Capitolo 4

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"Se non ti disturbo, volentieri"

"Non te l'avrei chiesto se non avessi voluto che venissi"

Sorrisi e mi alzai, lo seguii verso la porta che dava sulla spiaggia e che lui, prontamente, aprì per permettermi di passare, ci scambiammo un sorriso timido e ci incamminammo verso la riva.

"Facciamo una passeggiata o vuoi sederti sugli scogli?" indicò una fila di scogli che man mano lasciavano la sabbia per protrarsi in mezzo al mare.

"Come vuoi, se ti va possiamo fare entrambe le cose"

"Agli ordini!" esclamò portandosi una mano alla fronte come ad imitare un saluto militare, non potei fare a meno di ridere, gli diedi un leggero spintone che però, al contrario di quanto pronosticato, fece perdere l'equilibrio a me, facendomi cadere sulla sabbia. Non appena atterrai alzai lo sguardo verso Federico che non sapeva se doversi preoccupare o poter ridere, nel dubbio fece entrambe le cose.

"Ti sei fatta male?"

"No per fortuna, queste scarpe sono una maledizione" risi mentre iniziai a slacciarmi i tacchi per poter camminare, finalmente e liberamente, sulla sabbia.

Mi tese una mano e mi aiutò a rimettermi in piedi senza però smettere di ridere.

"Hai finito? Avrei potuto rompermi una gamba!"

Cercai di sembrare arrabbiata e offesa per il fatto che mi stava ancora prendendo in giro ma il mio intento fallì miseramente non appena incrociai il suo sguardo e mi persi nei suoi occhi, era davvero bello, più di quanto potessi immaginare.

"Scusami" cercò di trattenersi "Però ti sta bene cioè volevi fare cadere me e invece sei caduta tu, forse dovrei credere al karma"

"Allora ricordati che il karma gira"

"Cazzo adesso ho paura ad andare sugli scogli" fece una faccia a mo' di Urlo di Munch che ricambiai con uno sguardo di sfida.

"E fai bene!"

Tra una risata e l'altra raggiungemmo gli scogli, adesso potevo camminare decisamente meglio senza quelle scarpe fastidiose che ad ogni passo mi facevano ricordare perché odiassi i tacchi, ma non ero mai stata una cima a camminare sugli scogli, avevo costantemente la paura di mettere male un piede e scivolare, così aspettai che Federico mi superasse per poi provare a seguirlo.

'Ottima tecnica' pensai tra me e me fino a quando non mi trovai di fronte a due scogli decisamente troppo lontani l'uno dall'altro.

Non feci in tempo ad aprire bocca che si girò, probabilmente non aveva più sentito i miei passi dietro di lui e si stava chiedendo dove fossi finita.

"Vuoi una mano?"

"Se non ti dispiace, ho paura di mettere male un piede e scivolare" ridacchiai un po' in imbarazzo mentre mi torturavo le mani.

"Arrivo" annunciò mentre veniva verso di me, mi allungò una mano che prontamente afferrai come appiglio per effettuare quello che a me sembrava un salto infinito, atterrai contro il suo petto, probabilmente avrei dovuto saltare un po' meno, mi cinse subito il corpo con le braccia per far si che riacquistassi l'equilibrio e che non rischiassi di cadere, alzai lo sguardo ed incontrai il suo, mentre le mie mani erano ancora appoggiate al suo petto.

Non saprei dire quanto tempo rimanemmo in quella posizione, i miei occhi erano incatenati nei suoi e viceversa, ero inebriata dal suo profumo dolce e fresco allo stesso tempo, un po' come lui, sentivo il suo respiro sul mio viso come anche lui avrà sentito il mio; eravamo vicini, molto vicini.

Pensai che quello fosse stato il contatto più intimo e profondo che avessimo avuto durante la serata.

Abbassai lo sguardo e mi allontanai di scatto, imbarazzata.

Ci Credi Tu? - Federico ChiesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora