II.

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Achille voleva dire qualcosa, ma prima che potesse aprire bocca era già sparito con Briseide a fianco.

《Cosa è stato?》《Cosa è stato cosa?》《Vi siete guardati come se non foste umani. Va tutto bene?》Per Patroclo ci vollero alcuni secondi per rispondere.
Sentiva ancora quello stato di inquietudine come se fosse stato sbagliato allontanarsi da lui, ma seppellì il sentimento.《Va tutto bene.》Ripeté, e non appena il corridoio infinito si interruppe dando spazio a una nuova aula, Patroclo potè scappare dalla conversazione.
Non poteva raccontarle di tutto quello che era successo, lo avrebbe preso per pazzo e forse lo era davvero.
Entrando nella stanza riuscì a riconoscere qualcuno.
《Menelao ti ho già detto che non voglio avere niente a che fare con questo.》 Quella che riconobbe come Elena, ora si stava allontanando da Menelao che ancora le parlava.《Non mi hai dato nemmeno la possibilità, si può sapere cosa ti prende?》Ma non lo ascoltava.
Lui era fratello minore di Agamennone, si erano però trasferiti insieme in quella scuola e non ricordava il motivo.
Patroclo ricordava stessero insieme, o forse se lo era solo immaginato, non solo lui ma anche Menelao.
La bella Elena si avvicinò appena alla porta e a Briseide, sorridendole in modo supplichevole.《Non mi guardare così, sai bene che ho il mio impegno con Criseide.》Disse d'un tratto lei, e la ragazza più alta quasi si diede sconfitta. 《Dovresti parlarne con lui. Sai di chi.》 Ma lei non la ascoltava, non avrebbe potuto dire a Menelao, il compagno di una vita, che si era infatuata di Paride, o lui si era infatuato di lei.
Non sapeva ancora come definirlo, ma semplicemente non voleva.《Per tua fortuna io non ho ancora un compagno.》Patroclo la guardava mentre allargava un sorriso speranzoso sul volto.《Puoi studiare con me, hai i tuoi libri?》《I migliori.》Rispose, e non se lo fece ripetere due volte quando Patroclo si avviò al suo posto.
Briseide era sparita tra le bancate con Criseide, entrata poco prima.
Vicino a Menelao si sedette Pieride, una bella ragazza servile.
Elena nemmeno se ne rese conto, ormai troppo concentrata tra i libri e le nozioni di Patroclo per essere possibilmente gelosa del suo compagno.
Aveva davvero i libri migliori che avesse mai visto; rilegati in cuoio e spago nero che sembravano i più pregiati di tutto il mercato.
I titoli dei libri erano incisi a fuoco sulla pelle conciata, e rimase a fissarli per qualche secondo, poi di nuovo lei.
Lei era così bella, Patroclo poteva dire che anche se avesse potuto provarci, non avrebbe avuto alcuna possibilità con lei.
E fu Menelao che quel giorno in qualche modo prevalse su tutti i suoi pretendenti.
Era il giorno di una festività, gli studenti si trovavano nel cortile interno della struttura per festeggiare.
Vi era un banchetto molto grande, e il compleanno di Elena era caduto proprio quel giorno.
Molte persone di cui ricordava solo il nome (lui compreso), aveva portato a lei doni di tutti i tipi.
Ma non fu solo questo a stupirla, ovviamente.
Menelao l'aveva corteggiata con belle parole e splendidi oggetti, e pian piano avevano iniziato a conoscersi.
"Menelao il più grande uomo che vedo qui. O il più giovane." Aveva sussurrato all'orecchio di quest'ultimo, punzecchiandolo e ridacchiando sotto lo sguardo di alcuni troppo grandi per poter corteggiare una studentessa del terzo anno.

E poi però era arrivato Paride.
Sembrava ironico come Paride non avesse fatto niente, eppure sembrava interessata a lui, e si era bello, non così interessante come Menelao o suo fratello Ettore.

Dopo il fatto non si parlarono per tutta la durata della lezione.
La letteratura non era mai stata difficile per lui, anche se preferiva di gran lunga le lezioni umanistiche.
Notò quanto invece al suo nuovo compagno di banco questa materia non importava.
Non sembrava in difficoltà, eppure nella sua espressione non si leggeva nulla.
Cercava di non pensarci e non guardarlo, ma anche quando alzava solo lo sguardo il suo corpo era come se rispondesse da solo e non faceva altro che ammirarlo.

Alla fine della lezione si era odiato quando i suoi occhi incontrarono quelli di Achille.
Una scossa, come un fulmine.
Una luce accecante lo attraversò e poi bianco totale.

Philtatos.

