Capitolo 10: sushi

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19 Settembre 2021

I miei occhi si spostano nei suoi, incrociando intensamente i nostri sguardi.

Mi sorride mentre io, imbarazzata, decido di distogliere lo sguardo e iniziando ad osservare il ristorante.

Assottiglio le labbra prima di parlare «è davvero un bel posto» sorrido morendomi leggermente il labbro. Il suo sorriso non si spegne, anzi lo allarga «sei stupenda questa sera, l'ho già detto?» arriccia il naso ed io annuisco «si, grazie ancora»

«per tutto» mi porto un ciuffo di capelli dietro le orecchie, leggermente imbarazzata.

Lautaro è un ragazzo così dolce e buono, mi è bastato davvero così poco per riuscirmi a fidare di lui.

Però non voglio niente con lui se non una semplice amicizia, non voglio iniziare una relazione, nonostante il suo fascino (impossibile non ammetterlo).

So di averlo ripetuto centinaia di volte, ma sono certa di quello che dico, lui non mi interessa più oramai, ma a me piace sempre fare nuove amicizie.

Forse sembro una bambina, voglio circondarmi di tante persone intorno e mi fido quasi subito, ma sono fatta così, l'amore e l'amicizia sono le due cose più importanti che ritengo si debbano avere nella propria vita.

Questo discorso dovrò farlo anche con lui perché mi sa che non ha le mie stesse intenzioni visti i suoi numerosi complimenti, ma non voglio iniziare questa discussione qui.

Voglio godermi la serata e poi tornare a casa con il sorriso sulle labbra perché mi sono divertita.

Ed è così, mi sto divertendo da pazzi con lui, è così disponibile che non mi limiterei mai a fare solo una chiacchierata, ma discorsi interi.

Le nostre piccole risate, da una battutina provocata da lui, vengono interrotte quando un cameriere ci porta la nostra ordinazione «amo il cibo cinese e giapponese» dice prendendo con le bacchette un raviolo di carne.

Lo imito, posando il mio raviolo nel piatto. Subito dopo metto la salsa di soia nell'apposito piattino vicino al bicchiere ed immergi leggermente il raviolo.

Lautaro mi guarda male «sei la prima persona che fa questa cosa» indica il raviolo. Sorrido perché ha ragione, a me piace mettere la salsa di soia su tutto.

«me ne rendo conto» alzo le spalle mangiando il piccolo raviolo.

Lautaro mi sorride successivamente prende la bottiglia di acqua e me ne versa un po' nel bicchiere «grazie» sorrido leggermente senza aprire la bocca.

Sento il mio cellulare nella tasca riempirsi di messaggi perché lo sento vibrare, ma lo ignoro totalmente. Sono certa che Nic stia facendo il pazzo perché voleva sapere di più riguardante la mia uscita.

O forse avrà detto a Martina di scrivermi e di riempirmi di messaggi, non so quale possa essere la mia ipotesi corretta, lo scoprirò solo in auto.

«siete stati grandi oggi» pian piano cominciano ad arrivare gli altri ordini, quindi tra una chiacchierata e l'altra riusciamo a mangiare senza nessun problema «effettivamente, non posso negarlo» sorride alzando leggermente la mani.

«Nicolò ha fatto a te e Martina un cuore stupendo» sorrido annuendo alla sua affermazione «si, un po' innovativo da parte sua»

Sorride pensando alle vecchie esultanze che Nicolò mi aveva dedicato quando andavo a guardarlo quelle rare volte «tu davvero non ci capisci nulla di calcio?»

Roteo gli occhi e poi metto in bocca un involtino primavera.

Mi lascia il tempo di mangiarlo, ma posso leggere perfettamente nei suoi occhi che è incuriosito dalla domanda «zero» dico leggermente imbarazzata «no, dai» ingoio un groppo che si era formato in gola «so cos'è un fuorigioco» annuisco bevendo un po' di acqua.

Lautaro incrocia le sopracciglia «davvero?» il mio volto fa gli stessi movimenti di pochi attimi fa «certo che sì» sorrido «ma non lo spiegherò perché mi blocco con le parole, è semplice per voi, ma difficile da capire e spiegare per noi» espongo con sincerità all'argentino davanti a me «si, forse hai ragione»

Mi bagno le labbra con la lingua annuendo leggermente.

Tra un nigiri e qualche parola, la serata passa in fretta.

Con lui non ci si annoia mai, è come se sapesse sempre portare avanti un discorso. Cioè per lui è semplice, non riesco a capire come faccia.

Ha sempre la frase giusta al momento giusto.

È uno spirito libero, con un grande cuore e una grande personalità, non mi sono annoiata un secondo a parlare con lui.

Credo che certi momenti mi resteranno impressi per molto tempo perché persone così pure non si incontrano tutti i giorni.

E sono felice di essere uscita con lui, è stata una bellissima esperienza.

Entrambi ci alziamo dalle nostre sedie e poi ci dirigiamo verso le casse «non provare a pagare per me che potrei cacciarti da questo ristorante» dico con tono minaccioso puntandogli anche un dito contro.

Lui sorride e poi mi guarda male «e come vorresti cacciarmi fuori, sentiamo» sospiro «il ristorante non è tuo» roteo gli occhi e poi lo spingo leggermente «in qualche modo non ti farei più rientrare»

Scoppia a ridere prendendo le banconote da dentro al portafogli «Ginevra, stai tranquilla, per piacere» scuoto la testa «io non resto tranquilla, voglio pagare io la mia parte» lo guardo male «la prossima volta» gli tiro un pugno non molto forte sul braccio «adesso mi spaventi» fa con tono scherzoso mentre lascia i soldi alla signora leggermente anziana davanti a noi.

Lei ci da i due biscotti della fortuna e poi usciamo fuori dal ristorante.

«ti odio» Lautaro mi da il biscotto facendomi un'occhiolino e poi insieme lo apriamo.

Subito dopo lo rompiamo e prendiamo il bigliettino che c'è all'interno «che dice il tuo?» mi chiede avvicinandosi a me «Il destino mescola le carte e noi giochiamo»

Questa frase la sento un po' mia, non so in quale modo, ma la percepisco molto vicina. Mi piace.

«a te?» mi sporgo per guardare il suo bigliettino «Se l'opportunità non bussa, costruisci una porta» incrocio le sopracciglia e lui mi guarda male «dai è un consiglio di vita» mi spinge leggermente ed io scoppio a ridere.

Mangio il biscotto con ancora il sorriso sulle labbra «Ginevra?» spalanco gli occhi dirigendomi verso la voce dietro le mie spalle «Nic?» domando restando in piedi senza muovermi, come se i miei piedi fossero incollati al pavimento «compagna del corso di filosofia» saluta Lautaro dietro di me.

Chiudo gli occhi abbassando la testa «potevi dirmelo» lo sento avvicinarsi a noi «non volevamo creare fastidi» dice Lautaro avvicinandosi di più a me «come hai fatto a sapere che fossi qui?» gli domando alzando la testa «trova il mio IPhone» alza il cellulare mostrandomelo «ti dice qualcosa?»

Chiudo gli occhi ed annuisco.

Ricordo quando quella volta, quando andammo a trovarlo a Cagliari, lui mise quell'impostazione in modo da ritrovarmi se mi sarei persa «Ok, a me non interessa quello che fate» alza le mani «divertitevi» detto questo si allontana da noi, entrando nella sua auto.

«come mai è venuto?» mi chiede prendendomi per meno e portandomi alla sua macchina «non ne ho la più pallida idea»

Sei sempre stato tu! || Nicolò Barella || Where stories live. Discover now