Poi Flot avvistò Radice. Arrivò trafelato, sorridente ma affaticato da una lunga corsa. Parve sollevato di vederlo.

"Dove sei stato?" gli domandò "Sembra che tu abbia corso un po'!".

Sembrava lo stesse rimproverando, ma tutti e tre sapevano perfettamente che in realtà scherzava.

"Bene, ora che sei qui, potresti fare qualcosa per il nostro Wal" aggiunse sornione "Vorrebbe conoscere il nome di una delle vostre donne, quella con le grosse..." con la mani raccolte a coppa simulò due seni e il giovane parve comprendere immediatamente di chi stesse parlando.

Strizzò l'occhio a Wal e sorrise.

"Se lo desideri, amico mio. Ho il tuo permesso per dirle il tuo se me lo chiede?".

Wal annuì. Dopo un rapido saluto Radice partì nuovamente di corsa. In breve scomparve dalla loro vista, perdendosi nella folla che lentamente si stava avvicinando alle tavolate. Era agilissimo, scartava improvvisamente a sinistra e a destra e poi riprendeva la sua corsa senza mai fermarsi. Pareva più un gatto selvatico che un ragazzo. Wal si chiese come potesse correre in quel modo. Flot se ne accorse.

"Gli piace correre" rispose scrollando le spalle "Gli è sempre piaciuto, fin da bambino. Ne ha bisogno come dell'aria e del sole, per lui è la vita".

Saperlo fece apprezzare ancor di più il suo amico a Wal.

Passare lunghe giornate nella stanza sull'albero doveva essere stato per lui una pena, eppure mai una volta si era lamentato, mai che si fosse lasciato scappare qualcosa con lui.

Quasi gli avesse letto nel pensiero, Flot proseguì:

"Eppure ha accettato di buon grado l'ordine della Grande Madre di accudirti. È un bravo ragazzo". Wal ebbe l'impressione che Flot fosse fiero di quel ragazzo e glielo chiese.

"È così, infatti. È mio fratello, ma alle volte mi sembra che sia lui il più grande".

Wal rimase sorpreso. Aveva sempre creduto fossero solo amici.

In effetti si assomigliavano, però non più di tanti altri che vedeva lì attorno.

Per la verità si assomigliavano tutti quanti: chi più chi meno avevano fattezze simili gli uni agli altri. Solo pochi particolari li distinguevano l'uno dall'altro.

Continuamente rigurgitata dal villaggio nella foresta, la folla stava riempiendo la radura poco alla volta e già i primi prendevano posto alla tavolata esterna. Si avvicinavano lentamente, parlando, formando capannelli per poi proseguire insieme verso le tavole. Calmi, sereni, pacifici.

Da una parte e dall'altra del tavolo si fronteggiavano allegri e festanti. Donne e uomini sistemati a caso, ma Wal notò che seduti vi erano solamente uomini con i capelli rasati sulla testa. Gli altri, quelli non rasati, seguitavano ad andare e venire dalle mense ai tavoli, in costante movimento come api dai fiori al favo.

Alcuni di loro erano avanti negli anni. Non che fossero vecchi, probabilmente nessuno di loro aveva più di trentacinque, quaranta anni, pensò Wal, però si notavano subito in mezzo agli altri che ne dimostravano la metà.

Forse non soltanto per la pelle del viso non più perfettamente liscia e segnata dal passare del tempo, bensì per una tristezza appena accennata negli sguardi , accuratamente nascosta benché sempre presente.

Wal se ne accorse quando per caso incrociò lo sguardo con uno dei più anziani dei non rasati e avvertì che i suoi occhi stridevano come una nota stonata in mezzo a quell'atmosfera gioviale.

Come tutti, i tratti di quell'individuo non erano molto dissimili dagli altri, ma il colore dei suoi occhi, uno nocciola e l'altro nero, lo colpirono subito.

Probabilmente se non si fosse avvicinato lui, Wal non lo avrebbe mai notato. Invece a un certo momento se lo trovò davanti. Come tanti altri venne a salutarlo.

Come altri gli rivolse solo poche parole ossequiose, ma nei suoi occhi bicolori Wal lesse una malinconia profonda. Quasi una domanda inespressa. Fu solo un momento poi quell'uomo si allontanò sparendo nella folla, però la sua comparsa lasciò in Wal una tristezza e una perplessità per quegli occhi supplicanti. Ecco, quella era la sensazione che gli avevano lasciato quegli occhi, erano supplicanti.

Era quello che gli aveva trasmesso quello sguardo: una supplica.

Era evidente come un velato rimprovero. Incuriosito si alzò e fece per seguire l'uomo. Volle sapere di più di lui e di quello che voleva chiedergli, ma non ne vide traccia. Era scomparso. La gente festante si ammassava ai tavoli per sedersi e riuscire a vedere anche solo a un paio di passi attorno a sé era quasi impossibile. Prendendolo per un braccio Flot gli fece cenno di seguirlo. Si incamminarono tentando di evitare gli altri corpi e Wal riuscì solo a domandare. "Dove andiamo?".

"A sederci" gli rispose l'altro.


LA MASCHERA E LO SPECCHIO-Seconda ParteWhere stories live. Discover now