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"Credo sia ora di parlare" Denki lo colse alla sprovvista, sembrava quasi avesse atteso dietro l'angolo per fargli un agguato. Un felino dalle iridi luminose. Kirishima sgranò gli occhi e provò ad andarsene. Non aveva intenzione di parlare con quel ragazzo, di ritirare fuori il discorso bacio, né tantomeno di sentire cosa avesse da dire riguardo al suo gesto improvviso. Non voleva esser rifiutato. 

"Non provare a scappare, sei un vigliacco. Prima mi baci e poi fingi che non sia mai successo. Cosa dovrei pensare? Ti ha fatto così schifo baciarmi?" Denki afferrò la manica della maglietta del rosso e lo strattonò con forza facendolo voltare nella sua direzione. Teneva una mano chiusa a pugno e gli occhi gli bruciavano, sembrava quasi pungessero come se degli aghi gli stessero sfiorando le iridi chiare. Avrebbe volentieri abbassato le palpebre per alleviare un po' il fastidio, ma l'ultima cosa che poteva fare era interrompere il contatto visivo con quel suo amico.

"Come puoi pensare una cosa del genere?" chiese esterrefatto Kirishima. Aveva sussurrato quella domanda perché ancora aveva paura a rivolgere la parola al biondo. Come se avesse urlato a squarciagola, quel sussurro giunse all'altro ragazzo, si insinuò nella sua testa e lì vi si depose come una martellante richiesta di aiuto. Denki non era a conoscenza del motivo per cui quella singola domanda gli suonasse come una richiesta d'aiuto, ma quella era la sensazione che si stava riverberando attraverso le ossa della calotta cranica fino alla punta delle dita.

"Da come mi guardi, o meglio non mi guardi più. Cosa dovrei pensare?" anche la sua voce tradiva una richiesta d'aiuto, o forse più che aiuto lui stava semplicemente chiedendo di esser visto. Esser notato da quel ragazzo.

"Io non so"

"Vuoi sapere cosa ho provato io nel baciarti?" Kaminari rilassò la mano e distese le dita che cominciarono a disegnare dei piccoli cerchi sui jeans neri aderenti. Inizialmente aveva odiato quei pantaloni, ma nel primo negozio che aveva visitato dopo la pioggia di meteoriti erano stati gli unici della sua taglia ancora tutti interi. Si vergognava ad indossare dei pantaloni così aderenti, che non lasciavano nulla all'immaginazione. Aveva sempre avuto il complesso delle gambe magre e con quei pantaloni non poteva di certo nasconderle. Aveva cambiato idea quando aveva scoperto la comodità di quel tessuto leggermente elastico, ma soprattutto dopo che Kirishima gli aveva fischiato dietro facendogli i complimenti. Ovviamente quella volta aveva compreso stesse scherzando, ma da allora aveva continuato a prendere dai negozi jeans aderenti, oltre alle solite, comode tute.

Kirishima annuì nonostante non sapesse cosa aspettarsi dalla descrizione di Denki. La paura di esser stato una delusione per Denki si scontrava con l'impazienza di sapere cosa aveva provato nel baciarlo. Un conflitto interno che non gli permetteva di stare fermo sui propri piedi, motivo per cui continuava a spostare il proprio peso da un piede all'altro.

"Sono riuscito a toccare i girasoli"

"Co-come?" era decisamente confuso. Girasoli, fiori estinti. Denki era impazzito oppure stava cercando di comunicare tramite metafore che lui non comprendeva.

"Stavamo immaginando di trovarci in un campo di girasoli poco prima. Provavamo a sentire il loro profumo, a vedere la loro bellezza, ma non ci riuscivo per davvero, immaginavo tutto, immaginavo la fragranza dolce dei fiori, il calore dei raggi del sole, il fresco della brezza estiva, ma quando mi hai baciato ho smesso di immaginare, ho smesso di sognare, ho percepito davvero la delicatezza dei petali sui polpastrelli e il profumo invadermi le narici. Tu..." Denki riprese fiato inspirando profondamente e allargando il petto, pur di parlare velocemente senza dare la possibilità di venir interrotto aveva trattenuto il fiato "...tu mi hai fatto vivere il sogno, lo hai reso realtà in quella frazione di secondo. Il bacio è stato il portale magico per giungere alla felicità del futuro"

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