Capitolo 2

382 22 0
                                    

Raggiungemmo gli altri e continuammo la serata come niente fosse, qualche brindisi, un po' di musica e non potevano mancare i tuffi in piscina.

Cercai di non pensare alla proposta ricevuta poco prima ma non appena riuscivo a posare la mia attenzione su altro, puntualmente notavo qualcosa che riusciva a riportare la mia mente al punto di partenza, al fatto che forse sarebbe stata quella la mia grande occasione, un segno da parte dell'universo, come a dirmi che dovevo stare tranquilla ed essere fiduciosa perché tutto stava procedendo secondo i piani e che, soprattutto, qualche piano per me, qualcuno, lo aveva.

Per colpa della trasparenza dei miei occhi, il mio essere pensierosa non passò inosservato al punto che tutti mi chiesero se fosse successo qualcosa, scossi immediatamente la testa regalando, ad ognuno, un gran sorriso.

"E' l'ora del karaoke! Nicole vieni!"

La voce di Michael mi fece sobbalzare e ridere allo stesso tempo, il karaoke era un momento di rito durante le nostre cene e ad aprire con la prima canzone volevano sempre fossi io, dicevano fossi brava ma sono sicura che lo avrebbero detto anche se fossi stata stonata come una campana.

" Bene, bene.. " risi alzandomi e dirigendomi verso il computer, presi il microfono in mano e lo picchiettai per verificarne il corretto funzionamento " cosa cantiamo questa sera? Achille Lauro? Harry Styles? O forse qualche canzone neomelodica napoletana?" risero tutti, sapevo che a loro, a differenza mia, non piaceva nulla di ciò che avevo nominato; la scelta ricadde, come di consuetudine, sul grande e vecchio Vasco, era l'unico che riusciva a metterci tutti d'accordo e come dargli torto.

Di solito finivo per cantare 'Vivere' ma quella sera ero già abbastanza d'umore instabile che non avevo voglia di peggiorare il tutto con una canzone che facesse così pensare, cantai 'Vita Spericolata' come inno alla gioventù, alla libertà e a quella buona e sana pazzia di cui abbiamo bisogno per non cadere nel circolo vizioso della monotonia, tutti mi seguirono in coro, finiva sempre così, diventavano canzoni di gruppo ed era proprio questo il bello.

Terminata la canzone e fatte le mie solite scenate teatrali per ringraziare degli applausi, qualcuno mi sollevò da terra per scaraventarmi in piscina, anche questo era un cliché, avrei dovuto aspettarmelo. La serata proseguì tra gente che cantava o almeno, ci provava, tuffi e balli di gruppo finché non si fecero circa le 2 e ci congedammo per raggiungere ognuno le nostre case.

Aprì gli occhi ed era già giovedì, i giorni successivi alla festa passarono velocemente ed io non pensavo ad altro se non alla fatidica cena, la mia testa era piena di dubbi e di domande, sarei dovuta andare? Mi sarei sentita fuori posto? Avrei conosciuto qualcuno di interessante? Ci sarebbe stato Chiesa? E soprattutto... se ci fosse davvero stato, cosa avrei fatto? Come mi sarei comportata? Cosa gli avrei detto? "Nessuna aspettativa" continuavo a ripetere tra me e me, probabilmente non ci sarebbe nemmeno stato ma, anche se l'avessi trovato lì, le mie aspettative avrebbero dovuto essere pari allo zero, lui era un calciatore, uno tra i più promettenti del paese ed io mi sarei trovata lì solo per caso, sicuramente non ci saremmo nemmeno rivolti la parola se non un ciao di cortesia.

Decisi di scrivere alle mie amiche per chiedere consiglio, siamo sempre state un gruppo molto affiatato io e le altre quattro ma da quando avevamo iniziato l'università ognuna aveva preso strade diverse e ci siamo trovate tutte un po' sparse per l'Italia: Sara la conoscevo dall'asilo, le nostre mamme erano amiche prima ancora che noi nascessimo e, come non bastasse, eravamo anche vicine di casa, inutile dire che siamo cresciute insieme come fossimo sorelle ma lei per studiare era finita a Bologna; Gaia la conoscevo dalle medie, si è subito creato un legame indissolubile, anche se ci conoscevamo rispettivamente da meno tempo, potevo affermare che era lei la mia migliore amica, fortunatamente anche lei frequentava l'Università di Pisa e per questo riuscivamo a vederci molto più spesso rispetto anche ad Elisabetta e Federica, loro le avevamo conosciute alle superiori, eravamo tutte e cinque nella stessa classe e da lì è nato tutto; la prima però si era trasferita a Parma per proseguire gli studi mentre la seconda, era a Bologna insieme a Sara.

Ci Credi Tu? - Federico ChiesaWhere stories live. Discover now