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Il falso Bakugou chiuse gli occhi e si lasciò cullare dai ricordi. Aveva paura di perderli negli anfratti della memoria, di non ricordarsi più come fosse il suo modo di parlare e di dimostrare amore. Una volta il falso Kirishima gli aveva detto che aveva dimenticato la risata del suo Denki, lui a quel punto si era paralizzato e aveva cominciato a tremare e a cercare di riportare alla mente la risata del suo Shoto. Era stato più difficile di quanto avrebbe mai ammesso. La risata di Shoto era delicata, a volte si materializzava sul viso come semplice sorriso, altre volte diventava così sguaiata che riusciva a coinvolgere anche lui: il biondo dal carattere scontroso.

Il falso Bakugou allungò la mano in avanti e si concentrò sulla sensazione che gli davano i polpastrelli chiari del suo Shoto a contatto con i suoi leggermente ruvidi. Chiuse la mano, ma invece di stringerla a quella del bicolore, afferrò l'aria.

Provò a immaginarsi Shoto camminare un passo indietro a lui, con la testa china e l'indice che picchiettava contro la guancia. Non riusciva mai a fermarlo quel dito, doveva sempre muoverlo, ma quando lo picchiettava contro la guancia sembrava un bambino. Un dolce e innocente bambino.

Il falso Bakugou strinse i denti e strizzò ancora di più gli occhi. Ora vedeva Shoto correre verso di lui con le braccia larghe. A pochi passi ecco che si slanciava in avanti, si faceva prendere di peso e agganciava le gambe ai suoi fianchi. Era leggero, di una leggerezza che faceva dubitare della forza di gravità del pianeta. Il falso Bakugou mosse le mani e imitò i movimenti che faceva ogni volta che teneva in braccio il suo ragazzo. Gli accarezzava i fianchi, glieli stringeva per sorreggerlo e poi non doveva nemmeno sporgersi per baciarlo perché era il bicolore ad afferrargli il viso, schiacciandogli le guance, e a buttarsi a capofitto sulle sue labbra.

In quel momento sentiva i talloni del bicolore premergli contro la schiena e le ginocchia stringergli i fianchi. Sentiva il suo peso quasi inesistente e le sue labbra che davano sensazioni contrastanti: alcune volte erano calde come il fuoco e altre volte fredde come il ghiaccio.

Il falso Bakugou inspirò profondamente, non riaprì gli occhi, non era ancora pronto a lasciare andare il ricordo di Shoto. Si avvicinò cautamente a un'altra memoria, come se quella potesse accorgersi di lui, avere paura e svanire nel nulla. In punta di piedi iniziò a sfiorare il ricordo più passionale e doloroso di tutti: la loro dichiarazione, nonché il loro primo bacio. La dichiarazione era partita da parte del bicolore, si trovavano in riva al lago e Shoto gli aveva appena detto che non sapeva nuotare. Bakugou lo aveva guardato esterrefatto, solo dopo aveva scoperto che aveva mentito, ma lì per lì era stato quasi uno shock, soprattutto per ciò che aveva fatto subito dopo il bicolore. Gli aveva sorriso e aveva fatto un passo verso l'acqua immergendosi fino alle caviglie.

"Ho una confessione da farti" aveva detto prima di fare un altro passo. "Parla" lui non aveva idea di cosa avesse di tanto importante da rivelargli. Non ci aveva mai pensato.

"Mi sono innamorato" altri due passi lunghi e Shoto aveva l'acqua a livello delle ginocchia. Non era voltato verso di lui, no, stava guardando l'orizzonte, il sole che si rispecchiava nel lago, le poche nuvole presenti nel cielo e le montagne che incorniciavano quello specchio d'acqua.

"Non lo avrei mai detto" ed era la verità, Bakugou non ci aveva pensato alla possibilità di vedere quel suo amico innamorato. Forse più che non pensarci, non voleva crederci.

"L'amo. Per me quella persona è diventata la glassa dolce dei muffin, il colpo di scena di un libro, l'emozione dopo un esame andato bene, l'acqua calda della doccia dopo una sciata. È tutto ciò che mi fa dire -ora sì che sto bene-" ogni parola corrispondeva a un passo e così Shoto si era ritrovato con l'acqua alle spalle.

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