I.

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Premesse:

Inizio con il dire che ci sono poche ma comunque in circolazione, fanfiction sulla reincarnazione come la mia, su altre piattaforme e quant'altro, quindi non scandalizzatevi se trovate similitudini.
Vorrei precisare che questo libro non è destinato allo studio.
Non è una forma dell'iliade romanzata, almeno non completamente.
Nata come fiction, qui chiedo di immaginare.
Cosa succederebbe se, per qualche arcano motivo, le anime del sanguinario Achille e del razionale Patroclo si reincarnassero in una nuova vita?
E se, per mero capriccio del Dio Primordiale in qualche modo, lo spazio e il tempo si facessero beffe di questi ultimi, facendoli vagare alla cieca in un mondo innovativo dove si devono solo trovare?
Achille e Patroclo sono comandati dal tempo, i loro ricordi passati non vengono conosciuti dall'uomo se non per una minima parte.
L'iliade che conosciamo non venne mai tradotta al completo, non si conoscono le gesta dell'eroe Acheo e dei suoi compagni.
Tutti sono senza alcuna intenzione, tutti sono umani come noi.
Solo ad Achille è stata data la possibilità di ricordare, di sapere.
E se in qualche modo le gesta del Dio Crono possano essere nobili, sono solo un dar fastidio al figlio.
La voltontà dell'anima supera di gran lunga le volontà degli Dèi, le Moire tesseranno il loro nuovo cammino.

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Nella quotidiana lotta contro il Caos, ognuno di noi sublima l'arte del controllo illusorio dell'indaffarato Cronos.

"Promettimi che starai attento." Disse così, fissandomi con i suoi occhi chiari. "Si, non preoccuparti." Dissi, armandomi del suo bronzo accecante. Prima intorno alle gambe; lucenti copricaviglia argentei, e poi con la corazza vivida e variopinta del piè rapido. "Patroclo." Mi aveva chiamato, ma io non lo sentivo. Troppo concentrato a riporre sulle mie spalle la spada e borchie d'argento. Poi con una mano presi il suo scudo lucente, e sulla testa l'elmo robusto con l'ondeggiante crina di cavallo sul pennacchio. "Limitati a spaventare i Troiani, non avvicinarti alle mura, intesi?" Io lo guardavo silenzioso mentre brandivo le due lance tra le mani. Non mi azzardai a toccare la sua; non potevo, semplicemente troppo pesante e grande che solo Achille la sollevava. "Si, Achille." Solo dopo capii che quella era l'ultima volta.
Se solo avessi saputo lo avrei baciato, gli avrei promesso che sarei tornato presto anche se non era così.

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Capitolo 1.

Patroclo per la decima volta in quel mese si era svegliato alle quattro del mattino.
Non che fosse strano, non dormiva tanto, ma certamente per il suo corpo era un problema.
In quei giorni come se non bastasse era pieno fino al collo di test, non avrebbe comunque dormito data la situazione.
Ma i suoi sogni...quelli sembravano così reali, delle visioni.
Ma non lo erano, non erano reali.
Aveva sognato così tante volte quel ragazzo, Achille.
Lo considerava una strana invenzione del suo cervello poichè era così tanto per conto suo da sognare un ragazzo fittizio (molto lontano dai suoi standard) e sebbene sembrasse reale, era quasi inquietante.
Dopotutto non avevano un filo logico e ormai erano diventati stressanti.
Di certo aveva altro a cui pensare, non a una storiella sull'Antica Grecia e a un belloccio biondo che per qualche arcano motivo si era infatuato del solitario Patroclo.
Non poteva negare però che gli piacesse.
Gli piaceva essere amato e amare più di quanto avesse mai fatto nella vita reale, e più ci pensava, più si rendeva conto che quelli non erano solo sogni.
Bensì ricordi lontani, un qualcosa che aveva già vissuto.
Ma se si fermava a quello, probabilmente non erano suoi e questo lo spaventava.
Non volle pensarci e prese un grande respiro per cercare di addormentarsi prima dell'inesorabile sveglia che divideva il suo sonno da uno snervante giorno scolastico.

"𝕮𝖆𝖑𝖑 𝖒𝖊, 𝕻𝖆𝖙𝖗𝖔𝖈𝖑𝖚𝖘."Where stories live. Discover now