«Non ne ho idea, l'ho trovata sullo zerbino davanti casa. In realtà ne ho trovate due» spiega alzando le spalle con noncuranza.

Afferro l'asciugamano appoggiato al sostegno del sacco da boxe e me lo passo sul viso, asciugandomi il sudore. «Fammi vedere» ordino, allungando una mano verso di lui.

Isaac mi porge la busta che io prendo immediatamente, poi si porta una mano tra i capelli ricci castani. «Credo che sia un invito per un negozio, anche se la frase è molto, molto strana, quasi...» si prende del tempo per cercare il termine giusto «...inquietante.»

Alzo un sopracciglio nella sua direzione mentre apro la busta ed estraggo il foglio bianco con il simbolo di un girasole in alto a destra.

"A chi si trova nella linea invisibile che separa il sopravvivere dal vivere.
Venerdì, ore 20.
R.G."

Quando finisco di leggere, incrocio lo sguardo confuso di Isaac e leggo nei suoi occhi azzurri uno scintillo di curiosità. «Mi sembra chiaro che tu voglia andarci a questo incontro, come hai definito tu, "inquietante"» affermo, mimando il segno delle virgolette.

Lui ridacchia. «Sai bene quanto le cose strane mi affascino» dice, poi scuote la testa. «Ma sai anche che non ci andrò se non ci sarai anche tu. Sei tu il capo qui.»

«La gang si è sciolta molto tempo fa, Isaac» annuncio, portandomi l'asciugamano su collo. «Non sono più il tuo leader.»

«Sarai sempre il mio leader, Derek Boyde. Non si smette mai di essere un leader, ti ricordi?»

Mi ricordo perfettamente. Sono passati ormai cinque mesi da quando la gang si era sciolta, ma Isaac è stato l'unico che è rimasto al mio fianco, confermandosi ancora una volta il mio migliore amico. Ho lasciato andare la gang appena ho scoperto che mio padre era sulle mie tracce perché non volevo che loro finissero nei guai per colpa mia. Ma Isaac... lui è rimasto. Si è rifiutato di lasciare il proprio leader.
Non è un mio amico, no... è un fratello.

Gli faccio un cenno del capo come segno di gratitudine, poi mi avvio verso gli spogliatoi della palestra. «Mi sembra interessante» sussurro, riconsegnandogli la busta.

Isaac sorride e mi dà una pacca sulla spalla. «Vedila così: sarà un modo per farsi conoscere per bene...» bisbiglia mentre il suo sorriso si trasforma in un ghigno furbastro.

«Sì, e anche per studiare la gente di questa città.»

«L'hai presa come una sfida, eh?» ride lui con ancora stampato in faccia quel ghigno.

Incrocio le braccia al petto mentre mi cambio la maglia e indosso la giacca in pelle nera. «Ogni cosa è una sfida per me, Isaac.»

«Ottimo allora» sorride Isaac. «Direi che venerdì sera abbiamo una missione da compiere, o qualcosa del genere.»

Usciamo dallo spogliatoio e nella palestra prima deserta fanno il loro ingresso due ragazzi, uno biondo e l'altro moro, ma entrambi si assomigliavano molto.
«Qualcosa del genere...» mormoro come a fargli da eco mentre osservo i nuovi arrivati.

Isaac si accorge subito dell'arrivo dei nuovi ragazzi e solleva un sopracciglio. «Di solito è sempre deserta la mattina questa palestra» commenta allibito.

Incrocio le braccia al petto e con il mio solito sguardo serio e inquisitorio fisso i due ragazzi guardare gli attrezzi della palestra, come a voler decidere da dove iniziare per allenarsi, poi si rendono conto della nostra presenza.

«Li conosci?» chiedo ad Isaac in un sussurro.

«Sì, sono i fratelli Bradford. Inseparabili, come sempre.»

𝐋'𝐔𝐋𝐓𝐈𝐌𝐎 𝐆𝐈𝐑𝐀𝐒𝐎𝐋𝐄 𝐍𝐄𝐋 𝐂𝐀𝐌𝐏𝐎Where stories live. Discover now