Capitolo 3: riflessioni

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7 Settembre 2021

Vorrei letteralmente buttare tutto per terra e lasciarmi andare in un pianto liberatorio.

Sono forse esagerata, ma mi sento tradita.

Si perché io e lui è come se fossimo una sola persona, mentirgli mi fa stare male, non a caso riesco a dirgli solo la verità.

Ancora oggi mi chiedo perché tra tutti i bambini Nicolò si sia avvicinato a me. Neanche a Matteo, a me.

È così semplice ripercorrere tutti quei momenti con lui, più ci penso più mi vengono in mente.

Ricordo perfettamente quella soleggiata mattina al mare. Avevo solo quattro anni ed ero seduta sulla sabbia mentre giocavo a fare i castelli di sabbia con papà. Certo, i ricordi non mi saranno così limpidi, ma questo è così importante per me.

Tanto importante che l'ho anche segnato sul nostro diario.

Il diario che mi regalò al mio compleanno ne duemila nove.

Lo uso come diario dei nostri ricordi. È così tanto bello che non avrei mai voluto rovinarlo con momento triste che racconto o che ho raccontato ai miei vecchi diari.

Basta sfogliare quelle maledette pagine per sentire l'odore del mare, osservare i nostri viaggi, percorrere la nostra amicizia.

Sapere che lui mi abbia mentito mi fa letteralmente piangere il cuore, ma non posso farci nulla.

Cado a peso morto sul divano accendendo la televisione di fronte a me.

Sorrido quando noto la solita telenovela spagnola.

Credo di aver passato le ore a guardarne con la nonna.

Per non parlare degli episodi interminabili di Beautiful che ci subivamo io e Matteo ogni giorno.

Qualche volta mi domando se la producano ancora.

Felix si posa sulla mia pancia ed io, come se ormai fosse meccanico, comincio ad accarezzargli il pelo.

Felix l'ho ormai da quatto anni, mi rendo conto che il suo nome è abbastanza comune, ma alla fine io sono innamorata di Felix uno dei personaggi di Animal Crossing.

Si, il mio gatto si chiama come un gatto di un gioco.

Sento le sue fusa mentre si rilassa al tocco della mia mano sulla sua testa.

Ama le coccole sulla testa, però non parlare delle guance.

All'inizio avevo una paura tremenda, lui è stato il mio primo vero animale domestico. Insomma era letteralmente minuscolo, avevo paura di calpestarlo e di non vederlo.

E questo non è niente. Ho avuto la costante paura di poterlo avvelenare con un po' di salmone o tonno, ma mi pregava ed io non potevo guardarlo mentre piangeva pur di avere un po' di quel cibo.

Poi piano piano ho capito che non dovevo essere terrorizzata e poi mi sono abituata a vederlo girare per casa.

È lui che mi da il buongiorno e la buonanotte la mattina.

Gli voglio così tanto bene che per me nessuno potrebbe mai sostituirlo.

Sento Felix miagolare e poi andare via, questo perché è stato disturbato dal mio cellulare che ha iniziato a squillare.

Sbuffo quando leggo il suo nome sullo schermo.

E pensare che questa mattina volevo ricevere solo una sua chiamata.

«alle sei va bene per te? No sei e mezza» mi mordo il labbro per evitare di sbroccargli addosso «quando vuoi tu Nico»

«Nico?» mi domanda mentre io mi passo una mano tra i capelli «non usi mai Nico, lo odi» afferma.

Mi alzo dal divano e poi mi dirigo in cucina per bere un bicchiere di acqua «va bene alle sei e mezza» sospiro e poi attacco.

Chiamata più breve di questa, tra di noi, non credo ci sia mai stata.

Si, ha ragione, io odio il diminutivo di Nico, anche se su quel maledetto diario c'è scritto esattamente questo soprannome.

Ma a lui piace così e a me piace chiamarlo "Nic", le cose non cambieranno.

Lui sa perfettamente che se dovessi chiamarlo "Nico" vuol dire che c'è qualcosa che non va, ed è esattamente così.

Guardo l'orologio e noto che sono le sei meno un quarto. Così mi dirigo nella mia stanza per prendere dei vestiti e poi vado in bagno per lavarmi.

Lascio scivolare l'acqua non molto calda sul mio corpo mentre sento i miei muscoli rilassarsi.

Riempio la testa di shampoo mentre nello stesso momento l'acqua fa il suo lavoro per farla scivolare giù.

Sorrido poiché mi sento molto più rilassata ora che nei precedenti giorni.

Rafael non ha neanche riprovato a chiamarmi, spero perché gli allenamenti con il Milan non siano ancora finiti.

Sono furiosa con lui, come può dubitare della mia fedeltà nei suoi confronti?

Sono stata io a dichiararmi, sono stata io a scrivergli, sono stata io a parlargli per la prima volta, io l'ho baciato.

Probabilmente se avessi aspettato lui ora non mi troverai in questa situazione di merda.

Esco dalla doccia e mi avvolgo uno stupido asciugamano al corpo.

Prendo spazzola e asciugacapelli e comincio a sistemare la mia testa, per poi passare ai vestiti che avevo preso precedentemente.

Mi infilo prima il top a canotta lilla e poi metto il jeans blu, sistemando per bene il top nei jeans.

Poi mi dirigo nella mia stanza per indossare le mie adorate Air Force e infine prendo la borsa bianca con all'interno tutto il necessario, tra cui le chiavi della macchina.

Sospiro avvicinandomi all'ingresso e osservando il muso triste di Felix «la mamma torna subito» lui viene vicino la mia mano per farsi accarezzare e poi, come una furia, esco in fretta di casa evitando di far uscire Felix.

Anche se non lo faccio uscire, lui continua a volerlo fare, ma io ho la più grande paura di perderlo.

Apro l'auto e poi mi avvicino per entrarci.

Non ho bisogno di mettere nessuna playlist o altro, basta semplicemente la radio. Questo perché casa di Nicolò non è molto lontana dalla mia.

Metto in moto e poi mi dirigo verso il grande cancello del parco.

In meno di dieci minuti eccomi fuori la casa del mio migliore amico, pronta per parlare con lui.

Prima di spegnere l'auto sento il cellulare nella borsa squillare. Sono certa sia Rafael, ma ora non mi sembra il caso.

Dopo un lungo minuto di riflessione e di sospiri, decido di aprire la portiera dell'auto e uscire.

La chiudo con tutta calma mentre sento il mio cuore battere sempre più forte.

Questa volta non lo reggerò.

Sei sempre stato tu! || Nicolò Barella || Where stories live. Discover now