mi rinchiusi nel bagno del locale e piansi fin quando non avevo più lacrime da versare.

"Perché? Perché a me?", questo era l'unico pensiero che mi attanagliava la mente. Sentivo che tutta quella situazione era ingiusta, la mia condizione lo era. Perché Pierre doveva avere tutto ciò che volevo anche io? Perché Pierre doveva avere lei? Perché, nonostante fossi io a vivere con lei e fossi io la persona che la consolava nel momento del bisogno, lei provava qualcosa per lui? Le domande che mi ponevo erano tante, fin troppe, ma non riuscivo comunque a trovare una risposta.

«Charles? Sei sicuro di stare bene?». Sentii la voce di Inés chiamarmi da fuori la porta, ma io non avevo per nulla voglia di risponderle. Più che altro, temevo di scoppiare a piangere mentre lo facevo. Rimasi in silenzio, sperando che comprendesse e mi lasciasse stare. Abbastanza stupido da parte mia credere che lo avrebbe fatto. Continuò a bussare. «Charles, se non mi rispondi inizio a preoccuparmi». Sospirai e provai a parlare, ma nessun suono uscì dalle mie labbra. «Devo far aprire la porta? Oddio e se ti è successo qualcosa di grave?». Normalmente avrei sorriso, ma in quel momento quel pensiero non sfiorò neppure la mia mente.

«Sto bene, Inés». Mi limitai a rispondere, non avendo neppure la forza di articolare un discorso. Potei immaginarla mentre fissava la porta, un po' confusa e, forse, anche un po' delusa, ma ciò non mi spinse ad aprirla e assicurarmi che fosse davvero così. Non volevo mi vedesse in quelle condizioni.

«Se hai bisogno di qualcosa, scrivimi pure un messaggio o chiamami». Disse dopo una pausa abbastanza lunga, forse pensando a cosa dire. Non emisi neppure un suono, augurandomi che, almeno quella volta, capisse e rispettasse la mia volontà di non parlare. Per la prima volta, la fortuna sembrava essere dalla mia parte, quindi ripeté per l'ultima volta di cercarmi, ma poi se ne andò, lasciandomi da solo. La tranquillità, però, non durò più di tanto, perché sentii subito dopo qualcuno bussare alla porta.

«Inés, ho già detto che-». Fui interrotto da una voce che tutto era, tranne che quella della mia migliore amica.

«Apri questa porta, Charles». Pierre, la persona che meno avevo voglia di vedere in quel momento, era proprio davanti alla porta e, a differenza di Inés, non se ne sarebbe andato fin quando non lo avessi ascoltato.

«Pierre, non è il momento». Provai a controbattere, sapendo di star intraprendendo una battaglia già persa in partenza.

«Sai che rimarrò qui fuori fin quando non ti deciderai a uscire». Sbuffai e girai la chiave nella serratura, aprendo la porta. «È stato più facile del previsto». Vidi un sorriso malizioso sul suo volto e i suoi occhi brillare di una luce particolare, che non avevo mai visto prima in lui. Si appoggiò allo stipite della porta e mi guardò, con le braccia incrociate al petto. «Forza». Disse semplicemente e io lo guardai confuso. Roteò gli occhi, per poi riportarli su di me. «Dici tutto ciò che stai pensando, su. Vuoi insultarmi? Fallo. Ma almeno reagisci. Tu speri che lei ricambi i tuoi sentimenti, ma tu non fai assolutamente nulla perché lei capisca ciò che tu provi». Alzai un sopracciglio.

Lie to Me || Pierre Gasly & Charles LeclercWhere stories live. Discover now