Quella sera al Marquee Club

204 14 86
                                    

9 Aprile 1973
Marquee Club - 165 Oxford Street - Soho - Londra
Ore 20 circa

-Brian, ma...ma devo venire per forza?-

La sommessa protesta di Lilibeth mi fa voltare verso di lei e richiudere, per la terza volta, la porta d'ingresso del Marquee Club.

-Ma certo, ma certo amore mio che devi venire anche tu- le rispondo avvicinandomi a lei, rimasta impalata al centro del marciapiedi.

-Ma...ma io mi sento una...un pallone gonfiato! Che figura ci faccio con le fidanzate dei tuoi amici che saranno di sicuro magrissime e...e bellissime!?- piagnucola -Io...io...guardami Brian- e si apre il cappotto -...sembra....sembra che sto per scoppiare!- e si gira, con volto deluso, dall'altra parte.

Sospiro: saranno anche gli ormoni, ma a volte ci vuole tanta, tanta pazienza con lei. La raggiungo, poggio a terra la custodia con la Red Special e quella con il mio abito di scena e poso le mani sui suoi fianchi che si fanno morbidi e tondi ogni giorno di più.

-Lilibeth...ne abbiamo già parlato prima a casa. Loro non ti giudicheranno mai, sono bravissime ragazze e, anzi, mi hanno detto che non vedono l'ora di conoscerti. Anche i ragazzi, anche loro sono curiosi di vederti, parlo a loro di te praticamente tutti i giorni-

Lilibeth si gira di nuovo a guardarmi, i suoi occhi sono dolci e spaventanti come quelli di un cerbiatto impaurito, e io poggio la mia fronte sulla sua prima di mormorarle: -Tu sei bellissima Lilibeth, sei la ragazza più bella del mondo-

-Anche adesso che sono la donna cannone?- fa lei con un pizzico di ironia.
-Anche adesso lo sei, certo...ma...ma per me non sei la donna cannone, per me sei una ragazza stupenda che tra un mese partorirà un bimbo o...o una bimba altrettanto stupendo o...o stupenda che io non vedo l'ora di abbracciare e riempire di baci- e le bacio la fronte, dolcemente.

Lei chiude gli occhi e quando lei mie labbra si staccano dalla sua pelle soffice mi dice: -Mi piaci quando sei precisino, lo sai?-

-Io...io...quando?- tentenno imbarazzato.
-Quando precisi se sarà maschio o femmina: un altro al posto tuo userebbe solo il maschile-
-Lo so, viviamo in un mondo maschilista, ma...ma certi concetti vanno superati-
-Condivido, ma...ma ci proveremo domani. Ora abbiamo un concerto che ci aspetta- e mi sorride.
-Sì, giusto. Allora...allora andiamo- e le sorrido anche io.

A malavoglia mi stacco da lei, riprendo le due custodie dal marciapiedi e mi avvio verso la porta del Club che, adesso, spero di aprire e non richiudere più. Avvinghio con il mignolo della mano destra, l'unico dito che riesco a muovere senza far cadere nulla per terra, la maniglia della porta e provo a tirarla giù, ma senza successo e così, con mio immane sforzo, sfilo dal gancio della custodia anche l'anulare che, nemmeno fosse il braccio di Popeye, va a dare man forte al ditino ormai rosso per la dura prova a cui lo sto sottoponendo.

-Vuoi una mano?- mi chiede Lilibeth, fissandomi con occhi interrogativi.
-E io mi farei aiutare da te?- protesto a denti stretti, continuando a tirare giù la maniglia che proprio non vuole saperne di ubbidirmi -Piuttosto mi faccio spuntare una terza mano, ma...ma tu non devi fare...fare sforzi...io...io...-

La maniglia d'improvviso s'abbassa, diventando magicamente leggera come una piuma, e io tiro un sospiro di sollievo.

-Hai visto?- replico io un po' borioso -Mai sottovalutare la mia...-

Non faccio in tempo a finire la frase che la porta, senza la mia volontà e la mia forza soprattutto, si apre e un ragazzo, camicia nera, jeans scuro e boccale di birra mezzo vuoto in mano, fa capolino dall'interno con occhi stralunati.

Il corso di fotografia - A Brian May Fanfiction Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora