6) TIMORE

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Perplesso, Wal vide Flot tornare a sedersi a gambe incrociate, scuotendo lentamente la testa.

Sembrava non aver sentito la domanda dell'amico."Va tutto bene?" gli fece andandogli accanto. Gli si inginocchiò davanti e lo vide alzare lentamente lo sguardo su di lui: aveva gli occhi stanchi e tristi.

L'intensità di quello sguardo gli fece provare una stretta al cuore e una compassione infinita: in quel momento avrebbe fatto qualunque cosa per aiutarlo, se solo avesse saputo come fare.

"Credi che mi abbia visto?" gli chiese l'amico dopo un po', indicando la direzione che aveva preso Ranuncolo allontanandosi.

Subito Wal non comprese, poi lo vide portarsi la mano al braccio fasciato, massaggiandoselo delicatamente: allora capì.

"Ti ha visto lui per primo, però eri lontano".

Si sforzò a ricordare come si svolsero esattamente le cose.

"Quando l'ho superato per venirti incontro a mala pena ti vedevo la testa. Dopo gli sono sempre rimasto davanti... " scosse la testa "No, non credo che abbia visto che fasciavi il braccio, ma... perché lo chiedi?".

Rassicurato Flot sbuffò come se gli avessero tolto un peso enorme dal petto e riabbassò la testa. Si guardò il braccio dolorante.

Dopo un certo momento, senza guardarlo in volto, gli domandò nuovamente:"Mi vuoi aiutare, Wal?".

La sua voce quasi tremava nel parlare, non pareva il Flot che Wal aveva imparato a conoscere nei mesi della convalescenza; sembrava vergognarsi di quello che stava dicendo.

Senza pensarci due volte prese la sua decisione.

"Certo che ti aiuto, ma dimmi come" gli disse, al ché vide l'amico fissarlo dapprima incredulo, poi un pallido sorriso gli comparve sul volto. Lentamente scostò la mano dal braccio e lasciò vedere a Wal quello che imbrattava la manica della sua tunica: una chiazza verde scuro ne impregnava il tessuto. La mano che tendeva come una supplica ne era imbrattata. Un liquido denso come il miele bagnava le dita. Un odore dolciastro emanava da quel liquido.

"Mi sono ferito, puoi fare qualcosa?" gli domandò ancora "Ma presto, prima che ritorni Ranuncolo. Non voglio che mi veda così!".

Facendo un rapido calcolo, Wal pensò al tempo che Ranuncolo avrebbe impiegato a fare il tragitto. Anche se l'avesse fatta di corsa in tutti e due i sensi, valutò che avrebbero avuto a disposizione abbastanza tempo per vedere il da farsi. Gli fece un cenno.

"Va bene!" gli disse.

Aiutò Flot a sfilarsi la tunica, facendo attenzione a non toccare la ferita. La fascia maldestramente avvolta attorno al braccio, appena libera cadde in terra con un tonfo liquido. L'emorragia l'aveva completamente impregnata. Quella che Wal vedeva era soltanto una parte del sangue che Flot stava perdendo. Nel muscolo del braccio, appena al di sotto della spalla, vi era un foro grande quanto un dito che passava da parte a parte. La ferita era netta, come se qualcosa fosse entrato nella carne perforandola per poi uscirne subito dopo. A vedere era pulita. La fuoriuscita di sangue aveva impedito allo sporco di entrare, ma per prima cosa bisognava tamponarla. Wal si sorprese nel conoscere queste cose, eppure agì tranquillo e sicuro. Sapeva di sapere quello che faceva e con questa consapevolezza agiva.

Si guardò attorno alla ricerca di qualcosa che potesse aiutarlo ad arrestare l'emorragia, ma non vide che erba e arbusti. Prese la tunica di Flot e ne strappò le maniche che avvolse come tamponi da una parte e dall'altra del foro, poi ne strappò un'altra striscia come bendaggio, ma quando fu sul punto di fasciare il braccio dell'amico vide quello di cui aveva bisogno. Ai piedi di un albero, in un angolo buio e umido del sottobosco, vi era del muschio scuro, con dei rami esili e fini che sorreggevano piccoli globuli azzurri. Ne fu felice, sapeva che poteva servirgli. Ma come, se non lo aveva mai visto.

Wal rimase a fissarlo, sforzandosi di ricordare: per un istante vide un uomo che raccoglieva del muschio simile. Poi udì una voce, un fruscìo appena, mormorato nella sua testa. In qualche angolo indefinito del suo cervello qualcuno stava sussurrando...Fidati, raccoglilo...

Chi sei? Pensò spaventato.

A riportarlo alla realtà ci pensò Flot che lo incitò a fare in fretta.