Patroclo strizzò gli occhi senza fiato.
Aveva sentito un'altra volta una di quelle parole.
Erano parole sconnesse, senza un filo logico.
Per esempio una volta aveva sentito 'Phtia' o qualcosa del genere. 'Tetide' e se ci pensava, forse anche il nome del padre di Achille. Si sentiva un pazzo totale.
Era dannatamente spaventoso come in diversi momenti della giornata alcune parole a lui sconosciute gli balenavano in testa, suscitando in lui un fremito e un senso di conoscenza nel loro complesso.
Vide che anche il ragazzo due file di fronte a lui si scosse, scuotendosi per riprendersi.
Che anche lui abbia sentito la stessa cosa?
La sua deduzione si confermò solo in parte, quando ancora una volta si guardarono negli occhi.
Achille portava un'espressione confusa, e doveva essere stato così anche per Patroclo anche se dopo poco abbassò lo sguardo, sperando di non aver fatto trapelare nulla.

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《Come ti ho detto vorrei che mi aiutassi. Le olimpiadi autunnali inizieranno a breve, mi é stato chiesto da mio cugino Paride di aiutare.》 Briseide camminava di fianco a lui lenta, stando leggermente indietro come era solito per lei fare.《Si, Briseide vorrei aiutare. Ma vorrei fare qualcosa che anche io so fare; mi piacerebbe di più continuare i miei studi con Chirone, di anatomia. Sarebbe più prosperoso per me, lo sai.》Patroclo superò i ballatoi esterni solo per arrivare ai giardini più interni, dove studenti e maestri si rilassavano.
Ma lo superarono.《Potresti solo aiutarmi, come una specie di giudice. Sai che persone come Paride, o persino Odisseo hanno altro da fare e parteciperanno.》Disse, il volto pieno di speranza.
E Patroclo non fece che accettare, persone come Briseide sapevan bene come convincerlo.
Poche ore dopo infatti si ritrovarono nel campo aperto ti corsa libera fornito.
I rappresentanti lo avevano avvertito che avrebbe dovuto andarci anche la mattina seguente, e lui storse un po' il naso all'idea.
Non era una delle sue più grandi aspirazioni passare il tempo libero in un campo di sabbia e sassi.
Specialmente se in quel periodo dormiva al massimo 5 ore a notte. 《Allora per oggi possiamo occuparci degli ostacoli e i percorsi da corsa. Domani avrete delle mansioni diverse, intesi?》Quello che riconobbe come Aiace di Telamone diede loro delle pergamene mal rilegate.
Non fece domande e annuì semplicemente.
Patroclo si sedette poi in uno di quei tavolini offerti, appena sopra il campo da corsa, dall'altra parte poiché davanti a lui oltre il campo vi erano gli spalti.
Si strinse al suo maglione di lana e vi affondò il mento all'interno.
Faceva freddo, era quasi aprile e il fatto che facesse così freddo non era una buona cosa.
Poteva vedere anche il vapore che usciva dalle bocche dei pochi presenti in quel posto.
Dopo poco, molti ccorridori e diverse sue conoscenze, si iniziarono a iscrivere per la gara del giorno successivo.
Vennero diversi genitori a farlo, di certo alcuni studenti non potevano iscriversi ancora da soli quell'anno poiché minorenni.《Achille Pèlide. Puoi scrivere questo.》Patroclo alzò lo sguardo di scatto, non sembrava la voce di Achille eppure lui era maggiorenne.
Davanti a lui, un uomo sulla cinquantina con una barba non folta, bensì curata e pochi capelli in testa.
Sorrideva elegante, così tanto che effettivamente ricordava il sorriso che gli fece Achille poco prima di riempirlo di domande.
Uno stato di imbarazzo lo colpì, la faccia si fece più calda.《Certamente, Signor...mi perdoni, devo aggiungere il suo nome.》Disse, e vide la penna tremare.《Peleo.》Disse l'uomo, in una strana posizione solenne. Patroclo si sentì un secondo in soggezione, si sentiva quasi fuori posto perché pareva una persona importante, e solo dopo si ricordò delle parole di Chirone la prima volta che presentò Achille.
Scrisse comunque il nome che gli era stato detto e poi l'uomo se ne andò, lasciando Patroclo solo nel suo disagio e pensieri.
Dovette metterlo in cima alla lista, Achille.
Solo dopo si rese conto che rifiutare le lezioni di Chirone parevano un grave errore.
Lo avrebbe dovuto vedere per i tre giorni a seguire, poi.
Ma un barlume di curiosità si fece strada nei suoi occhi.
Chissà, chissà come correva.

°•○•°

"𝕮𝖆𝖑𝖑 𝖒𝖊, 𝕻𝖆𝖙𝖗𝖔𝖈𝖑𝖚𝖘."Where stories live. Discover now