Capitolo 3: Here comes the General!

112 4 0
                                    

L'incontro durò meno di dieci minuti, e non andò come avevano previsto. Si intuì dal modo in cui l'insegnante li guardò: era compiaciuto, aveva un'aria paziente e parlava con calma.
Pensavano che avesse notato la distrazione, gli schiamazzi, i telefoni...invece no, nulla di tutto questo. Si complimentò. Per gli esami, l'attenzione quotidiana e la voglia di continuare gli studi. Anche loro assunsero delle espressioni rilassate e soddisfatte.
Non era facile ricevere commenti del genere dal un prof come lui.
Usciti dall'aula, passarono un po' di tempo nella piazzetta vicina, parlando ed intrattenendosi con le pazzie di Peggy ed Hercules, soprannominati "i Me contro Te".
( per chi non avesse capito: i Me contro Te fanno cose per bambini, quindi puramente stupide. I due signorini fanno cose stupide, e da qui il soprannome).
Poi le Schuyler dovettero andare, e i nostri cavalieri poterono pianificare in pace il pomeriggio.
- Bene, bene... - cominciò Alex sedendosi al centro della panchina, e quasi sulle gambe di Lafayette - prima andiamo a casa, giusto?
- Che fai, te ne privi? - commentò Hercules.
- Alle tre in punto ci incontriamo in caserma - continuò Laurens avvicinandosi.
- Esattamente. E verso che ora finiamo? (Alexander)
- Sette e trenta, a quanto ricordo... si, sette e trenta. (Laurens)
- E stasera? - chiese Lafayette comodamente - ma rimanendo sempre elegante - appoggiato allo schienale - Volevate fare qualcosa in particolare, o...?
- Sinceramente, non ne ho idea! - rispose Laurens alzandosi e stiracchiandosi - Possiamo andare al solito, che ne dite?
- Ho sentito che stasera darà una festa stratosferica! - aggiunse entusiasta Hercules - Per me va bene lì!
- Mh... anche per me, oui oui.
- Tu, Alex, hai qualcosa da dire? (Laurens)
- A me va bene! Ma, domanda, invitiamo le ragazze o solo noi?
Questo mise in dubbio tutti: potevano invitarle senza problemi, dato che i genitori si fidavano di loro, ma se avessero avuto altri impegni?
Chiedere, o non chiedere, questo è il dilemma...
Mentre rifletteva sul da farsi, il telefono di Alex si accese, e quando gli occhi caddero su di esso sobbalzò dallo stupore.
- CHE DIAMINE, SONO GIÀ LE DUE! - urlò indicando l'orario, e ovviamente facendosi sentire da tutta la struttura.
Gli amici ebbero la stessa reazione. Dopodiché presero gli zaini e si incamminarono verso le proprie "maison", casa in francese.
Vivevano in quattro quartieri diversi, era risaputo. Eppure, per congiungerli, bastavano meno di venti passi. Erano come vicini di casa, per farla breve.
- Quindi, che facciamo? (Laurens)
- Ci vediamo al solito locale. Tutti d'accordo? (Alexander)
- Oui, messier!
- Ok, adesso fatemi andare a mangiare. A dopo!
- A dopo, signori!
Tornato a casa, Alexander poté pranzare - finalmente - per poi rilassarsi, guardate Tik Tok, Instagram, riscrivere appunti - perché anche nell'ambito scolastico era disordinato - e tante altre cose.
Arrivò il momento di prepararsi: prima dovette togliere gli accessori che indossava, dal più appariscente al più nascosto, lavò i denti, rifece la coda - azione inutile, visto che non veniva mai - e andò a prendere tre oggetti fondamentali: zaino verde scuro, cecchino e pistola. Riguardo le ultime due, doveva prestare attenzione nel trasportarle, sia per non danneggiarle, sia per non farle vedere alla gente.
Uscì di casa sempre munito di skate, si diede un'ultima sistemata e partì. Stavolta il luogo era più lontano, poiché si trovava fuori città, ma lui e il suo skate non avevano paura, erano pronti all'avventura.
Tipo i 2010 "auto blu corro con il mio fra..." molto swag.
Dopo aver percorso kilometri e kilometri in mezzo alle campagne, se la ritrovò davanti.
Maestosa come una montagna, alta, resistente, sorvegliata dagli alberi che la circondavano e la bandiera che sorgeva dall'alto, continuamente in movimento grazie al vento. Ecco la Caserma numero Uno di New York, la più famosa struttura militare dal 1700 circa.
Mentre avanzava verso l'entrata, due uomini lo fermarono: i volti inespressivi, le divise logore come se provenissero dalla guerra del Vietnam, le armi dietro la schiena, nelle fondine e nelle mani. Le guardie americane.
Capì subito cosa fare.
- Non ci posso credere - continuava a lamentarsi - vengo qua da una vita, tutti si fidano di me, e mi controllate ancora lo zaino! - concluse sorridendo, facendo intendere che stesse comunque scherzando.
- Lo so, Hamilton, ti capisco... - disse uno - ma il Governo ci impone queste regole, e noi dobbiamo rispettarle...
- Vuoi che Sua Maestà ci prenda a cazzotti?
Quando la perquisizione finì lo fecero proseguire.
Attraversò un largo e buio corridoio pieno di foto storiche, documenti e altri reperti.
Arrivò in una lounge accogliente; offriva tre passaggi, a destra lo spogliatoio, a sinistra la camera dei gradi maggiori e al centro la sala riunioni.
Andò nello spogliatoio.
Lì venne accolto dai soldati, chi a petto nudo e chi in mutande, e anche loro cantarono "Guess who's back".
Lui ne fu felice, tant'è che partecipò senza fermarsi un attimo.
Alla fine lo lasciarono solo, e si vestì.

