LE NUOVE USCITE #12: DY'TH REQUIEM FOR THE SERPENT - ESOCTRILIHUM (GIUGNO 2021)

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Artista: Esoctrilihum

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Artista: Esoctrilihum

Titolo: Dy'th Requiem For The Serpent Telepath

Tipo: Full-Lenght

Genere: Black Metal

Data di rilascio: 21 maggio 2021

Etichetta: I, Voidhanger Records

Formati: CD, Vinile, Digitale

Durata: 1 ora 17 mn 50 sec

Valutazioni:

8 - metalitalia.com

80 - metallized.it

3.0 - angrymetalguy.com

88% - metal-archives.com

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Anche in questa puntata recensirò una nuova uscita dalla label nostrana I, Voidhanger Records, ovvero il nuovo album di Esoctrilihum, band black metal francese che menzionai anche nella primissima puntata di questa rubrica.

Nonostante ciò, è proprio da febbraio che non ascolto questa band, quindi affrontare questo disco sarà come riscoprirli per me!

Stavolta mi immergerò nell'ascolto senza preamboli; vediamo come sono le tracce.

Ezkikur trasporta subito in un altro mondo, un mondo epico e ultraterreno: le sonorità, pur essendo black, privilegiano la melodia ed ho trovato meraviglioso il passaggio da vocals pulite a vocals sporche con quell'immersivo tappeto di chitarra pulita e in riverbero. E non solo! In questa canzone viene suonato persino il violino, che fa da preludio a sonorità ambiziose e quasi orchestrali.

Vi dico subito che quasi mi venivano le lacrime agli occhi ascoltando tutto ciò... non avrei potuto chiedere una traccia d'apertura migliore di questa.

Questi 6 minuti e 28 son volati, ed ecco la seconda Salhn, aperta da una melodia orientaleggiante (che sarà una costante durante la durata del brano) e, allo stesso tempo, apocalittica che accompagna le cavernose vocals di Asthagul.

La cosa che mi ha colpito di questa canzone è di come sembri sia avanguardistica che estremamente vecchia scuola: specialmente negli ultimi 2 minuti, potrebbe essere scambiata per un'oscura band black metal che non ha avuto la fama che meritava negli anni '90 e viene scoperta solo nei tempi odierni, come un piccolo reperto archeologico.

Tyurh ha un inizio più "strong" rispetto alle precedenti, con quel velocissimo blast beat e con quell'organo da rito sacro. Prosegue con quell'energia, ulteriormente enfatizzata dalle vocals sia in stile "black" che "death".

Ho trovato molto suggestivo l'intermezzo con quelle campane che risuonano in lontananza, non me lo aspettavo.

Baahl Dutr ha un riff d'apertura molto catchy, e avverto un "sentore" melodic death-doom metal. Però non mancano i momenti molto grezzi, che sono sapientemente bilanciati con le parti che hanno le vocals in pulito.

Agakuh conferma l'intuizione di prima: incomincia lenta e "doom". Ricorda sia il doom death metal, che il sottogenere funeral doom metal, e suona molto old school, che per me è un pregio.

Cosa non meno importante, trovo poetica l'esplosione della melodia del violino verso i 3 minuti, dopo un'inizio così primitivo!

Eginbaal potrebbe essere una buona rappresentazione del symphonic black metal, se non fosse associato al sound dozzinale alla Dimmu Borgir.

Il finale così sghembo e lamentoso la rende ancora più affascinante, per quanto mi riguarda.

Dy'th inizia molto tradizionale, seguendo il canone death metal e, quindi ha delle vocals seriamente inquietanti e basse.

E' impossibile non fare un minimo di headbanging mentre la si ascolta: è cattiva e senza orpelli, ma non è assolutamente ostica, specialmente con quel finale che recupera tutto insieme la melodia che si era per un po' fatta da parte!

Craânag, un'instrumental, riprende un'atmosfera tipica dei Summoning arricchendola di sonorità sinfoniche.

Segue Zhaïc Daemon, una potenza prevalentemente symphonic black metal, con sfumature death.

Nominès Haàr ha una performance vocale che all'inizio mi ricorda molto quella di Dead in "De Mysteeris Dom Sathanas" e anche le sonorità son molto black metal e si mantengono tali per tutto il brano.

Dopo la precedente solenne chiusura, la penultima Xuiotg si fa inquietante e mortifera: le vocals sembrano provenire da sottoterra e il suono sembra essere più "sfocato" ed allucinato. I synths evocano una strana aria esotica e allo stesso tempo esoterica, e questa direzione viene seguita anche dalle chitarre oltremodo distorte.

Dopo i 5 minuti, subentra un transilvanico finale che smorza la forte aggressività dei momenti precedenti.

Hjh'at decreta la fine di questa ora che è volata, riportando come protagonista il violino e il suo suono malinconico, maledetto, decadente e vagamente folk.

Bene, posso giungere a delle considerazioni generali su questo lavoro.

Come ho già detto, nonostante quest'album fosse lungo quasi quanto quello che ho recensito la scorsa puntata ("Eterofotos" di Spectral Lore - recensione linkata nei commenti), non è stato per niente faticoso ascoltarlo!

E ho capito in cosa consiste questa ricetta: un giusto equilibrio tra innovativa sperimentazione, che però, essendo basata sulla melodia e sull'atmosfera, non risulta astrusa o inaccessibile, e tra richiami tradizionali, che fanno sì che il lato più innovativo di questo album non risulti prepotente e che non renda tedioso tutto l'insieme.

C'è anche un equilibrio tra melodia, che è centrale in questo disco e lo rende molto "scorrevole", e tra sonorità molto pesanti e grezze; inoltre, c'è una contaminazione tra vari sottogeneri del metal (in primis doom, death, black e folk - vi evito il listone di sottogeneri più specifici) che non risulta casuale!

In poche parole, la Voidhanger ha sfornato un altro prodotto estremamente interessante e sono sicura che se avrete voglia di ascoltarlo, ne rimarrete anche voi catturati!

Dunque,

IL MIO VOTO PER QUEST'ALBUM E': 9

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Anche questa puntata è finita!

Vi attira questo disco? Se lo avete già ascoltato, fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti, intanto!

Come al solito, troverete nei commenti i link ai canali ufficiali della band!

Alla prossima uscita!

LE CANZONI DELLA SETTIMANA - Una rubrica musicale da @ombreelucidellavitaWhere stories live. Discover now