"Wal, Wal, cosa fai?" gli disse. Aveva fretta ed era agitato. Il tempo passava e Ranuncolo entro breve sarebbe ritornato. Aveva ragione, doveva sbrigarsi se non voleva che l'amico venisse scoperto. Si diresse verso il muschio e ne raccolse una manciata. Lo lavorò, ne aprì le fibre togliendo foglie e rametti caduti dagli alberi; prestò particolare cura a prendere più globuli azzurri che poté e poi tornò indietro. Tolse nuovamente i tamponi e applicò il muschio sulla ferita. Almeno avrebbe arrestato l'emorragia. Fasciò il braccio, pulì meglio che poté il braccio e la mano. Quando ebbe finito sfilò la sua tunica e la diede a Flot che se la infilò più rapidamente che poté. Quell'indumento era così ampio e comodo che non si vedeva nulla della fasciatura che c'era sotto. Se Flot avesse saputo contenersi, nessuno si sarebbe accorto di niente.

"Ora a me!" fece mentre prese la tunica dell'amico e la indossò così come era, lacera e senza maniche. Seppellì accanto al muschio il primo rozzo bendaggio impregnato di sangue e lo ricoprì di terra e foglie.

Aveva fatto appena in tempo, perché già si sentivano dei passi rapidi avvicinarsi lungo il sentiero. Dopo poco intravidero Ranuncolo che arrivava con un boccale in mano. Per fortuna non si guardava attorno. Dopo un veloce controllo videro che non c'era nessuno nei paraggi, allora uscirono sul sentiero prima che il Sednor potesse scoprirli. Ambedue sospirarono di sollievo quando lo videro spuntare da dietro una curva.

"Oh...Leta, siete qui..." disse incespicandosi un po' "Non vi trovavo più e... ma cosa è successo alla tua tunica, padrone?" aggiunse indicando le maniche strappate malamente. Ranuncolo lo guardò stupito.

Wal si sentì preso alla sprovvista. Non aveva pensato a cosa dirgli e si sentì perduto. Per guadagnare tempo prese il boccale con la birra, ma nessuna idea gli venne in mente. Bevve una sorsata imbarazzato.

In suo soccorso arrivò Flot. Sembrava aver recuperato la sicurezza di sempre, con piglio fermo venne avanti.

"Il Gopanda Leta aveva caldo" fece rivolto al Sednor che subito si inchinò in segno di rispetto "Forse ieri ha bevuto troppa birra Sednor e non è abituato a reggerla come noi" aggiunse guardando l'amico che non tardò ad annuire alle sue parole.

"Anzi... " seguitò "... a dire il vero nemmeno io mi sento completamente in forma, questa mattina. Berrei anch'io un po' di quella birra".

Senza pensarci troppo Wal gli porse il boccale. Un altro sorso ancora di quel liquido amaro e avrebbe vomitato. Invece Flot parve gradirlo e lo trangugiò tutto in una sorsata. Il Sednor osservò perplesso, ma non disse una parola.

"Bene, è ora di andare" fece Flot, dopo aver restituito il boccale al Sednor.

"Ranuncolo, seguici a venti passi di distanza. Dobbiamo parlare" riprese a dire.

"Come il Figlio del Sole comanda" fece l'uomo più anziano, poi rimase al suo posto fino a quando i due non si allontanarono. Passo dopo passo scomparvero oltre il sentiero. Solo allora si mosse. Con fare furtivo prese nella tunica un piccolo coltello accuratamente avvolto nella sua custodia di pelle. Fece dei segni nella corteccia di un albero. Annuì.

Sarebbe tornato più tardi, con calma. Quei due non l'avevano convinto. Solo dopo si incamminò anche lui e seguì i due che non si erano accorti di nulla.

Wal seguiva l'amico attendendo pazientemente, perché non voleva essere lui il primo a parlare. Temeva di metterlo in imbarazzo. Attendeva che fosse Flot a farlo.

In fondo una spiegazione me la deve, pensava.

Passò un bel po' prima che Flot si decidesse a parlare. Era pensieroso, scuro in volto e con lo sguardo torvo di quando in quando si passava la mano sul braccio ferito. Faceva fatica a guardare diritto negli occhi l'amico.

Per lo più quelli che si scambiavano erano rapidi sguardi imbarazzati.

Camminarono a lungo, ma alla fine con evidente sforzo Flot parlò:

"Tra i Ratnor non esiste una parola per esprimere quello che sento" iniziò dicendogli. Era imbarazzato e un groppo gli serrava la gola "Però c'è un termine che usano i Sednor che credo possa andare bene. Credo che sia... grazie".





LA MASCHERA E LO SPECCHIO-Seconda ParteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora