Capitolo 10

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Quella mattina non faceva particolarmente caldo, soffiava un leggero venticello che ci permetteva di non soffocare dall'afa che di solito era protagonista delle giornate estive. Indossai le cuffiette e feci partire un po' di musica, mi guardavo intorno come se quella fosse stata la mia prima volta in quel posto che, in realtà, quando ero bambina era come una seconda casa.

Al centro si trovava una struttura che ospitava un bar, una pizzeria, gli spogliatoi e le gradinate che si affacciavano direttamente su due piccoli campi da calcio dove, di solito, si allenavano i bambini che facevano parte della squadra locale; mi sarebbe piaciuto se mio fratello avesse giocato con loro, era bravo con il pallone, soprattutto in porta non se ne faceva passare una, ma per colpa della sua timidezza non ci provò nemmeno.

Vicino ai campi da calcio c'erano alcuni campi da tennis e da paddle, una vasta area pic nic, un parco giochi per i più piccoli e, la mia parte preferita, una pista di pattinaggio. Amavo pattinare, quando ero piccola vedevo alcune compagne di scuola sfrecciare con le rotelle ai piedi, ma mia madre era troppo apprensiva e aveva paura che, a detta sua, mi potessi rompere qualche osso. Un giorno però trovai nel sottoscala dei miei nonni, un paio di vecchi pattini con le rotelle poste in linea, erano stati di mio zio ma in quel momento il la loro unica attività era quella di prendere polvere così decisi di metterli e, se mia madre non mi avesse permesso di imparare seguendo dei corsi, ci avrei pensato da sola e così feci. Iniziai a pattinare attorno ad un tavolo così che, se ne avessi avuto bisogno, mi sarei potuta immediatamente tenere senza finire a terra. Lo step successivo fu il corridoio per poi passare ai marciapiedi esterni che circondavano la casa, quando ebbi acquisito maggiore sicurezza, passai all'asfalto e mi sembrava di volare, ogni volta che pattinavo mi sentivo leggera e libera, era una delle poche cose che mi faceva sentire in quel modo e adoravo farlo ogni qual volta ne avessi occasione.

Io e Gaia avevamo più o meno la stessa andatura nella corsa, nonostante lei avesse iniziato prima di me; le prime volte prendemmo il tutto sotto forma di gioco ma con il passare del tempo divenne un'attività quasi fondamentale, mi superò di poco per poi estrarre il cellulare e registrare una storia per Instagram.

Lei in primo piano mi inquadrava dietro di sé, ridendo e chiedendomi come stesse andando, risposi con un sorriso ed un pollice all'insù, la pubblicò taggandomi e scrivendo 'Sarà la nuova divisa che le da lo sprint' alludendo al completo da calcio che stavo indossando; non tardò ad arrivare un messaggio di Fede.

"Ho visto il video, sei bellissima, divertiti, piccola", sorrisi rispondendogli.

Si fece quasi l'ora di pranzo e, dopo esserci dirette negli spogliatoi per indossare il costume da bagno, ci recammo in spiaggia dove prendemmo subito posto sul bagnasciuga. Quel pomeriggio le raccontai di come le cose stessero andando tra noi, del fatto che ci trovassimo entrambi molto bene insieme, ci rendessimo felici a vicenda e della mia paura di iniziare a provare qualcosa di importante per quel ragazzo che, a piccoli calci di pallone, si faceva sempre più largo nel mio cuore.

"Credo tu debba solo lasciarti andare, Niky", sancì mentre stavamo pian piano entrando in acqua per rinfrescarci, "da quello che mi racconti state davvero bene insieme cioè sembra vi facciate bene l'un l'altra e poi, sembra essere davvero un bravo ragazzo", sorrisi perché aveva ragione, mi aveva dimostrato più e più volte quanto ci tenesse a me e forse dovevo solo provare a fidarmi, "poi voglio conoscerlo eh" ci unimmo in una risata dopo che ebbi accettato la sua proposta.

La giornata passò in fretta, anzi, i giorni volarono mentre nella mente facevo il conto alla rovescia per il giorno in cui avrei finalmente rivisto Federico e quel giorno era ormai arrivato.

Era un venerdì mattina e mi trovavo, come ogni giorno, in ufficio, concentrata sullo schermo del computer intenta a fissare alcuni appuntamenti quando di colpo la porta si spalancò ed entrò mio zio: sia lui che quello di cui ho parlato all'inizio erano fratelli di mia madre. Stefano, il più piccolo, aveva un negozio di frutta e verdura proprio accanto a dove lavoravo io, il che rendeva le mattinate un po' meno noiose.

Ci Credi Tu? - Federico ChiesaHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin