CAPITOLO XII

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Piano piano i casi di contagio in tutta Italia vanno aumentando. Alla televisione tutti diventano matematici. Assi cartesiani disegnano segmenti irregolari man mano che i giorni passano. Oggi si riporta che i casi aumentano. Ieri erano diminuiti. Domani... domani sembra non arrivare mai. È giustissimo rimanere a casa e prevenire qualsiasi espansione del fenomeno ma sarebbe anche giusto guardare al popolo, libero per natura, relegato in casa. Intanto in tutta Europa dilaga il maledetto Covid 19. Chi prima rideva e organizzava manifestazioni di piazza con a tema i famosissimi nanetti blu della foresta, ora conta più di tremila casi di contagio. Chi prima inneggiava alla necessaria quanto dolorosa e forzosa perdita di cari e familiare al fine di non fermare il motore della nazione, ora risiede a casa con più di una mascherina indossata e le patate sulle tempie. Chi prima non credeva al dilagare di quella che ora chiamano pandemia, si trova ad adottare le stesse contromisure italiane. Insomma, basta un virus per evidenziare la stupidità umana e la totale assuefazione a una vita fatta di soli piaceri e di meri calcoli sociali. Giacché sto riversando troppa serietà nel nero di questo idioma, riprenderò la storia ancora non ultimata del bastonato Cono che rientra al comune di una delle città più belle d'Italia.

Il palazzo del comune è grande, maestoso, di una ricercatezza d'interni proprio dell'epoca barocca. Quadri antichi, specchiere ricoperte di legno a forma di vegetale d'art nouveau. Il tetto altissimo culmina con degli affreschi che ritraggono il cielo e tutt'attorno gli sguardi di grandi condottieri.

"M'hai salvato tu. Per me tu sei San Cono!", dice il primo cittadino di Palermo accogliendo nel suo grande ufficio il neoassunto dottore.

"Grazie, grazie davvero sindaco". Cono avanza lentamente, aggredito agli occhi dallo sfarzo e dalla pomposità di mille suppellettili e ornamenti vari.

"Accomodati pure, amico". Il sindaco disvela il cielo tirando via la tenda da una finestra. "Guarda, guarda il cielo! Esiste qualcosa di più bello?". Il povero Cono si trattiene dall'enunciar la sua sincera risposta, frutto sicuramente di una solitudine non esclusivamente psicologica bensì fisica.

"No, sindaco. Assolutamente".

"Allora perché non andarci subito dico io?! Se il cielo è così bello, così pulito e simbolo della connessione col creatore, perché non andarci adesso?". Cono raggela e continua col suo silenzio.

"Non hai nulla da dire, amico mio? Nel XII secolo la grande Santa Rosalia de' Sinibaldi, viva Palermo e Santa Rosalia, salvò la città da gravi malanni. Eppure dopo così tanto tempo ecco che rispunta un'altra minaccia pandemica. Santa Rosalia fece la sua parte. Perché lei non dovrebbe, dottore?".

Cono avverte la sporcizia accumulata sulla sua coscienza imbrattarlo più del dovuto.

"Io ammetto i miei errori, sindaco".

"Oh bene, è già un buon inizio. Ma non mi hai risposto: perché non raggiungiamo subito il cielo se lo ammiriamo e lo bramiamo addirittura come compenso dopo la morte?".

"Perché ogni cosa va vissuta a tempo debito!".

"Oh dottore lei si che è acuto. Esattamente. Ogni cosa va vissuta, così come la vita, così come l'amore, così come anche i propri obblighi sociali e morali. Se lei si fosse sottratto alla mia chiamata avrebbe tacitamente messo in pericolo la vita di molti pazienti. Ma che cosa dico? Di molte vite, di molti amori, di molti lavori e obblighi da espletare".

"Ha ragione sindaco", risponde Cono.

"Certo che si, per la Santa!". Il sindaco esce da un cassetto posto sotto la grandissima cattedra dorata un liquore che riporta la scritta "vivi". "I miei collaboratori mi hanno riferito che lei ama il buon vino. Questo è un liquore ma proviene da un'azienda locale artigianale che sarà costretta a chiudere se non interveniamo. Assaggi, assaggi".

