𝔠𝔞𝔭𝔦𝔱𝔬𝔩𝔬 𝔮𝔲𝔞𝔯𝔞𝔫𝔱𝔲𝔫𝔬

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Sono riuscita a sopravvivere a una giornata.

È stata dura, è stato difficile trattenere le lacrime.

La voglia di scoppiare è alta, sempre più alta.
Vorrei urlare al mondo come mi sento adesso.

Vorrei che tu, Draco, capissi quanto sto male ogni volta che mi ferisci.

Vorrei che vedessi come mi hai ridotta e poi vorrei che mi consolassi avvolgendomi nelle tue braccia dicendomi che finché siamo insieme andrà tutto bene.

Ma non posso perché sei tu la causa del mio malessere.

Sto tornando in camera quando una esile mano mi avvolge il polso.

"El ti prego, possiamo parlare?"

"Dimmi Daphne.
Vuoi che ti dica le posizioni preferite di Draco?"
Sputo acida girandomi verso di lei.

"Mi dispiace tanto El, io non avrei mai voluto farlo.
Ieri è stata una serata complicata e io non-"

"Risparmia la parte in cui dici che ti sei lasciata prendere dal momento."
Rido amaramente.

"C'è qualcosa di importante che vuoi dirmi?
O solo queste penose scuse?"
Continuo.

"Ti voglio bene El."

"Si certo.
Ciao Daphne, ti auguro una buonanotte."

Mi allontano da lei ed entro.

Chiudo la porta appoggiandomi a essa e caccio un sospiro disperato.

Sussulto quando sento una voce femminile.
"Tutto bene?"

"Oh Dio Pansy!
Mi hai fatto prendere un colpo!"

"Sul serio El, con me non devi fingere.
Te lo richiedo, tutto bene?"

Potrei lasciarmi andare con lei.
Se lo farai, il tuo patetico teatrino andrà distruggendosi.

È vero, non posso lasciar trasparire emozioni, con nessuno.

"Sto bene Pansy, stai tranquilla.
Piuttosto sto uscendo, non penso di tornare presto."

Ignoro le sue domande sul luogo dove mi sto recando ed esco di nuovo.

Dove vai?
Lo sai benissimo.

Il tragitto per la stanza delle necessità non è mai stato così lungo.

Non suono da un po', ne ho bisogno.

Con la musica non serve nascondere le proprie emozioni, è inutile.

Cammino tre volte avanti e indietro e il muro prende le sembianze di una porta.

La stanza mi si presenta come al solito: un pianoforte a coda nero, un'infinità di spartiti e quel poco di luce necessaria per suonare.

Mi avvicino allo sgabello e mi siedo.

Tra gli spartiti, l'unico a catturare la mia attenzione, è uno di cui non avevo mai sentito parlare.

Rue de trois frères.
Via di tre fratelli.

Non ne conosco l'autore.

Banale rispetto a quello che suono di solito ma mi incuriosisce.

Inizio a leggerlo e nel giro di un'ora lo finisco.

La melodia è semplice ma, se suonata correttamente, può esprimere tanto.

Le mie dita si muovono agili sui lucidi tasti bianchi.

Con lo scorrere della melodia, lascio andare tutte le emozioni che ho trattenuto durante il giorno.

Libertà.
Ecco ciò che sento quando suono.

yours //Draco MalfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora