16•Uno alla volta•

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Lexie è andata via, alla fine ha scelto la mamma, com'è giusto che sia. È piccola e da me non potrebbe mai avere tutte quelle attenzioni di cui una bambina di otto anni ha bisogno per poter crescere e diventare poi una donna responsabile e soprattutto con la D grande. È questa la parte più difficile: di donne ce ne sono tante, oserei dire che ne è pieno il mondo, ma quante di queste hanno la D maiuscola?

Le ho promesso però che sarei tornata a Parigi molto presto e solo e soltanto per lei! Per accompagnarla a destinazione si è offerta Linda: prima di farlo ha ripetuto in continuazione quanto Lione le mancasse, mi si è messa in un orecchio manco fosse un picchio, non avrei mai potuto impedirle una cosa del genere. Per quanto questo posto piaccia anche a me, casa mia è tutta un'altra storia!

Attraverso il lungo corridoio della centrale popolato solo da alcuni agenti sparsi qui e lì ma senza dar loro troppe attenzioni mi dirigo al mio ufficio, dove ad attendermi, diversamente da ciò che mi aspettavo non c'è Lucifer, bensì: una donna dai capelli neri come la pece raccolti in una cipolla perfetta, e lo sguardo duro.
«Buongiorno.» saluto educatamente anche se la parte sgorbutica di me mi è già arrivata in gola: Ha il suo culo posato sulla mia scrivania come se fosse niente.

«Sa che ora è, detective?» chiede con aria altezzosa sciogliendo le gambe spoglie che giusto un secondo fa erano elegantemente accavallate.

«Le sette e cinque» rispondo guardando l'orario dal mio cellulare che fortunatamente ho a portata di mano.

«Esatto. E sa dirmi anche a che ora doveva essere qui?» stringo lo sguardo incrociando le braccia al petto, in genere quella che fa domande da antipatica sono io. «Sciolta, detective. Doveva essere seduta dietro questa scrivania cinque minuti fa. L'avverto, che questa sia l'ultima volta o la sbatto direttamente da dove siete venuta. Lo sa? Qui nessuno è indispensabile.» sentenzia duramente incamminandosi con decisione verso di me fino a sbattermi il suo petto al collo. «Ha capito?» faccio un passo indietro per non dovergliele direttamente sorreggere e rispondo con aria sicura:

«Ho capito, Signora!» Crea una smorfia di disgusto e superiorità come se stesse parlando ad un piccolo ed insignificante mollusco, quando si allontana per andare via, la strada le viene bloccata da Lucifer che sbuca a pennello - di certo senza perdere il suo momento:

«Oh...ma che occhioni che abbiamo qui.» commenta maliziosamente sporgendosi con le mani belle aperte a pochi centimetri dal seno di lei, la quale, sorridendogli a trentadue denti, lo lascia dietro di sé per poter sculettare altrove, e poco ci manca che io debba prendere il posto di una ciotolina per poter raccogliere la bava di Lucifer!

«Non c'era bisogno di farglielo notare» sussurro rabbiosa appena si avvicina a me, continuando comunque a mandare varie occhiatine dietro le mie spalle, non sia mai dovesse ripassare di qui, eh!

«Sicuramente lo sapeva anche lei.» conviene con un sorrisino da stronzo

» conviene con un sorrisino da stronzo

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Lucifer ×Oltre il mondo, oltre l'inferno×Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora