13•Al Posto Giusto Nel MOMENTO Sbagliato•

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«Allora, Ella, di chi si tratta?» siamo in mezzo ad una foresta: alberi, animali e tanti agenti in ogni punto, la chiamata è avvenuta circa mezz'ora fa ma il corpo era già qui da svariate ore prima. Ieri era il giorno di Natale, brutto per me ma infernale per questo signore. Come si può davvero non provare un po' di compassione il 25 dicembre? Cosa avrà fatto per potersi meritare addirittura la morte?!

«A giudicare dai segni che riporta sul collo è stato strangolato con una fascia, o un velo, comunque qualcosa di morbido...eee...mortaaale.» per la parola "mortale" utilizza un timbro alquanto strano e oserei dire quasi tenebroso, in più, si aiuta con le sue espressioni innaturali e le mani che muove ai lati della testa. Ella è una tipa strana, sembra che sia appena uscita da qualche film, tuttavia, è l'unica che sa di vita in mezzo a tutto questo schifo. Mi verrebbe da pensare che quasi mi piacerebbe poter essere come lei, la sua gioia, anche quando di divertente non c'è nulla, è qualcosa di pazzesco. «Ti presento "Giacomo Davila", il miliardario di Beverly Hills.»

«Cosa gli hanno strappato?» domando incuriosita mentre mi abbasso sulle ginocchia per poter studiare il cadavere e successivamente la valigetta nera, vuota al suo fianco. È una semplice 24h ma chi ha deciso di aprirla di sicuro non conosceva il pin.

«Solo i soldi e delle carte da poker. Quelle cose valevano milioni, assurdo! Come si può pensare di uscire e imbarcarsi in una foresta con tutte le carte e... uscirne vivi?» mi chiede spalancando le braccia

«Forse non voleva...» mi limito a dire pensando ad altro che ora non riesco a decifrare; mi rimetto in piedi e appena mi giro faccio un passo indietro per via del corpo di Lucifer che si ferma a pochi passi da me.

«Ah...un vecchio sacco di pulci in fin di vita! Questa si che è una novità!» commenta con noia quando velocemente Ella riporta il lenzuolo fin sopra la testa del signor Davila.

«Puoi smettere di offendere?» incrocio le braccia al petto senza però ottenere niente. È vero, non può udirlo ma ciò non cambia le cose, non credo che sentirsi dire cose del genere gli possa far piacere.

«È morto. Non capisco perché voi umani tendete ad adorare vecchi corpi in decomposizione, non è neanche bello tra l'altro. La sua anima starà già vagando per l'inferno ed è un peccato non potergli dare il mio benvenuto.» stringo lo sguardo volendo capire fin dove ha voglia di spingersi «quando ho scelto di prendere una vacanza non pensavo che fosse così noiosa.» si gira per andare via ma lo fermo subito prendendo terreno. Una volta arrivata al suo fianco provo a trattenerlo con la sola forza della parola:

«Stai abbandonando tutto?» domando duramente con l'unico scopo di fargli capire che è sbagliato. Si ferma mettendosi davanti a me come un muro altissimo che mi impedisce di vedere altro oltre il suo petto scolpito - anche se coperto, ovvio. Già così è difficile restare autoritari, figuriamoci avendo davanti Lucifer in intimo!

Oddio!

Ma davvero riesco a pensare ciò in un momento del tutto inappropriato? Vvvh! Rabbrividisco ai miei stessi pensieri perversi e velocemente mi riconcentro cercando di restare impassibile anche al solo suo profumo che mi investe come un treno.

«Detective, quest'uomo è morto per una malattia. E se si chiama "noia mortale" è per una ragione. Caso chiuso.» si volta per voler continuare ad andare per la sua strada e come un cane che non sa fare altro se non amare il suo padrone, lo seguo a ruota.

«Lucifer!»

«Caso chiuso.» risponde secco

«Ma Lu-» mi fermo di colpo quando con un movimento veloce lo ritrovo di nuovo davanti a me per potermi guardare con rabbia. Come se in qualche modo ad essere la causa del suo mal umore fosse proprio la mia presenza.

«Ho detto: caso-chiuso.» scandisce bene le parole e stringendo i pugni mi alzo sulle punte dei piedi così da fargli capire che non mi fa paura. Sarà pure grande ma io sono la detective Jo.

«Non puoi lasciare tutto e andare come se ciò neanche ti riguardasse. È il tuo lavoro Lucifer. Hai scelto tu di continuare.» gli faccio presente senza abbassare mai lo sguardo.

«E scelgo di finire. Chiamami quando le cose si fanno interessanti.» sbuffo sonoramente incrociando le braccia al petto.

Impossibile. Ecco cos'è!

«È strana la vita!» commenta Ella con un sospiro, fermandosi silenziosamente al mio fianco senza guardarmi «Tutto viene. Tutto va. Pluf! Così. Una manciata di polvere.» volto il mio viso verso di lei che sembra trovarsi in un'altra dimensione, poi scuoto la testa e la lascio lì, da sola con le sue strane teorie.
...
Dal cellulare della vittima sono emersi dei video che controllandoli più e più volte si è giunta ad una sola conclusione: Lucifer potrebbe essere coinvolto.

Ho chiesto di non dire ancora niente finché non si è certi della realtà delle cose. Ora sono da sola con il computer sperando che tutto si possa dissolvere o diventare altro, non riesco a crederci. È come se altro peso mi si stesse buttando addosso...ed io non sono pronta.

Il video è stato fatto volontariamente ma dalle riprese veloci e non proprio perfette posso dedurre che è stato fatto di nascosto. Probabilmente non voleva che Lucifer o la persona con la quale stava parlando lo scoprisse. Ma perché?
...
Con la velocità della luce mi dirigo al Lux e spalanco la porta di casa sua come se ci vivessi da anni.
«Lucifer!» lo chiamo ad alta voce sperando che esca allo scoperto in questo preciso istante, ciò non avviene ed anche se il mio cuore ora è in gola, decido di raggiungere la sua camera da letto pronta a vederlo con una donna a cavalcioni.

Faccio in tempo solo a spalancare anche questa porta, che un rumore dietro le mie spalle mi fa voltare e puntare la pistola.
«Ho detto che io non lavoro» mi dice prima di riportare il bicchiere alle labbra con tutta la calma del mondo. Gli ho puntato così tante volte la mia pistola contro che ora non fa più paura, la prossima volta provo con un coltellino.

«Tu lo conoscevi?»

«No, detective. Non conosco nessuno che non abbia delle tette.» e ride riprendendo il suo cammino, lo seguo posando l'arma dietro la schiena e quando si ferma al suo pianoforte io faccio lo stesso - ma restando in piedi e alla sua destra. -

«Ieri sei stato con lui.» gli faccio presente provando a mantere la calma «Cos'è successo?»

«Ieri sono stato con un ragazzino che dovevo punire.» esterna con cambio di voce abbozzando una risata nevrotica mentre ruota solo il suo viso verso destra, verso di me.

«Un uomo è morto. È stato ucciso. E tu sei nel suo video.» violentemente, senza rompere nulla, sbatto il cellulare sul piano così che possa guardare con i suoi occhi.

«Aaandiamo, detective...» si ferma per sorridere ma quando alza il viso verso di me, un po' gli muore «non starai pensando che...»

«Sai cosa sto pensando? Che tu sei stato lì e lo hai negato

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«Sai cosa sto pensando? Che tu sei stato lì e lo hai negato. Ti ho chiesto cosa è successo, e lo stai evitando. Sto provando a ricostruire il momento e tu non me lo permetti. STO PENSANDO che sono stanca dei TUOI stupidi giochetti eppure sto facendo in modo che TU non vada nei guai. Ecco cosa sto pensando.» lasciandogli il cellulare fra le mani giro le scarpe e spingendo per bene il pavimento sotto i piedi me ne vado dignitosamente alterata. Così come sono venuta. Con la stessa rabbia. E lo stesso amore.

Con la stessa paura. E le stesse ansie.

Lucifer ×Oltre il mondo, oltre l'inferno×Where stories live. Discover now