Capitolo 1: La Radura

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Ed eccomi qua, seduta con accanto i miei più cari amici, a osservare le onde del mare che violentemente si infrangono contro gli scogli a riva.
Ma riavvogliamo il nastro, iniziamo dal punto in cui la mia avventura è iniziata;

2 anni prima

Mi svegliai in una grande scatola di metallo, con rumori meccanici che mi perforarono i timpati;
C'era puzza di animali, infatti non appena riuscii ad alzare la testa, i miei occhi intravidero una gabbia con dei maiali.

Sentii una fitta fortissima sul fianco destro, cercai di mettermi seduta per vedere meglio, ma la scatola si fermò e quel movimento mi fece sobbalzare.

Prima che quella grande struttura si aprì, riuscii a prendere comunque un coltello per difendermi da qualunque cosa ci fosse stata ad aspettarmi là sopra.

La scatola si aprì e un ragazzo magrolino con i capelli biondini, gli occhi castani e il viso angelico scese lentamente dentro quest'ultima

X: Allora Newt com'è il nuovo pivello?

Una voce parlò e di seguito altre voci si unirono incominciando a fare un caos terribile, il biondino riuscì a zittire tutti urlando:

"È una ragazza!"

Stavo ancora seduta ad osservare la scena pietrificata, perchè c'erano solo ragazzi? Che posto era quello?
Non c'era più tempo per restare li impalati, così decisi di agire, ma appena mi misi in piedi, un altro ragazzo biondo con gli occhi verdi ma un po' più robusto e muscoloso,  saltò nella scatola, facendomi cadere di nuovo all'indietro.

Con uno scatto mi tirai su, nonostante il dolore al fianco fosse molto forte, presi un attimo per riflettere ma nella mia testa non frullava niente, chi ero io? Quanti anni avevo? Insomma domande così.

Lasciai da parte questo argomento, perchè quello che dovevo fare era soltanto agire. Corsì verso il ragazzo più forte e lo ferii con il coltello allo stomaco, non guardai indietro, ma bensì mi tirai su con tutta la forza che avevo e finalmente uscii; era come una pianura, con tanto verde, tanti fiori e un sole splendente che illuminava qualunque cosa si trovasse sulla sua traiettoria.

I miei occhi restarono a guardarsi intorno, mentre le mie gambe si muovevano da sole, ad una velocità molto elevata; ed eccola lì, un uscita in mezzo alle mura che circondavano quel posto sconosciuto.

Presa dall'euforia corsi ancora più velocemente di prima e come sottofondo c'erano le urla dei ragazzi che facevano:

X: Non uscire Pivella, è pericoloso!

X: Qualcuno la fermi!

X: Velocista, Velocista!

X: MINHO!

L'ultima cosa che riuscii a sentire fu proprio questo nome, Minho.

Le altre parole tipo Velocista erano tutte nuove per me, ma se non ricordavo niente, com'era possibile che sapevo parlare oppure ricordavo piccoli aspetti della mia vita che però non riuscivo a ricondurli da nessuna parte?

Ormai ero arrivata davanti all'apertura delle mura e ci sarebbe voluto solamente un ultimo passo e...

Un corpo abbastanza pesante mi buttò a terra, facendo comprimere la parte ferita del fianco provocandomi ancora più dolore.

Quel ragazzo, dai lineamenti asiatici, capelli neri unti, occhi nocciola e il viso sudaticcio, mi prese i polsi e stringendoli con parecchia forza mi tirò su come una piuma, e mi urlò contro testuali parole, che per poco non mi misi a piangere:

"NON DEVI AZZARDARTI AD USCIRE DALLA RADURA MAI PIÙ, HAI CAPITO"

Dove avermi rimproverata, mi tirò con forza e mi rinchiuse dentro una gattabuia;

Ripensai a tutta la vicenda che era successa molto velocemente, nonostante sembrassero passati minuti interi.

Ripensai anche al perchè mi trovavo in quel luogo e che cosa avevo fatto di male per meritarmi quello.

Quel ragazzo che avevo colpito con il coltello stava bene?

Lo avevo ucciso?

A interrompere i miei pensieri fu un ragazzo di colore, all'incirca sui 18 anni che con molta calma mi spiegò tutta la situazione e mi ordinò di calmarmi.

"Vedi Fagia, questa è la Radura, la tua nuova casa" disse

La  Radura...

Maze Runner: La prima Velocista (Libro)Where stories live. Discover now