IV.

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Capitolo 2.

La sfida si svolse velocemente.
Patroclo continuava a non poter togliere gli occhi di dosso ad Achille e Briseide gli sorrideva come se la sua vita dipendesse da quello.
Alla fine della prima gara era palese chi fosse il vincitore. Il "pié rapido" (così lo chiamavano i suoi compagni d'uniforme) aveva superato e vinto con facilità anche la seconda e la terza parte della prova. Di certo sembrava un olimpico professionista, e quelli che li guardavano non si aspettavano di meglio. Per Patroclo sembrava impossibile correre per così tanto, il suo corpo così come quello di tutti gli altri si sarebbe fermato prima, se solo ci avesse provato.
I suoi avversari sembravano altrettanto spezzati nel vederlo correre senza che mai uno sforzo potesse prenderlo alla sprovvista, rincorrerlo per mangiarlo, quasi come non fosse umano.
Ma Achille non era Patroclo, e non era nessun altro se non se stesso.
Lui era forte e veloce, un dio che non faceva nessuno sforzo per essere splendente sopra di tutto e tutti.《Venite, tra poco facciamo avvicinare gli spettatori. Muoiono dalla voglia di incontrare i loro vicintori.》I due annuirono semplicemente. L'ansia di Patroclo crebbe a tal punto che nemmeno riusciva a regolarizzare il respiro. Come si chiamava il loro superiore? Non lo ricordava nemmeno.
Lui e Briseide andarono tra le colonne che separavano il campo dal resto di tutto, prima degli spettatori. Era uno spazio aperto, le colonne erano poco distanti tra di loro e creavano un disgrego da quello che era solo un grande campo sabbioso recintato da spalti di marmo e pietrame. In lontananza Patroclo poteva sentire le vociferare farsi sempre più vicino e chiaro, stavano arrivando e così anche gli atleti.
Vide Achille tra la folla, i suoi capelli dorati si notavano tra mille teste scure. 《Devi stare tranquillo, presenta solo i vincitori.》Patroclo annuì, mentre teneva una pergamena nuova tra le mani.
Dieci minuti dopo uscirono allo scoperto. Non riusciva a stare tranquillo come aveva detto Briseide, non sapeva se fosse per l'ansia da prestazione, o una leggera gelosia. Ricordava che suo padre non lo avesse mai davvero lasciato partecipare a eventi simili, troppo piccolo per provarci, e poi raggiunta la maggiore età, si era distaccato dagli interessi corporei e si era concentrato sull'astuzia. Ma questo non significava non fosse forte, no di certo. Si era allenato anche lui per un breve periodo della sua vita, e poi dopo anche tra le mura dell'accademia. E pensando a questo non ascoltò nemmeno le parole di Briseide, che introduceva i sei vincitori.
Prese dei respiri veloci prima di leggere i primi nomi nella pergamena che teneva tra le mani.
Tremavano per il freddo.
Erano solo nomi, si disse.
Non ebbe troppi problemi a pronunciare i primi cinque, li conosceva e facevano parte di qualche attività di cui non ricordava il nome. Poi arrivò il momento di dire il nome del primo posto, il vincitore che prevalse su tutti.《Il vincitore della corsa dei 500 metri é...Achille.》Tutti applaudirono mentre il ragazzo iniziava a salire sul palco. Si stava avvicinando, stava camminando verso Patroclo e per qualche strano motivo il suo cuore iniziò a battere forte.《Il vincitore della corsa dei 1000 metri é...Achille.》
Ormai era vicino, si stava per posizionare davanti a lui.
Patroclo deglutì, stringendo la pergamena con una mano.《Il vincitore della corsa a ostacoli é...Achille.》E finalmente era davanti a lui. Il senso di colpa di Patroclo si fece più intenso, mentre poggiava la pergamena e allontanava la mano di Briseide che teneva delle scartoffie vicino al suo viso.

Si congratulò con tutti dopo, stringendo la mano educatamente, tranne che ad Achille.
Solo dopo che Briseide lo aveva fatto, allora anche lui fu costretto. 《Congratulazioni.》Il suono uscì più acido e insicuro di quanto volesse.
Ma Achille sembrò non accorgersene e strinse la sua mano con un sorriso, anche se lui non gliela aveva porta.

~.

《Oggi é stato un po' stancante.》
《Ma non hai corso tu, nemmeno per arrivare al campo.》
Il tono di Patroclo fù quasi di rimprovero. Briseide si mise le mani sulla vita e brontolò qualcosa di incomprensibile e possibilmente derisorio.
Ormai erano fuori di nuovo, vicino alla pista da corsa, mentre mangiavano quella che sarebbe stata la loro cena data l'ora.
Si era effettivamente fatto tardi, dopo le selezioni erano già le 7 di sera passate.
Mentre Patroclo addentava il suo misero pezzo di pane e formaggio, i corridori passarono davanti a loro, con urla e schiamazzi che chiamavano: "IL GRANDE ACHILLE, PIÉ RAPIDO, NUOVO ASSO" Briseide fece una smorfia.
Si, Achille ormai era parte integrante dell'accademia e anche corridore eccezzionale.
E poi gli occhi di Achille incontrarono la figura di Patroclo e gli sorrise raggiante.
Non fece che far aumentare il calore in corpo di lui. Doveva davvero smetterla di fissarlo in quel modo, o non si sarebbe contenuto dal nascondere il suo segreto. "Ho bisogno di acqua." Briseide rise, guardandolo con occhi quasi luccicanti. Sapeva già cosa avrebbe detto. "Oh, Patroclo per caso mi devi dire qualcosa? Non ti vedevo così raggiante da un po'." Aveva una strana ossessione, lei. 《Non aprire quella bocca, so già cosa vuoi dire.》Lei alzò gli occhi al cielo divertita, mentre Patroclo si alzava.
Guardò per l'ultima volta verso Achille, grosso errore.
Davvero grosso, considerato che appena lo vide, il ragazzo dai capelli dorati gli fece l'occhiolino.
L'occhiolino.
Probabilmente ora il bastardo aveva un sorrisetto in viso, lo sapeva.
Fanculo, cosa gli dava il diritto di distrarre o sorridere o guardare in quel modo Patroclo? Lo stava prendendo in giro, lo sapeva.
Lui non aveva nulla di bello e interessante da mostrare, quella sarebbe stata l'unica opzione, il che lo fece incazzare ancora di più e si pentì di sentirsi in colpa per il ragazzo che sognava ogni sera.

°•○•°

"𝕮𝖆𝖑𝖑 𝖒𝖊, 𝕻𝖆𝖙𝖗𝖔𝖈𝖑𝖚𝖘."Where stories live. Discover now