11. Banco di prova | Present;

Começar do início
                                    

In queste situazioni, la mamma saprebbe di certo come consolarmi: è una donna e saprebbe capire i miei stupidi drammi infantili.

La verità è che non mi è mai importato molto del mio vestiario, onestamente. Non sono mai stata una ragazza attenta al look e alle ultime mode, di solito un paio di jeans e una t-shirt o una felpa (se siamo in inverno) vanno più che bene, ma il pensiero del ritiro mi ha resa irrequieta e scontenta degli abiti scialbi che ho portato con me. Adesso mi sto pentendo di non essere una tipa organizzata come mia madre e di aver invece preparato la valigia in fretta e furia, prendendo manciate di vestiti che nemmeno si abbinano tra di loro. Guardando sul letto, mi chiedo cosa penserebbe di me Kirishima se mi vedesse indossare quei pantaloncini rosa con sopra un unicorno... probabilmente che sono solo una mocciosa.

Forse, ha ragione quell'antipatico di Bakugo, dopotutto.

Quindi, alla fine, ecco il vero motivo del mio sconforto: Kirishima.

Quel ragazzo mi piace, anche se l'ho visto solo due volte, e il pensiero che da domani passerò un'intera settimana a stretto contatto con lui mi rende nervosa. Vorrei sembrare più matura, vorrei che mi notasse, vorrei...

«Eh?» Il verso stupito e confuso di mio padre mi strappa via alle mie considerazioni. Lo guardo e lo trovo a fissarmi con un'espressione stralunata.

Lo sapevo, non può capirmi.

Arrossisco di vergogna: questi non sono discorsi che si possono fare con un papà! È in momenti come questo che sono ancora più consapevole di cosa significhi avere i genitori separati. La cosa non mi è mai pesata molto, ma in una situazione normale ci sarebbe mamma qui con noi e lei saprebbe consigliarmi su tutta la linea. Anche solo l'idea di confidarmi con Aizawa su queste cose frivole... no, non posso farlo. Mi prenderebbe per scema e forse non avrebbe tutti i torti. Inoltre, conosco il suo lato da papà iperprotettivo meglio di chiunque altro e se percepisse che c'è un motivo ben specifico per il quale ho problemi con i vestiti soliti che indosso e che tale motivo è un ragazzo, per di più un suo studente...

L'immagine del povero Kirishima, appeso a testa in giù, privo di quirk, con mio padre che lo punzecchia con un forcone, come un demone dell'inferno, non prima di aver avvolto me nella sua particolare sciarpa e avermi rinchiusa in uno stanzino bloccato da mille serrature, mi passa nella mente e... no, non posso proprio dirglielo.

Scuoto il capo e cerco di riprendermi. Quando sollevo lo sguardo, Aizawa mi sta ancora fissando con espressione dubbiosa.

«Nella fretta...» cerco di articolare, usando le poche parole che sono uscite in modo comprensibile dalle mie labbra poco fa, solo per creare una frase completamente diversa, «mi sono resa conto di non sapere niente del ritiro e quindi» bofonchio, mentre metto a soqquadro la testa per trovare qualcosa di intelligente e convincente da propinare a mio padre, «non so se i vestiti che ho portato siano adatti, ecco. Per il ritiro, intendo. Cioè, se vanno bene per dove andiamo.» È una mezza verità, quindi Aizawa non dovrebbe fiutare la bugia nascosta nell'omissione del perché sia in crisi per dei vestiti.

Lo vedo assottigliare lo sguardo e studiarmi ancora per qualche istante. Una gocciolina di sudore freddo mi scivola lungo la schiena.

«Un bosco» dice all'improvviso, senza alcuna particolare inflessione nella voce. «Saremo in una baita all'interno di un bosco, quindi i tuoi soliti jeans e maglietta andranno bene. Anche la tuta è ottima.» Guarda il letto, dove sono sparpagliati i miei vestiti. «Hai portato almeno una felpa per la sera? Le temperature tendono ad abbassarsi un po' quando cala il sole, non vorrei che ti prendessi un malanno. Quella diavolessa di tua madre mi ucciderebbe se ti riportassi indietro con un bel raffreddore.»

DISTANCEOnde as histórias ganham vida. Descobre agora