CAPITOLO X - IL SUD

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Il sole si leva alto e splendente nel mese di aprile nella bellissima terra siciliana. Il cielo è azzurro, di quell'intensità cromatica che induce nella mescolanza d'albedine delle nuvole a credere fortemente di essere al paradiso più alto. I campi sono verdi, le punte colorate dei virgulti, che diverranno frutti, germogliano timidi. Il mare libero dalle solcature delle imbarcazioni, gioca col cielo, sfidando gli spettatori sui balconi a giudicare il più bel blu. Le strade sono vuote, i piccioni e i gabbiani passano di sfuggita dalle vie più vicine alla costa: hanno acquisito la primordiale egemonia sulla caccia del pesce. E mentre i volatili si cibano lietamente e naturalmente, i cornicioni ed i balconi e le verande pullulano di uccelli senza ali che comunicano tra loro gesticolando e squarciando le loro gole con simpatici richiami. Se le città si presentano proprio così come delle deserte ma fin troppo vive distese, nelle zone periferiche regna totalmente, o quasi, il silenzio. Tra le tranquille campagne di un paese, in una villetta a due passi dal centro del paesino, abita Cono.

"Vuoi immischiarmi anche tu il Covid 19, amica traditrice?", dice Cono alla sua compagnia. Guarda la sua interlocutrice con sguardo bieco. La scruta per bene. Ne guarda gli arti per constatare irritazioni cutanee, ne sente il respiro per constatare affaticamenti, ne guarda gli occhi per constatare qualche tipo losca intenzione.

"Dutturi ma chi cosa sta cumminando?".

"Oh salve Signora Concettina. Beh le rispondo subito: metto in dubbio le intenzioni della qui presente creatura che condivide con me il mio stesso suolo privato". La signore Concettina sa che sta parlando con un ex medico e cerca a tutti i costi di parlare una forma dialettale meno perfetta possibile cosicché si possa dire che sia almeno uno scarso italiano.

"Dutturi, dutturi caro! Si alzi e dia n'atra occasione alla poveretta".

"Signora sa che cosa le dico? M'avete convinto. Ma non chiamatemi più dottore, sia mai! Io ora sono progredito. Ora sono andato avanti, ho abbandonato quella professione".

La signora Concettina annuendo si allontana per la trazzera trascinando con sé un carrellino di ortaggi freschi.

Muuuu ringrazia l'esaminata compagna di Cono.

"Oh suvvia Carolina, non prenderla sul personale. Ora ti metto nel recinto". Cono si allontana dal perimetro del suo terreno e porta la sua mucca in un pezzo di terra. Il sole si approssima alla sua massima elevazione e il brontolìo allo stomaco di Cono si fa sentire. La casetta di Cono non è tanto grande, segue uno stile minimale. Non vi sono molti mobili, non vi sono suppellettili né elementi decorativi di nessun genere, né dentro e né fuori le mura. Una casa con attorno il terreno e la sua mucca, questo è ciò che basta a Cono.

-Ah ma che bella giornata che c'è! Nessuna distrazione particolare, nessun rumore, nessuna persona intorno-. Cono si appresta a preparare il pranzo. Esce la pasta da uno dei tre stipetti della cucina, dove tiene pasta e condimenti a lunga conservazione. Mette a bollire l'acqua nella pentola e vi butta dentro la pasta con un pizzico di sale. Si reca in terrazzo e apre una grande casseruola dove tiene ad essiccare fichi e pepite di pepe. Ritorna in casa, sgocciola due scatolette di tonno e li mette in disparte in attesa della cottura della pasta.

–Cono ricordati che ti piace "al dente" la pasta- ripete a gran voce. Apparecchia il tavolo: piatto, posate e tovagliolo. A lato del bicchiere posiziona un fiaschetto di vino bianco. La pentola inizia a tremare e l'acqua a bollire. Con un cucchiaio di legno cattura un filo di spaghetti, ne controlla la durezza con un morso, rischiando di scottarsi il labbro. È buona. Rigetta dentro il mezzo spaghetto non consumato e lascia scorrere l'acqua dentro il lavello. Una volta impiattato il tutto fa il segno della croce e recita una preghiera.

Covid 19 - La novella italianaWhere stories live. Discover now