(Ai lati ci sono due fondine: a destra la spada, a sinistra un coltello)

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

(Ai lati ci sono due fondine: a destra la spada, a sinistra un coltello)

Adesso la sala era piena di persone con indosso la stessa divisa, e dava una strana sensazione, perché sembrava di essere tornati indietro nel tempo, un'epoca agli altri lontana, ma vicina per loro.
Capitava spesso di vedere un settecentesco giocare alla Play o stare al computer.
- Chissà dove si sono incastrati, quei tre...- pensava, con le braccia incrociate e il capo abbassato, come per guardare gli stivali opachi.
Poi si udì il forte suono di una tromba: era giunta l'ora.
Più di cinquecento uomini si radunarono nel largo piazzale, si schierarono seguendo le indicazioni degli ufficiali e calò il silenzio.
Ah, essendo basso, Alex fu messo in prima fila, vicino ai novellini.
Un attimo dopo, gli ufficiali si misero lateralmente, cercando di mantenere sotto controllo il plotone.
Il più alto in grado tra loro, ovvero il comandante, arrivò come una furia, gli diede le spalle, le mani dietro la schiena, posizione eretta. Non dava l'impressione di essere un duro, ambizioso soldato, era aggraziato, un fascino coinvolgente, e quando parlava si udiva perfettamente la "r" moscia.
Comandante Marquis de Lafayette.
Lo raggiunse il tenente colonnello, con aria rilassata e spensierata.
Tenente colonnello John Laurens.
Mancava solo Hercules, ma essendo una parte importante del gruppo di spionaggio e sabotaggio, aveva avuto il permesso di saltare gli addestramenti quando volesse. Quel giorno non ne aveva avuto voglia.
- Bastardo... già mi immagino cosa starà facendo...
La tromba suonò nuovamente, stavolta con più forza.
I soldati cominciarono ad eccitarsi, così gli ufficiali e i due ragazzi. Pur frequentandolo da tanto tempo, era sempre un'emozione unica incontrare il Generale.
Ecco che arriva, ecco che arriva... George Washington!
- Salute, miei uomini, salute!
Le grida riempirono l'ambiente di felicità ed eccitazione. Tutti tirarono dalle fondine le lunghe e sottili spade, le alzarono al cielo e, insieme ai pezzi grossi, ripeterono il giuramento.
- GIURO DAVANTI ALLA BANDIERA CHE COMBATTERÒ FINO ALLA FINE, IMPIEGHERÒ LA MIA FEDELTÀ, IL MIO CORAGGIO E IL MIO TEMPO PER RISOLVERE TUTTI I PROBLEMI DEL PAESE. QUESTO E ALTRO PER L'AMERICA.
QUESTO E ALTRO PER L'AMERICA!

- Io, comandante Marquis de Lafayette, giuro che guiderò l'esercito in ogni momento, lo rispetterò e lo difenderò anche al costo della mia giovane vita. Questo e altro per l'America. - disse guadagno con fierezza il Generale e voltandosi verso i soldati.
- Io, tenente colonnello John Laurens, giuro che aiuterò il comandante Marquis de Lafayette in ogni momento, prenderò il suo posto quando c'è ne sarà bisogno e difenderò lui e l'esercito anche al costo della mia giovane vita. Questo e altro per l'America. - fece lo stesso.
Quelle orgogliose voci che ripetevano i giuramenti davano una bella sensazione, una grande fierezza.
Si udì un sogghigno.
Gli ufficiali controllarono il plotone più volte, i soldati si guardarono e riguardarono, curiosi di sapere chi fosse stato. Solo il Generale rimase immobile.
- Hamilton! - Disse - Ti spiacerebbe raggiungermi qui, davanti a tutti i tuoi colleghi? - un tono calmo, pacato.
Che lo avesse sentito e/o visto?
- Cazzo cazzo... - pensò mentre obbediva.

Hamilton: The Revolution Where stories live. Discover now