Dietro le quinte del Wembley Stadium - Parte II

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-Ti ringrazio del complimento Brian-

Le sue parole, stranamente pronunciate in tono dolce, mi riportano alla realtà. Siamo vicini, molto vicini, così vicini che quando respira il suo seno sale fino a lambire il mio petto. I miei occhi non possono fare a meno di ammirarla, perdersi nella sua bellezza, nei suoi occhi scuri che non avevo mai visto così grandi e belli, le sue labbra rosse, il collo sinuoso, il petto morbido e tondo evidenziato dall'aderenza della canotta chiara. Il suo tatuaggio, quei tre ideogrammi dal significato a me ancora oscuro, salgono e scendono al ritmo lento e cadenzato del suo respiro. D'un tratto la vedo sollevarsi sulle punte e avvicinarsi al mio orecchio.

-Che c'è?- mi sussurra -Non mi hai mai guardato così-

La sua mano sale lentamente verso i miei capelli, afferra un ricciolo tra pollice e indice e lo arrotola lentamente attorno quest'ultimo, ma mentre lo fa sospira, mordendosi il labbro inferiore: se mi vuole sedurre ci sta riuscendo molto, ma molto bene.

-Io...io...- balbetto, non so se più eccitato o imbarazzato -E' vero Frida, solo che tu...ecco...non hai mai...-
-Lo so, ma...ma magari mi sbagliavo prima- replica con sguardo pieno di malizia.

Le sue dita sottili abbandonano i miei riccioli scuri e cominciano a scendere, sempre con molta lentezza, lungo il mio petto semi-scoperto dalla camicia che tengo mezza sbottonata. Un brivido, un brivido freddo, ghiacciato mi percorre la schiena con la stessa velocità con cui un lampo squarcia il cielo. Non è lo stesso brivido che ho provato prima con Margot, no, è diverso, è più intenso, travolgente, più impetuoso, nemmeno con Amalia è mai stato così bello. Prendo fiato nel tentativo di riprendermi, non posso fare sempre la figura del citrullo in certi momenti, e cerco di recuperare le redini della situazione. Con le dita della mano destra le accarezzo il viso e lascio che quelle dell'altra mano facciano lo stesso lungo la sua schiena. Non appena la sfioro la sento contrarsi, ma è solo un attimo, poi si lascia andare a me senza remore alcuna.

-Ho sempre cercato di fartelo capire che c'è qualcosa tra noi- le dico sottovoce.

La mia mano raggiunge le sue labbra semiaperte, il respiro che ne fuoriesce è così caldo che mi riscalda la punta delle dita come il focolare di un camino acceso. Frida per un attimo chiude gli occhi e quando li riapre la sua mano riprende a scendere lungo il mio petto, raggiunge il mio basso ventre e si ferma.

-Se vuoi posso scendere ancora- mi propone con voce sensuale -Basta soltanto che tu me lo dica-
-Beh...io di certo non ti fermo-

Chiudo gli occhi e sospiro, non mi sembra vero che sta per accadere, ma non appena faccio per posare le mie labbra sulle sue...

-Ma non ti rendi conto di cosa sei diventato?-

li spalanco velocemente come se avessi sentito la voce del diavolo. Le mani di Frida hanno abbandonato il mio corpo e i suoi occhi mi fissano, ma non con malizia come un minuto fa, no, mi fissano fieri, orgogliosi, sdegnosi. Con un rapido gesto si divincola dal mio abbraccio, i suoi braccialetti d'argento si sfiorano tra loro producendo il classico suono argentino, Frida indietreggia verso il tavolo da trucco a cui si appoggia con forza, lasciando lievemente traballare lo specchio illuminato.

-Ma...ma cosa...- balbetto sconcertato, incapace di comprendere un così repentino cambiamento d'umore.
-Credevi di avercela fatta, non è vero?- domanda con sorriso beffardo -E invece no, caro mio, io non ci sto con quelli come te-
-Frida, io non so tu cosa stia dicendo adesso...- e faccio per avvicinarmi a lei, ma lei di risposta s'allontana.

-Ancora non capisci?- ribatte furiosa -Passi da una donna all'altra manco fossimo dei giocattolini pronti a soddisfare ogni tuo desiderio, non riesci a prendere una decisione seria, una, sulla tua vita matrimoniale, tradisci tua moglie e perfino la tua amante!-
-Io non tradisco Margot!- provo a difendermi, ma lei m'attacca di nuovo: -Ah si! Tu non la tradisci?- e ride -E quello che hai fatto con la ballerina lì, a Monaco, non è un tradimento quello? Quello che stavi per fare con me non è un tradimento? Io....io penso di sì, io penso che ormai tu non possa più tornare indietro-

Cosa potrei risponderle? Nulla, ha perfettamente ragione su tutto. Potrei controbattere in qualche modo e cercare di arrampicarmi sugli specchi per farle capire come stanno le cose dal mio punto di vista? E a cosa servirebbe, finirei per farci ancora di più la figura del traditore meschino e del maschilista che gioca a fare il playboy per passatempo. Abbasso la testa, lasciando che i miei riccioli scuri mi coprano il viso rosso dalla vergogna e d'improvviso, quasi senza che me ne accorga, sussurro qualcosa: -Io non sono felice di quello che sono- e alzo di nuovo il capo.

Frida resta in silenzio a fissarmi qualche secondo prima di rispondermi: -Sei ancora in tempo per poter cambiare-, poi si volta verso lo specchio e, come se nulla fosse successo, riprende a sistemare le sue fotografie.

Resto alle sue spalle per qualche minuto, in silenzio, nella speranza che lei, adocchiando il mio riflesso nella lastra illuminata, possa girarsi ancora e dirmi qualcos'altro, ma niente. Ogni tanto la vedo sbirciarmi dal vetro son sguardo severamente arcigno, ma nessuna reazione. Sospiro rassegnato, incapace a dire o fare altro a mia discolpa, mi giro e con passo lento raggiungo la porticina gialla di plastica, poggio la mano sulla maniglia, mi fermo e mi volto: Frida è sempre lì, a mettere a posto le sue foto.

-Ti auguro una buonanotte- le dico nella mente, non ho più il coraggio di parlarle ormai.

Apro la porta ed esco dalla roulotte, scendo veloce i tre gradini e comincio a camminare verso l'uscita dallo stadio con le mani nelle tasche dei pantaloni. Un fresco venticello notturno s'intrufola furtivo sotto la mia camicia semiaperta: ed è solo silenzio intorno a me.

Il corso di fotografia - A Brian May Fanfiction Where stories live. Discover now