Zombie

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Gli aveva detto: Quando tornerai tra noi sarai un uomo.

Tornerai cresciuto, rispettoso, timoroso, ben educato; sarai un uomo perfetto e sarai pronto per la tua vita da adulto. Una vita perfettamente ordinaria come la nostra.

Tornerai, tornerai... o forse resterai lì per sempre.

Questo era tutto ciò che gli aveva detto suo padre.

Ben riapre gli occhi mentre il bus rallenta, varcando i confini della Città.

Per tutto il viaggio aveva ripensato alle ultime parole dei suoi prima di spedirlo a Poland, nel Maine, ma l'unica cosa che riesce a ricordare davvero è quella predica di mezz'ora che suo padre gli aveva fatto sull'uscio di casa, prima di accompagnarlo alla fermata, e che aveva ascoltato a tratti.

Suo padre, in piedi davanti a lui, circondato dalla luce del primo pomeriggio, che risplendeva attorno alla sua figura ricordando una sorta di profeta in piena crisi mistica. Ben aveva alzato gli occhi un paio di volte, guardando oltre la sua spalla, e aveva visto il viale desolato davanti casa, l'immondizia agli angoli delle strade, e più in alto, in lontananza, i fumi scuri e densi delle fabbriche dell'area industriale.

Poi Mr. Hill si era accorto che suo figlio aveva smesso prestargli attenzione e si era deciso ad accompagnarlo alla fermata. Ben aveva urlato un saluto alla madre e si era lasciato alle spalle il cielo coperto da perenni nuvole scure della Città.

Destinazione: Élan. Un collegio severo quanto costoso, dove avrebbe passato il suo ultimo anno di scuola tra studio e sedute di terapia comportamentale.

E che gran bella terapia del cazzo, viene da pensare adesso a Ben. A posteriori, forse, avrebbe fatto meglio a scappare la notte prima di partire per quel viaggio di quasi dieci ore.

Mentre appoggia la fronte al finestrino sudicio del bus, intravede le prime case delle Città, quelle che sono disabitate da anni perché troppo vicine all'area industriale e ai rifiuti tossici che produce; in men che non si dica un odore sgradevole si diffonde anche nel bus, e Ben si copre il naso con la maglietta, non più abituato a quell'odore di marciume e rifiuti.

Il bus arriva all'ultima fermata e Ben, non appena scende, resta a guardare lo scenario, che non è cambiato di molto nel suo anno di assenza. O forse non gli sono rimasti abbastanza neuroni per ricordarsi come fosse la sua vita fino a un anno prima.

Prima di essere spedito alla Élan, Benjamin Hill era noto dalle parti della Città come Zombie. S'intrufolava di notte nella fabbrica di vernici, al limitare dell'area industriale, e dava una bella annusata nei ripostigli, alla ricerca di un breve quanto intenso sballo causato dagli elementi chimici usati per produrre colle e vernici. Una roba del genere ti fa sentire una forza per qualche minuto, e una merda totale per le ore successive.

Il giorno dopo le sue scorribande, si vedeva Ben aggirarsi per la scuola o nel suo quartiere con gli occhi semichiusi e la bava alla bocca: nessuno aveva mai capito quanti danni avesse effettivamente subito per via del suo hobby, ma il suo aspetto era bastato a rifilargli quel soprannome.

Chissà se i suoi amici ricorderanno ancora quelle storielle idiote su Ben. Magari hanno rimosso del tutto la sua stessa esistenza, o magari lo stanno aspettando per una festa a sorpresa con tanto di palloncini e festoni, come nella più smielata delle commedie della TV.

La strada dalla fermata del bus al proprio quartiere la ricorda ancora alla perfezione, e anche questa non è cambiata. Mentre Ben la percorre sente la puzza dei sacchi dei rifiuti, aperti dai cani randagi e da altri animali durante la notte, che marciscono sotto al sole. Nessuno viene a prenderli finché non sono ridotti a un mucchio di melma irriconoscibile, creando di conseguenza un casino tutt'intorno poiché i rifiuti diventano quasi impossibili da raccogliere. Un classico.

Favole dalla DiscaricaWhere stories live. Discover now