Capitolo 6: avevo pensato a noi

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13 Settembre 2021

Il sole splende ed io non ho assolutamente una gran voglia di andare all'università.

Nonostante il mio amore verso quello che studio, oggi è una giornata no. Sarà, forse, per quei drink di ieri sera.

La prossima volta che qualcuno mi inviterà per una serata, dirò assolutamente di "no".

Non che io ora sia stordita, ma semplicemente sono stanca.

Inoltre dovrei parlare con Rafael, magari davanti a due caffè per chiarire questa sua gelosia ossessiva. Ho occhi solo per lui, come può ancora non capirlo.

«scusami Felix, ma ora devo assolutamente andare» mi abbasso vicino al mio gatto toccandogli il nasino «sei bellissimo» mi alzo prendendo la mia borsa nera sul divano e poi apro la porta pronta per uscire.

Scuoto la testa e poi scendo le poche scale che mi separano dal portico al giardino.

In questo periodo sono così tanto stressata. Spesso sto facendo Milano-Bergamo quasi tutte le settimane, Rafael non si fida, Nic è l'unico a non darmi problemi.

Per non parlare di Lautaro ieri sera che gentilente mi ha accompagnata a casa. Ma ho notato che nelle sue frasi c'era un po' di flirt. Ho fatto finta di nulla in modo da poter dare la colpa al suo mojito e agli altri drink che ha preso di cui non so i nomi.

Vorrei soltanto passare una giornata per me, ma l'università non me lo permette. Non so dove io debba andare per sistemare questa situazione.

Forse dovrei lasciare Rafael.

Questo è un pensiero che ho in testa ormai da un po'.

Non ne sono particolarmente felice, ma questo suo comportamento mi da letteralmente sui nervi. Ed io non posso fingere per lui e di certo non posso mettere da parte le mie amicizie.

Vorrei solo sparire.

Batto la testa sul volante e sussulto quando comincio a sentire il clacson suonarmi nelle orecchie. Scuoto la testa e poi metto in moto, pronta per dirigermi nella solita struttura.

Decido di non mettere neanche un po' di musica perché in questo momento non ne ho voglia. Ho solo bisogno di non sentire nessuna voce. Che sia la mia o quella di Tom Odell.

Ma ovviamente i miei desideri non si avverano perché il mio cellulare decide di squillare. Ringrazio mentalmente il Bluetooth che ha già connesso il mio telefono all'auto.

Sospiro e accetto la chiamata «pronto?» ruoto leggermente gli occhi mentre continuo ad osservare la strada «hey Gini»

Odio questo soprannome.

«stai andando all'università?» mi domanda mentre svolto alla destra in modo da poter proseguire la strada corretta «si»

«ti va se appena finisci le lezioni passi a casa? Per chiarire una volta per tutte questa volta. Sono totalmente serio» faccio un sorrisetto ironico «va bene»

Poi corrugo la fronte «ma non sei agli allenamenti?» domando parcheggiando l'auto «no, ho bevuto troppo ieri e ho vomitato anche l'anima» mi mordo il labbro «mi dispiace, potevo venire da te»

Guardo fuori dal finestrino mentre osservo tutti quei ragazzi entrare nei vari edifici «non mi sembrava il caso» annuisco assottigliando le labbra «va bene, ci vediamo dopo ok?» mi giro verso il piccolo schermo pronta per attaccare la chiamata «si, a dopo» premo il tastino rosso e poi spengo l'auto.

Mi dispiace così tanto che sia stato male questa notte. Ed io ero a casa a maledirlo. Mi sento così cattiva in questo momento. Lui soffriva per il nostro allontanamento ed io ho solo pensato a lasciarlo.

Sei sempre stato tu! || Nicolò Barella || Where stories live. Discover now