CAPITOLO I

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"Simon, hai sentito al telegiornale che cosa hanno detto?".

"Che cos'è che avrebbero detto?! Sentiamo mamma!". Anita si porta davanti al figlio distratto dal suo smartphone, s'impala davanti a lui in attesa paziente della sua attenzione. Simon avverte la presenza corpulenta della mamma, fa finta di niente per qualche secondo, si gode l'attesa e poi alza gli occhi.

"Simon, hanno parlato nuovamente del COVID 19, dicendo che è preoccupante la rapidità con cui sta infettando intere regioni".

" Si, va bene, è la stessa cosa che dicono già da tre mesi mamma. Dai, passa oltre la tua psicosi". Eppure, che bella parola: Psicosi. Simon l'aveva ascoltata qualche giorno prima allo stesso telegiornale che ora preoccupa sua madre a dismisura. Psicosi, così apostrofano i giornalisti e i grandi esperti i comportamenti assunti dai cittadini prossimi al panico, come l'amorevole Anita. Con quella parola Simon si sente esperto, un virologo di fama e uno psicologo niente male. Come dare torto, del resto, a un giovane che ascolta per tre mesi di fila le stesse litanie, simili a quelli chiericali, inneggianti alla stupidità della massa che mal reagisce a un virus lontano migliaia di chilometri?

"Sei il solito tranquillone. Le cose sono cambiate. Hanno preso la minaccia sotto gamba prima, ma adesso hanno aperto gli occhi!".

"Va bene, va bene mamma. Facciamo un accordo: stasera vado a ballare al "Rimbabimba" e se vedo una situazione che puzza, beh prometto che rientro a casa e ti do ascolto". Anita sa che è sabato ed è conscia che tenere un ragazzetto di vent'anni a casa, abituato alla movida milanese, sia paragonabile all'impresa di tenere un leone in una gabbia di due metri quadrati. Chi combatterebbe con le smanie di un giovane leone in calore che scorrazza irrequieto imprecando? No, no, Anita lo capisce ben bene e decide di accettare l'accordo del figlio. Simon riporta i suoi occhi verdi sullo schermo lucente dello smartphone che conferisce alle sue iridi un colore più sul biancastro con linee arancioni e nere. Anita ritorna ai fornelli, concentrandosi sul preparare una buona cenetta. È sera, si sentono provenire da fuori i rumori confusionari di una città che si muove con la solita frenesia di una cittadina italiana. Simon si ritiene della periferia di Milano, ma precisamente è di una cittadina che sembra essere figlia diretta della grande città che gli dà il vanto di fregiarsi della sua provincia. Quel frastuono non è abbastanza per questo ragazzo che attende la cena col solo ed unico scopo di mettersi in forze, per poi spenderne fino all'ultimo respiro sulla pista della sua discoteca preferita, quella migliore, quella della grande città. Intanto il padre rientra da lavoro. Posa la giacca sul grande porta abiti in acciaio satinato, all'ingresso dell'abitazione.

" Oh caro, sei tornato. Com'è andata a lavoro?".

"Tesoro, tutto bene. Eccetto un fatto particolare". Anita è curiosa, il suo sesto senso femminile le fa prudere le mani che si agitano mentre tagliano a listelli le patate per la polenta.

"Suvvia, racconta...". Alessandro le si avvicina, prende un coltello e ruba qualche patata dalla cesta in plastica, unendosi alla moglie nell'opera del mondare gli sporchi tuberi.

"Ovviamente non è niente, ma oggi un collega non è venuto a lavoro. È il direttore del reparto alle vendite dell'agenzia, gode della stima massima del titolare, non si assenta mai, regala le ore di lavoro straordinario, accondiscende a ogni ...".

" Si! Ok! È L'impiegato modello, ma dimmi che cosa è successo senza girarci intorno!". Anita odia il dilungarsi dei discorsi e dei racconti del consorte, è un dilungamento superfluo per una donna pratica come lei: è un accessorio non necessario. Senza tralasciare il fatto che oltre ad essere tediante, in questa occasione, è anche causa di un'irritazione profonda nei confronti di Anita che desidera scongiurare un presentimento che avverte forte.

