Benvenuto a Roma, Harold

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"Harry Edward Styles."

Harry scatta sull'attenti, quando vede il suo coinquilino presentarsi sulla soglia della stanza in maniera così improvvisa da spaventarlo. È arrivato qui soltanto ieri eppure, in qualche modo, si sente già a suo agio in questa casa folle con Niall che non fa altro che cantare e mangiare ad intermittenza. Forse non tantissimo in questo momento, ma niente che non sia in grado di sopportare. "Come fai a sapere il mio secondo nome?"

"I tuoi documenti" gli ricorda, sventolandoli in aria per mostrarglieli. E oh, certo, aveva dimenticato di averglieli dati ieri per il check-in. "Adesso posso sapere cosa ci fa un turista chiuso ancora in un appartamento a sistemare i vestiti nell'armadio?"

"Non lo so, Niall. Disfo la valigia?"

Il biondino alza gli occhi al cielo, incredulo, mentre entra nella stanza e gli appoggia i documenti sul comodino. "Oh Dio, Harry, dovresti andare in giro a vedere la città. Non hai qualche amico a Roma? Penso di sì, altrimenti per quale motivo saresti venuto da solo?"

Harry si morde il labbro, imbarazzato, sedendosi sul letto. "Sono completamente solo, in realtà."

"Wow, questo non me lo aspettavo. Non sarai né il primo né l'ultimo ma devo ammettere che nonostante i tuoi capelli lunghi non mi sembravi il tipo - non guardarmi così, ricciolino, di solito i turisti avventuruosi hanno sempre i capelli lunghi" gli dice, strappandogli una piccola risata. Poi si siede sul letto di fronte a lui, incrociando le gambe e guardandolo con curiosità. "Cosa ti ha spinto a venire qui da solo, allora?"

"Oh, domanda diretta. Ok" mormora Harry, prendendo un respiro profondo. "Non prendermi in giro, ti prego, ma... questo mese avrei dovuto sposarmi."

Niall esita per un lunghissimo istante, poi si allunga verso il comodino per recuperare i documenti e controllare una seconda volta. "Sì, ok, non ricordo male io. Hai solo 22 anni! Che diavolo di problema avete dalle vostre parti? Noi italiani non facciamo le cose sul serio prima dei 35 anni."

"Non mi sembri molto italiano, scusami" ci prova Harry, curioso. Se Niall si è già preso tutte queste confidenze con lui, forse può fare lo stesso.

"Sono irlandese, in realtà. Mi sono trasferito qui con i miei genitori quando avevo dodici anni, poi qualche mese fa hanno deciso di tornare in Irlanda e io ho scelto di rimanere qui perché anche se ho odiato questo posto quando sono arrivato da adolescente, alla fine è diventata casa mia" gli racconta Niall. "E, a proposito di casa, qui vivevo con i miei genitori e non l'hanno venduta ma ovviamente ho dovuto mettere la camera degli ospiti in affitto. Tu sei il mio primo turista, Harry Styles. Ora che ti ho raccontato la mia storia, mi spieghi quanto hai battuto forte la testa da bambino per decidere di convolare a nozze così presto? Hai perso una scommessa?"

Harry sorride un po' per la sua curiosità, poi incrocia le gambe sul letto per mettersi comodo. "Mi sono fidanzato con il mio migliore amico quando avevo quindici anni, quindi puoi immaginare. Le cose sono diventate subito serie perché conoscevamo già le nostre famiglie e tutto il resto. I nostri genitori sapevano che sarebbe successo prima o poi perché pensavano che fossimo, tipo, anime gemelle? E anche noi, a dire il vero. Abbiamo sempre fatto tutto insieme, università insieme, tutto. Dopo la laurea abbiamo deciso di sposarci perché non vedevamo motivo di perdere tempo, ma a febbraio mi ha detto di aver bisogno di una pausa di riflessione."

"No, pazzesco."

"Già" mormora Harry. "Abbiamo dovuto annullare tutto ed è stato piuttosto doloroso. Ho trascorso gli ultimi tre mesi chiuso in casa a piangere, ma quando la data del matrimonio ha cominciato ad avvicinarsi, ho capito che non potevo farcela. Dovevo andare via da lì."

Niall annuisce, lentamente. "Sembra un film, Harry. Piuttosto, sei stato davvero chiuso tre mesi in casa?"

"Be'... sì?"

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