Capitolo 9.

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Eleonor


«Perché se hai tra le mani un caso sulla ricchissima famiglia Spencer, hai questa faccia?»

«Ian, solo su Ian Spencer. E che faccia avrei?»

«Quella di una che ha appena sparato ad un panda.»

Mi accascio ancora di più sullo schienale della sedia della mia scrivania, inclinando la testa all'indietro e coprendomi il viso con tutte e due le braccia.

Chloe mi fissa dalla postazione accanto la mia con lo sguardo interrogativo e sbigottito di chi, ovviamente, non ha idea del guaio in cui mi sia cacciata, né del perché abbia accettato di infilarmici.

«Chloe, devi promettermi che quanto sto per dirti non uscirà da questo ufficio.»

Non se lo lascia ripetere due volte la mia amica, sempre pronta ad accogliere segreti e sostenermi senza bisogno di chiedere, avvicina la sua sedia alla mia, poggia i gomiti sulle ginocchia e la testa tra le mani, in attesa fiduciosa.

E' stata amicizia a prima vista la nostra, un incontro di anime simili che si sono scelte dal primo istante, legandosi dentro. Lei con quei suoi occhioni grandi e fiduciosi, io con la mia aria spaurita ma spavalda, completamente diverse fuori ma estremamente simili dentro. Mi è stata vicina, ci siamo sostenute a vicenda in questo nuovo progetto dello studio, le ho raccontato tanto di me, conosce ogni particolare anche privato della mia vita, a parte..

a parte alcuni eventi del mio passato su cui sono rimasta piuttosto vaga, e alcune cose, che non ho mai raccontato a nessuno, neanche a Megan – e con il senno di poisoprattutto a Megan.

Mi sento scomoda, instabile – in colpa – su questa sedia e mi illudo di trovare una posizione che mi spinga ad uscire da questo stato, eppure non è il fuori a farmi paura, è quello che c'è dentro.

«El, mi stai spaventando, che sta succedendo?»

Prendo fiato come dovessi recitare un'intera arringa con un solo respiro.

«Ricordi la questione di me e l'Ian di Meg, del fatto che ci conoscevamo da ragazzini?»

«Ricordo...»

«Bè, io e lui.. sai quel ragazzo di diciassette anni di cui ti ho parlato.. quello che mi ha praticamente spezzato quel che restava del mio cuore?»

«Oh mio Dio! Oh.. mio.. Dio!»

Non faccio in tempo a spiegare, lei non riesce neanche a muoversi per riprendere fiato e chiudere la bocca e smettere di sgranare così tanto gli occhi, che l'oggetto dei nostri discorsi si materializza dietro di lei e io mi alzo di scatto.

Ian si guarda intorno alcuni secondi prima di incrociare il mio sguardo e farmi un cenno di saluto, con il suo solito mezzo sorriso.

Gli mimo un 'cinque minuti' con le labbra mentre si accomoda nell'atrio e torno ad ammonire la mia amica intimandole di starsene zitta e buona per tutto il tempo in cui lui sarà nel nostro spazio vitale.

Quando questa mattina ho trovato la chiamata di Ian, a cui non ho potuto rispondere e poi un messaggio, in cui senza titubanze affermava di essere quasi sotto il mio studio, pronto a discutere il suo caso, non ho potuto far altro che vuotare il sacco con Chloe.

Non mi ha lasciato assolutamente nessuna scelta, impegni o meno, pronta o no, è uno che sa prendersi ciò che vuole e va dritto come un treno e io avevo bisogno di un'àncora in questo studio, qualcuno a cui affidare il controllo di una situazione che a quanto pare non riesco a tenere a bada.

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