2 - Louis: Seconda stella a destra

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Non era possibile.

- Peter Pan?! Ma proprio quel Peter Pan?

La voce di Lottie era un misto tra l'emozionato e il sorpreso; - Come mi conosci? Sembri aver sentito parlare di me - ci scrutava con quei suoi grandi occhi curiosi, un mezzo sorriso in volto.

- Tutti ti conoscono! Insomma, il libro che narra le tue avventure con Wendy, John e Micheal è famoso in tutto il mondo. Chiunque sogna di incontrarti e visitare l'Isola Che Non C'è.

Mi guardava stupito.

- Chi è questa Wendy di cui parli? Non ho mai conosciuto nessuno con questo nome. Inoltre, chiunque venga sull'Isola ci rimane. O meglio, chiunque ci finisca. Sono rare le eccezioni, è successo solo una volta, o forse due, che qualcuno tornasse a casa. Mi piacerebbe tanto fermarmi a parlare di più, ma sto cercando la mia ombra e mi pare di averla vista entrare qui.

I grandi occhi nocciola girovagavano per la stanza, lasciando scivolare lo sguardo curioso che si beava del nuovo sugli oggetti nella stanza; d'un tratto, lo sguardo si fermò e gli occhi si sgranarono: guardava nella mia direzione, ma ero abbastanza sicuro che non stesse fissando me. Mi girai, e nel secondo che impiegai a compiere quell'azione Peter era già volato sopra di me, finendo alle mie spalle. Aveva afferrato la mia ombra, proiettata sulla parete, e l'aveva divisa, come se avesse staccato un pezzo di scotch da una lavagna: in quel momento, mi accorsi che effettivamente non aveva un'ombra. Adesso teneva stretta in mano una massa informe nerastra e semitrasparente, che continuava a dimenarsi tentando di liberarsi dalla presa ferrea che la bloccava. Intuii che doveva essere l'ombra del ragazzo.

- Trilly - la piccola creatura, o meglio la piccola fata, lo raggiunse al volo (letteralmente), lasciando dietro di sé una scia di lucciole.

Mi girai a guardare le mie sorelle, ancora stupite, e le raggiunsi, sedendomi per terra accanto a loro. La televisione era ancora accesa e proprio dietro di me una fata stava aiutando un ragazzino a riattaccarsi un'ombra non so dove, ma la mia preoccupazione primaria erano le mie sorelle. Dopo la morte di Fizzy avevo deciso che avrei prestato maggiore attenzione alle tre che mi rimanevano.

- State bene? - annuirono, a bocca spalancata, in preda allo stupore: d'impulso le abbracciai, e loro mi abbracciarono a loro volta. Ci sarebbero state tante cose da dire, ma rimasero tutte inespresse.

- Fatto! Direi che possiamo andare.

Si chinò per battere il cinque alla sua ombra, poi volò fino alla finestra, fino al bordo del davanzale, per poi uscire ed andare via nella notte. Eravamo semplicemente sconvolti. Poi, dalle tende grigie ancora svolazzanti a causa della finestra aperta, sbucarono un viso vispo e dei ricci rossicci, insieme a due occhi nocciola che ci scrutavano interrogativi e a un corpo snello, agile e sinuoso.

- Insomma, pensavo di avervi dietro, invece eravate ancora qui. Che fate, non volete venire? Uff, devo sempre pensare a tutto io. Sembrate quattro pesci lessi: Trilly, per favore, pensaci tu -

Un attimo, uno starnuto, o forse quattro, e poi un'improvvisa sensazione di leggerezza. Il suolo sotto di noi, il nostro appartamento, la città, tutto si allontanava, rimpicciolendo. Volare era facile, più di quanto pensassi.

- Seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino! Si va verso l'Isola Che Non C'è!

Peter lo disse felice, il sorriso nella voce, come un bambino. Trilly, accanto a lui, era luminosa e splendente nella notte, come una stella caduta dal cielo. La polvere che perdeva dietro di sé lasciava una scia brillante, segno del suo passaggio, che andava a cancellarsi al nostro. Volammo tra i grattacieli, passando sopra al London Eye e sfiorando la punta del Big Ben con le dita. In pochi minuti, eravamo scomparsi tra nuvole e stelle, invisibili nella notte.

Somewhere in the sky there's Neverland. In Neverland, there's youWhere stories live. Discover now