40 - Lo sai che ti voglio bene

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Le lezioni ricominciarono.

Il ritorno sui banchi fu violento e traumatico. Alessandro, abituato all'assenza di orari, soffrì molto nell'adeguarsi - di nuovo - a quella consuetudine fatta di sveglie, tram, lezioni e responsabilità. Quella realtà l'aveva completamente rimossa.

In aula finiva spesso risucchiato da pensieri che non portavano a nulla. Invece di ascoltare i professori elaborava frasi ricercate o d'effetto in un dialogo costante con sé stesso; l'unico scopo era quello di mettere di buon umore, stupire o castigare l'interlocutore immaginario di turno; recitava la parte dell'amabile, dell'illuminato o del cattivo; un sorriso accennato, soddisfatto o uno sguardo truce definivano il tipo di elucubrazione del momento. Dava voce a un mondo di parole che non avevano nulla di funzionale, se non quello di deconcentrarlo.

Il suo era un assestamento lento e faticoso.

Nondimeno, il ritrovo col gruppo confermò che non era l'unico a provare quelle sensazioni, anzi, molti erano messi peggio di lui. Per alcuni la sofferenza era palpabile, la trasmettevano per induzione, sia per l'inizio dei nuovi corsi sia per gli ultimi appelli andati male.

Tra i tanti Stoner. Con un solo esame fatto, si trovò spiazzato e senza obiettivi. Un fardello con cui doveva fare i conti. Durante una pausa davanti alla macchinetta del caffè confessò: «Giuro, non so più cosa seguire. Non so se rifare il primo anno, passare al secondo o studiare da casa e basta?» Sul suo viso la frustrazione era evidente, una condizione che gli impediva di vivere con serenità. «Che fortuna hai avuto tu a superarli tutti. Non sai quanto t'invidio» confidò ad Alessandro.

«Grazie, come hai detto tu, solo fortuna» rispose lui, accennando un sorriso a labbra strette.

«A te, invece, come sta andando?» chiese Stoner a Fabio.

«Questo semestre lo salto. Con solo due esami sul libretto non ha senso seguire altre materie. Mi preparo per gli appelli di fine anno e poi vedo.»

«Ti capisco. L'ultimo l'ho cannato pure io. Nemmeno il tempo di iniziare e mi ritrovo di nuovo nel tunnel dell'esaurimento nervoso» confessò Giorgio avvilito. «Spero solo che alla fine ci sia un po' di luce e non un'altra mazzata sui denti come l'ultima».

«Dai che ce la fai! Un po' di ottimismo» lo incitò Giulia, la più rilassata e abbronzata tra tutti. Del resto, lei le vacanze le aveva finite la settimana prima; grazie all'impegno profuso durante l'anno e agli ottimi risultati raggiunti si era potuta godere un'estate senza riserve.

«Eh! Fossi come te» ammise Giorgio rassegnato. «A me ne mancherebbero due. Per non restare indietro comunque frequento e nel frattempo ripasso gli altri. Però non è facile, anzi è un delirio totale».

«Fai bene a frequentare. Almeno vedi cosa viene fatto e non perdi il ritmo. Poi ci fai pure compagnia» ribatté Alessandro.

«Infatti, a lezione siamo sempre meno» constatò Giulia. «Tra chi si è ritirato, chi non segue, chi studia da casa... in pratica dei soliti siamo rimasti solo in quattro».

«Beh, comunque c'è un sacco di gente nuova. Basterebbe allargare il gruppo» considerò Alessandro.

«A chi?» chiese Stoner.

«Io ho già inquadrato qualche tipa interessante. Studiare con loro potrebbe essere stimolante» rispose, facendogli l'occhiolino.

«Vedi!?» sbottò Stoner. «Io non posso manco più studiare con voi. Che nervi!»

«E questo non è bello. Al più puoi tirare dentro qualcuna del primo anno» gli fece eco Alessandro sorridendo.

«Bravo. Prendimi in giro pure tu» replicò Stoner amareggiato.

«Scherzo! Lo sai che ti voglio bene» lo consolò lui.

Alessandro, come Giulia, poteva lasciare spazio al nuovo, e questo lo gratificava e lo poneva su un altro piano. Con la coscienza a posto, non aveva nulla di cui preoccuparsi.

Le sue erano solo seghe mentali.

Doveva solamente darsi da fare e studiare.

Eccesso e LeggerezzaWhere stories live. Discover now