6 - Harry

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– Louis, cantala ancora! 

Il ragazzo riprese a cantare, la voce morbida e melodiosa a deliziare le orecchie delle tre bambine sedute davanti a lui. E le mie, a sua insaputa. 

Erano quasi tre giorni ormai che lo ascoltavo cantare senza che lui ne avesse idea. E intendevo continuare: la sua voce era diventata un'ossessione per me, tanto che anche quel giorno mi ero allontanato con una scusa, per nascondermi lì vicino ed ascoltarlo. La decisione migliore della mia vita. Avrei continuato in quel modo per molto tempo, questo era certo.

Quel giorno stavo facendo fare a Louis un giro dell'Isola. 

Ovviamente c'erano anche le sue sorelle, la cui presenza era immancabile. 

Devo ammettere che quel ragazzo mi affascinava. Tutto di lui, non solo la sua voce, mi intrigava, attraendomi, spingendomi ad avvicinarmi in qualche modo a quel ragazzo col cielo negli occhi.

– Harry?

La voce squillante di Lottie mi riportò alla realtà. La bambina mi scrutava con i suoi occhioni, blu come quelli del fratello, ma in qualche modo meno intensi. Nonostante la forte somiglianza con quelli di Louis, l'effetto che mi facevano non era neanche lontanamente lo stesso. Gli occhi di lui erano come calamite, e io come uno spillo di ferro.

– Haarry! – le tre sorelline presero a scuotermi, letteralmente, aggrappandomisi alle gambe e tirandomi per le braccia. 

– Harry, portaci al villaggio, al villaggio! Ti prego! 

Avevo mostrato loro la foresta, gli alberi parlanti e la baia. Avevo evitato le sirene, non ero decisamente in vena. Per quanto riguardava l'osservatorio, preferivo rimandarlo ad un altro momento: era meglio chiedere prima consiglio a Peter. 

Quindi rimaneva il villaggio degli indiani, dove Louis non era mai stato, e dove si trovavano Peter e la maggior parte degli altri bambini sperduti in quel momento. 

– Va bene, vada per il villaggio! Si vola, su! Chi arriva ultimo... 

Non feci in tempo a terminare la frase che tre figure piombarono in mezzo alla radura dove ci trovavamo; mi ritrovai così con Niall, Liam e Zayn davanti, sudati e con i volti arrossati. 

– Che ci fate ancora qui? Forza, al villaggio! Su, in fretta, aspettano tutti voi! 

Neanche il tempo di ribattere che il biondo aveva preso per il polso Louis, spiccando il volo, seguito a ruota da Liam e Zayn, che mi avevano staccato le tre sorelline di dosso, prendendo rispettivamente per mano Daisy e Phoebe e Lottie, lasciandomi lì da solo come uno scemo. Non tardai a risvegliarmi dallo stato di trance in cui ero, partendo in quarta all'inseguimento dei sette.

Finii per superarli, arrivando per primo al villaggio degli indiani. 

La prima cosa che vidi fu Peter che, seduto su uno scranno di legno a lui intestato da diverso tempo e ricoperto di pelli e cuscini di tutti i tipi, parlava allegramente con Giglio Tigrato, che si era accomodata sulle sue gambe; la seconda fu Trilly, il cui sguardo era fisso sui due ragazzini, talmente intenso che sembrava volesse incenerirli. 

Mi avvicinai alla fata indemoniata, mentre gli altri atterravano in mezzo ai bimbi sperduti e agli indiani. Ormai avevano già familiarizzato con le tre bambine, ma alla vista di Louis gli si accalcarono attorno come mosche col miele, assetati di novità.

– Ehy Trilly, – si voltò verso di me, improvvisamente rasserenata. 

– Tutto bene?

Scosse la testa, come a scacciare un brutto pensiero, quindi annuì. Sorrisi. 

– Ne sono felice! Allora, vuoi aiutarmi a mostrare il villaggio a Louis? 

Ci pensò un attimo, fece un altro cenno di assenso. Le fossette divennero così evidenti sul mio viso che temevo qualcuno vi avrebbe infilato un dito. 

Mi voltai eccitato alla ricerca del moro, e lo sguardo mi cadde su Peter e Giglio Tigrato, non più soli: c'era un'altra ragazza con loro, un'indiana; non ci feci troppo caso e tornai a guardarmi intorno, riconoscendo finalmente il profilo di Louis tra quelli dei bambini che lo circondavano. 

Alzò gli occhi, che incrociarono i miei, e mi sorrise imbarazzato, in una supplica silente. Spiccai il volo e lo raggiunsi, seguito a ruota dalla fata del gruppo, piombando in mezzo ai bambini nel tentativo di allontanarli. 

– Dai forza, ora basta. Avrete un'eternità per chiedere a Louis tutto quel che volete, ma adesso deve visitare il villaggio, quindi spostatevi così io...

Venni interrotto da una giovane voce, autoritaria e familiare. 

– Fate largo, ciurma! Harry ha ragione, il nostro Louis deve conoscere il posto, come lo conoscete voi: lasciate che la sua guida glielo mostri e poi potrete sommergerlo di domande finché non gli sembrerà di annegare nella laguna delle sirene! 

Vidi uno sguardo confuso farsi largo sul volto di Lou, indeciso se essere preoccupato o meno per l'ultima parte di frase. 

– Grazie Peter, gli mostrerò tutto in pochissimo tempo, promesso – sorrisi al giovane, che di rimando mi riservò un'occhiata interrogativa. 

– Mhm? Non devi preoccuparti Haz, non sei tu la sua guida.

Tese il braccio e indicò un punto dietro di me: mi voltai, e vidi l'indiana di prima che sorrideva affabilmente nella nostra direzione. 

– È lei.

Un'ombra improvvisa mi attraversò il volto, spazzando via il sorriso ingenuo che fino a quel momento lo aveva decorato. 

– In che senso lei è la sua guida? Pensavo di essere io! Insomma, gli ho mostrato tutta l'Isola, perché non anche il villaggio? 

Peter mi fissava, un sopracciglio alzato, come se la risposta fosse ovvia. 

– Sai, l'amica di Giglio Tigrato si è offerta e, andiamo, chi sono io per dire di no? 

Non feci in tempo a ribattere che continuò: – E poi sarai stanco, hai volato tutto il giorno... riposati un po', dopo si gioca! 

Sentivo la bile salirmi in bocca. Non mi era mai successo, prima: non si ha spesso un motivo per essere arrabbiati, sull'Isola Che Non C'è. 

– Non sono stanco, – risposi. 

– Haz, è un'indiana. A Louis non farà male essere guidato da una del posto.

Stavo per ribattere che andavamo lì ogni giorno e che conoscevo il villaggio a menadito, quando fummo raggiunti dalla giovane bruna, chiamata con un gesto da Giglio Tigrato.

Peter s'illuminò, quasi non vedesse l'ora di presentarli. Si voltò verso Lou, presente dall'inizio della conversazione. 

– Louis, questa è Eleanor: è una cara amica di Giglio Tigrato, ti farà da guida per il villaggio. El, questo è Louis. 

Sospirò soddisfatto. 

– Bene, il mio compito qui è finito! Divertitevi a camminare tra le tende! 

Prese per mano la principessa indiana e si alzò involo, tenendola in braccio. Dal canto mio, mi voltai, osservando con fastidio Eleanor e Louis che parlavano allontanandosi. 

Al mio fianco, una fatina la cui luce da bianca era diventata rossa.

Somewhere in the sky there's Neverland. In Neverland, there's youWhere stories live. Discover now