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Bakugou lo guardava da lontano, non gli si addiceva quello stile da combattente, non gli piaceva vederlo con delle armi in mano, ma doveva ammettere che aveva una mira da far invidia anche a Tamaki. Izuku era cresciuto parecchio in quei due anni e lui non poteva non pensare a quante cose aveva perso in quel periodo. 

"Dovresti recuperarli" la voce di Shoto lo fece sussultare, non perché fosse arrivata all'improvviso cogliendolo impreparato, ma perché nella sua mente quel ragazzo era ancora morto. Per fortuna la sua mente si sbagliava di grosso.

"Cosa?" gli era mancato quell'amico, la loro amicizia nascosta al resto del mondo. Nessuno aveva mai saputo quanto fossero amici finché Bakugou non aveva visto in sogno la morte del bicolore. A quel punto aveva dovuto confessare ai suoi compagni il legame che li aveva uniti al liceo. Aveva raccontato di come si fossero ritrovati in sintonia nel svelare segreti che non avevano mai avuto il coraggio di dire a nessun altro. Nel raccontare il passato aveva sentito una stretta al cuore e aveva dovuto serrare la mandibola per non piangere di fronte agli altri ragazzi del bunker. Lui non piangeva.

"Gli anni perduti, che pensi?" Shoto mosse la mano per aria accompagnando con quel gesto la domanda retorica appena posta.

"Spiegati meglio, morto vivente"

"Non chiamarmi in quel modo" le sopracciglia bicolori si avvicinarono al centro e gli occhi, anche quelli di colori diversi, squadrarono il biondo che faceva una smorfia divertita. Sembrava quasi che il tempo si fosse riavvolto su se stesso e li avesse riportati indietro, a quando si trovavano in classe insieme ma si premuravano di parlare solo di nascosto per tenere segreta quella loro amicizia. Il nastro della videocassetta si era riavvolto e loro si ritrovavano uno di fronte all'altro.

"Come vuoi, geni separati" quello era un soprannome che Bakugou aveva usato diverse volte al liceo. Aveva giustificato quel nomignolo dicendo che tutti gli esseri umani erano una miscela di geni ricevuti dai genitori, mentre Shoto aveva mantenuto i geni del padre e della madre separati. Shoto non aveva mai gradito quel nomignolo. Non lo aveva mai detto esplicitamente, ma avrebbe preferito di gran lunga ereditare solo i geni da parte della madre e seppellire nelle profondità quelli dell'uomo che lo aveva maltrattato per una vita intera.

Il bicolore sbuffò rumorosamente e diede una leggera spallata al biondo. Era più alto, ma meno robusto, non lo smosse nemmeno di un millimetro, anzi, sembrò quasi rimbalzare contro la spalla di Bakugou. Ci avrebbe riprovato, ma qualcosa glielo impedì, forse l'idea di potersi fare male sul serio o di poter incorrere nell'ira dell'amico.

"Stavo dicendo, prima che tu iniziassi a insultarmi con dei soprannomi idioti, che dovresti recuperare il tempo perduto. Vai da lui, parlaci, confessagli tutto e vivi la tua cotta come avresti dovuto fare al liceo" indicò il verde che si allenava a diversi metri di distanza e lanciò un'occhiata al biondo al suo fianco. Lo aveva notato il modo in cui non gli aveva staccato gli occhi di dosso, segno che quei due anni non erano bastati per fargli dimenticare l'amore che provava per Izuku.

"Non posso mica andare da lui e dirgli ciò che provavo"

"Non lo provi più?"

"Sì che lo provo, ma non è quest..."

"Allora non è ciò che provavi, è ciò che provi" lo corresse.

"Non posso" sussurrò Bakugou abbassando la testa e cominciando a torcersi le dita per il nervosismo. Aveva la terra sotto le unghie, nonostante si lavasse le mani in modo compulsivo durante la giornata, e le pellicine sulle dita erano leggermente rialzate mostrando la carne lievemente più rossa sotto di loro. Si mordicchiava spesso i bordi delle unghie.

"Stiamo cercando di sopravvivere ad un'apocalisse, probabilmente moriremo tutti nel momento in cui i due mondi si fonderanno insieme e tu dici che non puoi confessare il tuo amore per un ragazzo? Cosa aspetti, che sia tu quello sul punto di morire stavolta?"

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