∞ three

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ora attuale, autunno
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Chifuyu allungò una mano e si diede uno schiaffo sulla guancia, strappando via una lacrima. Emise un sospiro seccato per aver versato di nuovo alcune lacrime e si avvicinò al tavolino per prendere il bicchierino di superalcolico. Tirando con sé le gambe sul sedile, Chifuyu le incrociò e portò la tazza sulle labbra. Bevve un po', leccandosele e mordendosi poi la lingua mentre rimetteva a posto il bicchiere.
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"Hey."
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Sussultando un po', Chifuyu si guardò alle spalle. Le sue dita lasciarono il bicchiere e si spostarono sulle sue cosce. Voltò la testa indietro per guardare gli alti edifici che illuminavano la frenetica città anche a tarda notte. Qualcosa riguardo il risparmio di energia e l'essere un minimalista gli passarono per la mente. Erano ancora tutti vivi in quel periodo.
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Chifuyu fece schioccare piano la lingua a quel pensiero.
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"Hey," aveva finalmente risposto.
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Kazutora uscì in balcone per raggiungere Chifuyu, chiudendo poi la porta scorrevole di vetro dietro di sé. Si era unito a Chifuyu senza nemmeno chiedergli se andasse bene — se gli fosse stato chiesto, probabilmente gli avrebbe detto di lasciarlo in pace, o forse non l'avrebbe fatto. Non era sicuro. C'era una possibilità che una parte dei suoi sentimenti nel profondo potevano saltar fuori e quindi avrebbe gridato, oppure d'altro canto sarebbe stato in grado di ricomporsi ed essere civile. Onestamente, era un risultato cinquanta e cinquanta.
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L'ex detenuto si avvicinò al muro e vi si appoggiò, mettendo le mani nelle tasche dei pantaloni della tuta che gli erano stati dati. Trasse un profondo respiro e si unì a Chifuyu nel guardare la città. "Uh, quindi che fai?" chiese Kazutora.
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"Eh?" Chifuyu guardò Kazutora. "Cosa intendi?"
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"Che lavoro fai?" Kazutora riformulò. Si guardò intorno dal balcone e poi girò la testa per guardare attraverso il vetro della porta per vedere all'interno dell'appartamento. "Deve essere qualcosa di positivamente buono da come vedo che sei diventato ora."
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"Oh," disse Chifuyu. Si morse il labbro e sospirò dal naso. “Possiedo un negozio — è iniziato come un piccolo negozio di animali. Non è una catena o altro. Non ho niente di internazionale, ma è—" Scrollò le spalle. "Ci sono anche altre sedi da quella in cui io lavoro, quindi è abbastanza ampio."
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"Oh, capisco," rispose Kazutora con calma. Sembrava che sapesse perché Chifuyu avesse scelto un negozio di animali. Rimase un po' in silenzio. Probabilmente pensando. Sicuramente pensando. Chifuyu non sapeva di cosa. Finché non fece un'altra domanda. "Perché stai facendo tutto questo per me?" chiese Kazutora.
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Chifuyu sbuffò e quasi rise. Scosse la testa e guardò Kazutora. "Te?" Chiese. "Pensi che lo stia facendo per te?" Il sorriso di Chifuyu si abbassò e sospirò — un chiaro suono di esasperazione. "Non lo sto facendo per te."
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"Te stesso?"
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"No." Chifuyu prese il bicchiere e ne tracannò il resto perché aveva bisogno di un impulso energico. “Lo sto facendo per Lui. Lui lo vorrebbe."
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"Non devi."
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"Devo." Chifuyu guardò Kazutora. Chiuse gli occhi e si morse il labbro. Le sue dita si contrassero perché aveva il tanto bisogno di urlargli che fosse tutta colpa sua. Sarebbe stata la cosa più facile da fare. Se avesse potuto dare la colpa a Kazutora tutto sarebbe stato molto più facile. Fanculo le terapie che avrebbe dovuto fare o i cuscini su cui meritava di urlare. Kazutora era proprio qui. La radice di tutti i problemi.
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Si alzò da dove era seduto e posò il bicchiere, lasciandolo cadere di qualche centimetro dal tavolo che fece poi un piccolo tintinnio contro di esso — anche se allo stesso tempo era molto forte; Kazutora sussultò.
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"Non mi vuoi qui."
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"No," disse Chifuyu. Non aveva nemmeno esitato. “Non ti voglio qui. Voglio che te ne vada. Ma dove altro potresti andare?" Si avvicinò a Kazutora, che se avesse avuto spazio si sarebbe tirato indietro, ma la sua schiena era già premuta contro il muro. Se Chifuyu lo volesse davvero, probabilmente avrebbe già lanciato Kazutora dal balcone e farla franca. “Difficilmente posso stare nella stessa stanza con te. La mia vita è stata sconvolta dal giorno dell'Halloween di Sangue e tu vuoi davvero che ti perdoni per averlo portato via da me?"
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Kazutora almeno rimase calmo. Stava gestendo il tutto molto meglio di Chifuyu, come se avesse già pianificato ciò, e l'aveva fatto. Ogni singolo giorno dietro le sbarre, seduto nella cuccetta inferiore della cella della prigione, aspettando che arrivasse il mattino e accettando la notte insonne, Kazutora pensava a ogni singola possibile situazione che avrebbe dovuto affrontare in cui qualcuno si sarebbe arrabbiato e gli avrebbe urlato contro per le cose che lui fece in passato.
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Non aveva mai pensato che qualcuno l'avrebbe mai perdonato.
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"Non mi sarei mai aspettato che mi avresti porto il tuo aiuto," sussurrò Kazutora. "Neanche io credo di meritarmelo."
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"Infatti no." La voce di Chifuyu era densa e ciò colpì Kazutora. Gli tolse il fiato così forte che non sapeva come rispondere, quindi non disse nulla. "Vado fuori," mormorò infine Chifuyu. "Non aspettarmi."
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Kazutora guardò Chifuyu lasciare l'appartamento, sbattendo la porta così forte che quando la chiuse una foto quasi cadde dal muro.
Si avvicinò lentamente ad esso per raddrizzarlo prima di coricarsi a letto — anche se non sarebbe dovuto essere lui quello che si doveva riposare. Era una foto della Toman. Mikey, Draken, Takashi, Pah-yen, i gemelli Kawata, Takemichi e Chifuyu stesso. Sembravano felici ma allo stesso tempo sembrava come se a tutti mancasse qualcosa.
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Naturalmente, era Keisuke, colui che Kazutora aveva portato via da tutti in primo luogo.
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Aggiustò il quadro sul muro e se ne andò in corridoio.

Everything's Good | KazufuyuWhere stories live. Discover now