" Calma, amore. L'ho chiamato e gli ho chiesto come andava. Mi ha risposto con una voce fioca e a tratti s'interrompeva nel dialogo per tossire per lunghi secondi. Non sapeva che cosa gli stesse capitando." Anita s'irrigidisce, lascia le martoriate patate sul tagliere. Alessandro se ne accorge e chiede che cosa abbia. Anita rimane in silenzio.

" Mi spieghi che cosa ti succede? non ti riconosco più". Anita prende coraggio:" Vuoi sapere che cosa penso? È questo virus, è lui la causa. Nel pomeriggio ho sentito il telegiornale parlarne: sta dilagando sempre più. Temo che sia una minaccia sottovalutata". Alessandro sorride innocentemente alle parole di Anita.

" Ecco, lo vedi? Mi prendi per pazza! Come tuo figlio!".

"Simon? Lascialo stare, è in preda all'ormone e pensa solo alle luci coloratissime che conferiscono alle ragazze un surplus di seduzione. Lascia che faccia la falena lui. Tu, piuttosto, devi stare calma. Il governo non ha dato l'allarme, sanno da mesi dell'esistenza di questo virus. Non pensi che avrebbero preso migliori e più invasive precauzioni se avessero compreso che il pericolo di questo COVID 16 fosse realmente così alto? ". Anita prende fiato,si abbandona a un semplice rimprovero:" È il COVID 19".

"Hai un marito vecchio stampo, era rimasto al modello precedente". Alessandro sorride, Anita ricambia. Il clima si rasserena. Dal corridoio si sente il fracasso di chi si muove convulsamente in cerca di cibo ed idee. " Papà, sei rientrato!".

"Si, Simon e mi dispiace essere rientrato e trovarti così disperato". Simon si guarda alla splendente specchiera dell'anticamera che porta alla cucina.

"Disperato? Papà così mi vede realmente la gente?". Alessandro si schiaffeggia la fronte. In questo istante si sta chiedendo se lui e la moglie avessero scambiato il sesso del figlio all'anagrafe. Anita interviene. " Simon, tuo padre intendeva che se non ti calmi sarà quello l'effetto che provocherai in chi ti guarda. Sono sicura che dopo una bella razione di polenta e prosciutto vedrai le cose con un altro sguardo!". Simon annuisce e ,in attesa della cena, si adagia mansueto sul divano. Gira i canali della televisione in cerca di qualcosa di interessante. Improvvisamente parte la musichetta di un famoso e storico telegiornale italiano con in testa la scritta "Edizione straordinaria". Ma edizione straordinaria di che cosa? Pensa Simon. Un'altra dappocaggine che fa scandalo per poter rovinare una meravigliosa serata in discoteca? Il COVID 19 contro la gioventù e la possibilità di agganciare qualche ragazza! No, no, è più importante uscire. Il viurs? Lo combatteremo con i drink! Questi e altri complotti pensa in una frazione di secondo lo psicotico Simon che decide, con gesto lesto, di evitare alle proprie orecchie e a quelle ancor più preoccupate di Anita il contagio da notizia "scomoda". Cambia repentinamente canale con successo.

"Simon, chiama tuo padre. È pronto a tavola". La famigliola si siede attorno alle pietanze profumate. La polenta fuma dolcemente, riempiendo di tipico odore di patate l'intera cucina. Il gustoso pane scipito è tagliato a fette e ripiegato su di un tovagliolo di pezza accanto alla grande pentola ricolma di polenta. Alessandro fa un cenno, come se volesse iniziare un qualche discorso rincuorante, uno di quegli attimi in cui si sente da dentro la forza di dire qualcosa per provare a sdrammatizzare una situazione incerta. Quale situazione incerta? Il collega onnipresente a lavoro che si assenta per malattia? È davvero necessario rischiare di turbare la serenità della cuoca in questo ristretto convivio? Accennare al giovane Simon di valutare l'idea di stare a casa? La televisione parla di COVID 19 o di coronavirus, che dir si voglia, persino nei programmi di cucina. Tra cavoli, carote e pancetta, lo chef televisivo e pluristellato trova la giusta quantità di "psicosi" da aggiungere alla ricetta. Certo, psicosi! Sta capitando questo persino all'uomo di casa. Alessandro allenta i nervi e decide di tacere.

Covid 19 - La novella italianaWhere stories live. Discover now