Le lacrime scomparvero e lui si ritrovò con un vestito da sera blu con una spilla a forma di rosa bianca sul petto.
Si guardò in uno specchio e sobbalzò. Non riusciva a vedere il suo riflesso.
Fece spallucce e andò in soggiorno da Lucrecia, ma non la trovò.

"Will, chi stai cercando?" gli chiese sua madre.
"La mia amica" le rispose guardandosi intorno.
"Ma è proprio dietro di te"

Si voltò e la vide sorridente con un vestito da sera nero e i capelli raccolti in una treccia.
Gli sfuggì un "sei bellissima" con tono sognante e la ragazza ricambiò con un bacio sulla guancia.
Si ritrovarono in un'enorme sala da ballo piena di ragazzi vestiti di tutto punto.

"Balliamo?" le chiese prendendola per mano.
"Certo" rispose raggiungendo il centro della sala insieme a lui.

Sembrava che ci fossero solo loro due in quell'enorme salone da ballo.
Danzarono fino allo sfinimento ridendo e scherzando per dei minuti che sembravano ore, non perché si stessero annoiando ma perché era come se il tempo si fosse fermato solo per loro. Finito di ballare andarono affamati verso il tavolo pieno di cibi e bevande.

"Will"
"Sì?"
"Io ti..."

Lo scenario cambiò di nuovo e si ritrovò a vivere il ricordo della battaglia contro la sua amica. Il suo stato andò dall'incosciente al lucido e il terrore iniziò a scorrergli nelle vene gelando ogni sua mossa appena acquistò coscienza sull'accaduto.

"Io ti odio, Will"
Era la frase più orribile che gli avevano rivolto. Lei lo aveva tradito e quasi ucciso nonostante insieme avessero passato innumerevoli bei momenti. Aveva fatto di tutto per lei: aveva rischiato la sua vita, aveva mentito per proteggerla e le aveva dato tutto il suo affetto, ma si era solo approfittata di lui e della sua ingenuità.
Era inutile continuare a credere che tutto ciò che era successo non fosse vero quindi guardò la sua nemica dritta negli occhi e le disse ciò che provava veramente: "Anch'io ti odio, Villain".

*****

Aprì lentamente gli occhi e si guardò intorno smarrito. La stanza era spoglia e lui era sopra un lettino con una coperta leggerissima. Faceva stranamente freddo per essere aprile o comunque il mese in cui era stato aggredito.
Riacquistò in parte coscienza sull'accaduto e su dove si trovasse. Spostò lo sguardo sulla flebo, si inumidì le labbra screpolate da tempo e si asciugò le lacrime.

Provò a mettersi seduto, ma un dolore lancinante al petto lo fece restare sdraiato. Cosa gli era successo?!
Ma certo! L'attacco alla sua scuola, Lucrecia, la carica del fucile... Gli avevano sparato.
Sì controllò il petto e vide una piccola cicatrice sul pettorale destro. Era lì che lo avevano colpito. Si ricordò dell'ultima espressione di Lucrecia e iniziò a piangere come un bambino di sei anni che aveva perso da tempo la sua sorellina.
Lo stesso era accaduto con la sua migliore amica. L'aveva persa per sempre e, dato che i bei momenti passati erano tutti frutto di una finzione da parte della ragazza, non pensava che la loro relazione si sarebbe ricucita.
Ormai era andata così, ma non riusciva comunque a sopportarlo. Era ben peggio di un lutto poiché la persona a cui lui teneva di più al mondo gli aveva detto chiaro e tondo che lo odiava e che aveva finto di volergli bene per tutto quel tempo.

Non poteva fare a meno di piangere e disperarsi finché non arrivò un'infermiera a consolarlo. Subito dopo fu visitato da un dottore piuttosto giovane che riuscì a farlo mettere seduto. Era questione di tempo e il dolore al petto sarebbe passato.
A dire la verità gli faceva più male il tradimento di Lucrecia che la sua ferita.

Dopo una settimana fu dimesso dall'ospedale e apprese che era stato in coma per mesi fino a ottobre dello stesso anno. Da un lato era stato fortunato perché il suo sonno sarebbe potuto durare ancora per molto ma dall'altro aveva saltato persino le vacanze estive e un mese nella sua nuova scuola.

Dopo aver lasciato l'ospedale andò subito nella sua nuova scuola, la Brooklyn Superhero Academy.
Era così emozionato all'idea di essere in un dormitorio proprio come nei film!
I suoi genitori gli avevano detto che avevano fatto richiesta di farlo stare insieme a Ethan e Hamilton, i suoi due migliori amici che lo avevano sempre aiutato e sostenuto quando ne aveva più mi sogno.

Arrivò davanti alla porta del suo dormitorio, prese un grosso respiro e la aprì trascinando dentro il suo grande trolley rosso con tutti i vestiti, i fumetti e le foto dei momenti più belli della sua vita.
I suoi due migliori amici corsero ad abbracciarlo.

«Ehi! Calmi! Sono ancora un po' indolenzito» disse Will.
«Ma la ferita te la sei procurata mesi fa» protestò Ethan stringendolo forte.
«Sì, ma sento dolore lo stesso»

Si allontanarono e si guardarono negli occhi felici di essere di nuovo insieme.
Scoppiarono in un'allegra risata e i due incominciarono a raccontargli tutto ciò che era successo durante la sua lunga assenza senza tralasciare nulla. Passarono tutto il pomeriggio a parlare, a ridere e a scherzare ignari del fatto che da quel giorno sarebbe incominciata la loro nuova avventura.

School of Heroes - da revisionareOù les histoires vivent. Découvrez maintenant