XIV.

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《Non sono un amante del cibo francese.》Achille aveva di nuovo preso la parola, dopo aver esibito ancora tutte le sue passioni che si tramutavano in talento.《Ma se devo descrivere il tuo piatto, possiamo dire che è un'esplosione di sapori in una deliziosa miscela della terra circondata da un mare di salsa.》Sorrise al suo inutile e inusuale discorso, il piatto era ormai vuoto e Patroclo sbuffò.《Si, certo. Se vuoi spendere così tanto tempo quando guardi il mio piatto.》
《Perché no.》Chiese Achille, ma non lo guardava.《Siamo ancora giovani, è bello soffermarsi su queste cose.》 Patroclo rivolse gli occhi al cielo, ma si sentì sorridere.《E esattamente perché lo dici adesso, a pasto finito? Mi stai forse suggerendo di ordinare qualcos'altro?》Chiese, il sorriso ricurvo di Achille non vacillava nemmeno per un attimo.
《Un altro giorno, forse.》Disse, così vago che Patroclo sembrò sforzarsi per capire il gioco di parole.《Che intendi?》
《Un altro giorno, quando usciremo. Solo che mi fai venire voglia di farne tesoro e proteggerti, anche se ti ho appena conosciuto.》Il sorriso perfetto tremò. 《Non riesco a toglierti dalla testa. Dal primo sogno.》Patroclo per poco si strozzò, sentendo persino la punta delle orecchie infiammarsi. Achille parlava senza freno, come se da una macchina da scrivere rotta saltassero i tasti incidendo sulla carta lettere a non finire. Ancora peggiore era quando lo guardava negli occhi e sapeva che tutte le parole dette con leggerezza erano così sincere, scavavano nell'anima e nel cuore come un parassita.《Io...non credevo di avere questo effetto su nessuno.》Gli era scappato dalle labbra, sforzandosi di guardare il ragazzo dorato che intanto continua a fissarlo senza apprensione, senza vergogna.《Quindi non conto?》《Non intendevo ciò.》Si affrettò a dire, ma il sorriso bieco di Achille gli confidava che lo stava prendendo in giro.《Intendo..chiunque altro. Sei la prima persona che me lo dice.》 Confessò, ritrovandosi a guardare lo scarno tavolo e a passare tra i solchi del tempo con le dita.《Non ci credo, non ci credo che mai nessuno ti abbia detto ciò. Guardati.》Sembrava così sincero, così tanto che Patroclo avrebbe potuto anche crederci.
《Oltre a Briseide no, davvero poche persone.》
《Ma loro sono diversi,》disse Achille, 《sono solo amici vero?》Sentì un brivido scorrere lungo la schiena alla domanda.《Si, solo amici, conoscenti fidati.》《E per questo sono diversi. Sono solo amici, e naturalmente non avrei nulla in contrario a essere tuo amico, ma mi piaci, ecco perché siamo qui.》
L'inesorabile parola gli arrivò quasi troppo tardi, dritto a colpirgli il petto come se volesse ucciderlo. Quella parlantina tranquilla che Achille aveva faceva poco bene ai suoi battiti altrettanto accelerati. Lo aveva detto, senza sforzo, che gli piaceva, che voleva conoscerlo. Era così tranquillo, come se incontrasse tutti i giorni aperti omosessuali o curiosi, tutt'altro che etero.《Non dirmi che pensassi questo non fosse un appuntamento...pensavo di essere stato così chiaro.》Ora il suo volto era un cipiglio, toccandosi il mento con due dita pensando dove avesse sbagliato a farlo essere limpido.《Oh.》Era tutto quello che uscì dalla sua bocca, sembrando quasi strangolato. Ma Achille si lasciò sfuggire una così bella risata che poteva quasi essere una classica melodia.《Ora lo sai. Non farti sfuggire più questo particolare dalla mente.》Gli strizzò un occhio e lo prese in giro, ma non rispose sarcastico come al solito. In fondo lo sapeva, che quello fosse un appuntamento. Briseide lo sapeva, la parte razionale della sua mente lo sapeva. Tuttavia fino all'ultimo secondo aveva sperato non si fosse infatuato così tanto di Achille da chiamare quello appuntamento.
《Approcci così le persone di solito, o sapevi non fossi impegnato e ti sei sentito libero di essere così confidenziale e provarci?》Disse dopo un po', il sarcasmo sembrava esser di nuovo per le sue corde e lo guardò finalmente negli occhi con un sorriso. Non si aspettava che Achille ridesse nervoso, guardandosi intorno e attorcigliandosi una ciocca di capelli sull'indice, borbottando qualcosa di incomprensibile se non per una parola.

"Briseide?"

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La suddetta, si era messa a strillare come fosse un gatto a cui avevano schiacciato la coda.
《Ti ha riportato qui!》Gridò.《Non è un gran evento. È appena a quattro stanze da me. I dormitori sono posti angusti.》Non gli diede il tempo di assimilare, entrare nella sua stanza tranquillo, ma lo tirò per il colletto sistemato e lo fece sedere distrattamente in un letto che non era nemmeno il suo. Prese una sedia dalla scrivania e la rigirò per guardarlo in viso. Sembrava un brutto soggetto, di quelli che facevano minacce da seduti e con un dito inquisitore che puntava sempre avanti.《Somigli a Crisedie delle volte, e lo dico con il peggior proposito.》
《Silenzio, ora mi racconti.》《Tu.-》
《No, ci occuperemo delle tue lamentele su di me più tardi, ora raccontami com'è andata.》Patroclo si ritrovò ad annuire esasperato. Allora sapeva già bene di cosa l'avrebbe accusata più tardi, ma in quel momento aveva dovuto raccontare per filo e per segno tutto quello che era successo, quasi anche il modo in cui aveva camminato. Di come senza vergogna e paura gli aveva detto che gli piacesse, di come si era offerto di pagare e delle stupide conversazioni che avevano avuto nonostante tutto, tralasciando quel ricordo improvviso e le palpitazioni, e la paura.
《Quindi era un appuntamento.》《Si, contenta? Avevi ragione.》Briseide sorrise.《Certamente, come potrei non esserlo per te.》Il suo volto angelico e il tono gentile che aveva smorzò quasi la voglia di Patroclo di accusarla di aver interferito nel loro incontro.《Ha accennato qualcosa su un prossimo incontro, ma nient'altro.》《Non preoccuparti di questo,》aveva detto, la felicità le spaccava il volto.《È molto impegnato con le prove teatrali. Si dà da fare, ma non devi disperare sono certa che si farà avanti di nuovo, o tu, van bene entrambe le cose.》Patroclo aveva annuito, ancora pensieroso. Non avrebbe voluto essere d'intralcio, sebbene sentisse il perenne bisogno di averlo vicino come se fosse un'ancora o un caposaldo che lo tratteneva dall' impazzire per le visioni, i sogni e le parole. Quasi si scordò di doverla interrogare a sua volta, alzò la voce.《Ma tu. Dobbiamo parlare di ciò che hai fatto tu.》Quasi lo guardava spaventata.《Quando gli ho chiesto se fosse così diretto con gli sconosciuti o era solo casualità innocente, ha sorriso e ha detto il tuo nome.》Anche se voleva sembrare accigliato, con lei semplicemente non ci riusciva.
《Non allarmarti...potrei aver fatto il tuo nome alcune volte, quando ho aiutato per le olimpiadi o accompagnato Automedonte alle scuderie e lui era lì...e ovviamente ho fatto intendere non fossi impegnato, poiché il suo sguardo si illuminava ogni qualvolta usciva il tuo nome. Nulla di più davvero, sai che non tradirei mai la tua fiducia.》Aveva detto, farfugliando scuse con ancora un sorriso sul volto e davvero poco rimorso negli occhi. E sebbene fosse in imbarazzo, sebbene avesse voluto dirle di pensare ai suoi affari invece che ai suoi, non si permise di rimproverarla. Sembrava già così provata dalla giornata che semplicemente lasciò correre, intimandola di non dire altre cose di quel genere, congedandosi dopo lunghi minuti di chiacchiericcio scorrevole che con lei era sempre piacevole.《Corri, non farti vedere qui. I miei compagni di stanza torneranno a breve, credo. Chi li ha davvero mai visti.》Sussurrò, più a se stesso che a lei, e la fece sgattaiolare fuori dai dormitori maschili seguendola con lo sguardo fino a dove arrivò.
Quando si rinchiuse nella stanza, riuscì a tirare un sospiro così sollevato che sembrava non avesse respirato per tutta la giornata. E anche quando si lavò, mettendosi comodo tra le coperte per la prima volta in sei mesi non ebbe paura di chiudere occhio.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 01 ⏰

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