11. Banco di prova | Present;

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«Uhm... sì sì, ce l'ho una felpa» dico, sebbene in modo distratto.

I miei pensieri si sono bloccati all'idea della baita nel bosco. Dormiremo in grandi camerate? Ovviamente separate tra maschi e femmine, certo. Dormirò anch'io con gli studenti o mi ritroverò in camera con mio padre? Oddio, spero di no... non perché ci sia qualcosa di male, ma mi farebbe apparire ancora più come una mocciosa agli occhi di Kirishima e Bakugo - non che mi importi l'opinione di quest'ultimo, ovvio. Oddio, ora che ci penso: ci sarà anche lui? Ma certo che sì, è uno studente di mio padre... cavolo, non l'avevo messo in preventivo. Beh, non che mi importi granché, mi basterà ignorarlo e sono sicura che anche lui sarà felice della cosa. In fondo, le poche volte che ci siamo parlati mi ha sempre gridato contro, quindi non vedo perché dovrei sforzarmi di essere civile con lui, che si è comportato come un buzzurro. Ci sarà anche Izuku, però, e la cosa mi rende felice: mi è simpatico e sono curiosa di sapere se le ferite che aveva riportato quando ci siamo conosciuti sono tutte guarite. E ovviamente ci saranno le ragazze: quella... Uraraka, se non sbaglio. Potrei farmi delle amiche, non che io sia un asso nel fare amicizia, ma conoscendo già Kirishima, Kaminari e Mineta dovrebbe essere più facile... forse. Mi chiedo se vorranno stare in mia compagnia anche quando saranno circondati dai loro amici e compagni di scuola; magari mi vedranno solo come "la figlia di Aizawa" e mi isoleranno...

Come mio solito, mi sono persa nei meandri delle mie fantasie.

È mio padre a riportarmi alla realtà. Si è alzato e mi ha raggiunto, anche se io non l'ho notato, ma quando mi pone una mano sulla testa, mi riscuoto e lo guardo. Devo avere un'espressione buffa e un po' penosa per via delle mie elucubrazioni, perché mi mostra uno dei suoi rari sorrisi pieni d'amore.

«Stai di nuovo pensando troppo, eh Ruka?»

Storco le labbra in una smorfia sconfitta e sospiro.

«Sta' tranquilla, andrà tutto bene.» Si inginocchia, per potermi guardare in viso dal basso e mi mostra ancora quel suo sorriso. «Alla fine, nonostante tutto, trovo che tua madre avesse ragione: questa sarà per te una buona esperienza... nonché un banco di prova.»

«Un banco... di prova?»

«Consideralo come un test preliminare per il tuo ingresso alla Yuei, l'anno prossimo.»

Sgrano gli occhi, colta di sorpresa, e quella rivelazione fa sfumare via tutte le mie precedenti preoccupazioni frivole sulle amicizie e sul ragazzo che mi piace e sui vestiti. «Test... preliminare?» ripeto.

Il sorriso di Aizawa diventa più inquietante. «Cosa c'è, piccola mia, ti stai trasformando in un pappagallino? Ora ti vedrò spuntare delle graziose alucce?» Mi fa il solletico sui fianchi e io mi contorco e cerco di sfuggire alla sua presa.

«No, dai, fermo, papà!»

Ride e si rialza, quindi si stiracchia. «Non prendere questo ritiro come una vacanza, Ruka...» mi rivolge uno sguardo preoccupante e i suoi occhi brillano appena nella luce rossa che li accende quando attiva il suo quirk, «...perché non lo sarà.» Sorride ed esce di nuovo dalla camera, mani in tasca. «Non lo sarà affatto» canticchia e poi ride sommessamente.

Sollevo una mano, ma non ho il coraggio di fermarlo.

Ora sono seriamente in ansia.

***

Giusto perché volevo essere carina, questa mattina, ho passato la notte in bianco.

Grazie, papà. Me ne ricorderò.

Allo specchio del bagno le mie occhiaie sono spaventose e solo adesso riesco a vedere chiaramente la somiglianza con Aizawa: stessi scuri capelli spettinati, stessa espressione da zombie, stessi occhi iniettati di sangue. Temo che nemmeno tutto il trucco del mondo potrebbe salvarmi.

DISTANCEWhere stories live. Discover now