Prologo

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Era seduto sugli scogli a fissare l'orizzonte. La nave con la bandiera nera era distante ma ben visibile dalla costa. Il sole stava sorgendo, i raggi splendenti e accecanti riflessi sull'acqua che si allungavano a illuminare il cielo. Le nuvole bianche erano rade e vaporose, in contrasto con quel pezzo di cielo ancora scuro e confuse nella parte inferiore dello stesso, azzurra e quasi fusa con il mare, separata da esso solo dalla linea scura formata delle onde increspate. I gabbiani volavano nella volta nuvolosa sopra di lui, così densa e compatta da non lasciar intravedere le stelle nel firmamento: erano altri i bagliori che lo raggiungevano, altri i luccichii che illuminavano le sue notti.

Il sole pian piano stava superando la linea d'orizzonte, alzandosi sempre più nel cielo che andava schiarendosi. Presto tutti sull'isola sarebbero stati svegli, il silenzio di quel momento, interrotto solo dal fruscio delle foglie, dallo scrosciare delle onde che si infrangevano sugli scogli, dal cinguettio degli uccelli, sarebbe stato invaso da risa, urla, canti, rumori. Doveva andare, ma quella calma, così rilassante, ipnotizzante quasi, era così bella... Poi, le voci.

- Ehy, è qui!

Quelle tre ormai erano sveglie, doveva aspettarselo. Alzò gli occhi al cielo: le loro voci erano così suadenti eppure, per qualche motivo, a lui risultavano semplicemente fastidiose. Era solito guardare l'alba lì, e dopo le prime volte aveva imparato a evitarle; ma stavolta era diverso, stavolta si era perso nella calma dell'aria umida per qualche minuto di troppo: sentiva che in un qualche modo, quella sarebbe stata una delle ultime volte che avrebbe ammirato il sorgere del sole così, in pace. Sentiva che stava per accadere qualcosa che avrebbe cambiato tutto, irrimediabilmente.

- Ciao, sei già sveglio? Sei venuto a darci il buongiorno? Che carino sei! Ahahah!

Odiava quelle tre, loro e le loro voci. Erano così fastidiose. E ripetitive anche. Non rispose ai loro schiamazzi, ignorandole completamente, senza degnare di uno sguardo le tre code luccicanti e squamose. Si alzò dagli scogli su cui era seduto, diede le spalle al mare e si incamminò verso la boscaglia. Era a metà strada quando venne raggiunto da un essere luminoso poco più grande del pugno di un uomo adulto: mentre gli svolazzava attorno perdeva polvere brillante, piccoli granuli splendenti come lucciole. Il ragazzo rallentò il passo fino a fermarsi e l'esserino ne approfittò per girargli intorno, avvolgendolo con la sua scia luminosa. Il viso di lui si rilassò, distendendosi in un mezzo sorriso che fece sbucare due fossette agli angoli della sua bocca.

- Grazie mille. Ora torniamo all'albero dagli altri, Trilly.

Si alzò in volo con la fata, a perseguitarlo la sensazione di un grande cambiamento in arrivo.

Somewhere in the sky there's Neverland. In Neverland, there's youWhere stories live. Discover now