Vergognato, Cono rifiuta.

"Vuole dire no al suo sindaco?". Cono ritorna sui suoi passi e accetta il bicchierino porto dal primo cittadino. Ne tracanna fino all'ultima goccia e poi emette il verdetto:" Ottimo, strepitoso!".

"Caro Cono, lei ha fatto bene ad accettare di venire da me spontaneamente e mosso dall'amore per i suoi concittadini". Cono manda giù, insieme all'ottimo liquore, anche la convinzione che il sindaco sappia solo parte della verità. Allora inizia, lo dico volgarmente, a gonfiarsi come un pappagallo in amore.

"Si, sindaco. Io amo la città e i cittadini. Sono qui per aiutare anche se ho avuto un attimo di tentennamento dovuto solo all'importanza non indifferente di una convocazione diretta del sindaco".

"Bene, bene, festeggiamo con un altro goccino". I due ribrindano e mandano giù.

"Ora basta! Lei è reintegrato presso l'ospedale Policlinico. Lei era un professore oltre che dottore. Io ho fiducia in lei e nelle sue capacità. Parli con il primario, il Dott. Infischietti, l'aggiornerà sulla situazione".

"Lo farò sindaco".

"Bene amico mio. Buona fortuna e si ricordi perché l'ho fatta venire qui". Cono teme di essere stato scoperto circa le sue dimenticanze alla dichiarazione dei redditi di due anni prima.

– Oddio sta facendo riferimento a quello, sono nei guai!-, pensa Cono.

"Per il bene delle persone, amico mio. Addio". Cono tira un sospiro di sollievo. Ringrazia nuovamente, si volta ed esce dal grande Municipio. Raggiunge la sua macchina. Prima di entrare in macchina gli si avvicina un poliziotto.

"Scusi, perché sta passeggiando fuori casa? Non vede che nessuno esce? Ha una buona motivazione per essere per strada?". Cono risponde di essere stato convocato direttamente dal sindaco.

"Poteva inventare una scusa migliore. Dice di essere un medico ma non vedo nè camice, nè tesserini che la collegano a nessun ospedale, né la classica borsetta da medici".

"Guardi, lei non mi ha visto ma sono proprio uscito da lì. Quel grande portone, lo vede? È il municipio!". Il poliziotto mostra i segni facciali di chi s'indispone.

"Mi sta prendendo per matto? Non ho voglia di scherzare. Ha il modello di autocertificazione che attesti che può uscire?".

"Oh ma certo". Per fortuna Cono ne aveva trovato uno tra i formaggi del Signor Gaspano, probabilmente era il suo e fortunatamente lasciato in bianco.

"Ecco qui, un attimo che lo compiliamo assieme". Il poliziotto lo esamina perplesso.

"Guardi, questo modello di certificazione non è il vigente".

"Come no?".

"Il modello è unico ma è stato aggiornato quattro volte".

Cono si abbandona a un folkloristico:"Minc.:".

"No! Non si dicono le parolacce. Comunque sono ben quattro i modelli e questo è proprio il primo uscito".

"Ma bisogna fare l'abbonamento in edicola?".

"Come, scusi?"

"A me piacciono le cose vintage".

"Che cosa?".

"Dico, mi piacciono le cose d'antan".

"Chi?".

"Mi piacciono le cose vecchie, va bene?".

" Vuole fare lo spiritoso con me? Ma da dove viene, da una campagna isolata lei?".

"Ehm..".

"Ehi tu, agente! Si proprio tu!". Una voce, proveniente dall'alto e da non poco distante, attira l'attenzione dei due. Ma che cosa? Ma quello è il sindaco! Il poliziotto si rizza tutto sugli attenti e urla: " Sindaco, comandi".

"Lascialo stare, non hai visto che è uscito da qui? Manco i... Va bene lasciamo stare! Si rilassi un pò".

"Subito, subito sindaco". Cono alza la mano in direzione del sindaco come per ringraziarlo. Poi sale in macchina, accende la sua amata auto e va via.

Covid 19 - La novella italianaWhere stories live. Discover now