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Pov's Bill

Era circa un mese che stavo a Bangor. Mi mancavano gli altri, un paio di volte ci siamo sentiti per telefono, ma non è la stessa cosa.

Sospirai per poi prendere lo zaino da terra e scendere al piano di sotto.

Bill: "M-m-mamma dov'è G-G-Georg-" non riuscii a finire la frase che lo sentii correre giù per le scale.

Georgie: "Eccomi Big Bill!" disse fermandosi davanti a me sorridente come ogni mattina. Anche se aveva 8 anni mi chiesi come faceva ad essere così allegro alle 7:00 del mattino; per giunta di lunedì.

Gli sorrisi per poi aprire la porta e uscire insieme per andare a scuola. Ok, so che era praticamente novembre, ma tra il trasloco e cose così quello era il mio primo giorno di scuola.

Arrivai al scuola. Georgie prese la strada opposta alla mia salutandomi scuotendo la manina allegramente. Fu in quel momento che mi resi conto di essere solo.

Non mi sentivo così dal primo giorno della prima elementare, perché da quel momento in poi avevo avuto i Perdenti con me... avevo avuto Stan con me. Riusciva a farmi star bene anche nei momenti difficili, e dopo tutto quello che abbiamo passato, anche dopo il fatto successo l'anno scorso l'avrei voluto lì con me.

Entrai mentre tutti gli altri mi fissavano incuriositi sapendo che sarebbe arrivato "il ragazzo nuovo".

Mi guardai intorno per poi alzare gli occhi al cielo ed andare al mio armadietto; mi avevano dato le chiavi quando mi ero iscritto.

Per il resto la giornata non fu molto emozionante. Il professor Martell mi presentò alla classe e io cercai di balbettare il meno possibile. Inutile dire che lo sforzo fu inutile.

Mi sedetti ad uno degli ultimi banchi, con accanto un posto vuoto. Poco dopo che il professore aveva iniziato a fare l'appello , sentimmo bussare alla porta.

Professor M.: "Avanti." disse scocciato per il fatto che lo avessero interrotto.

X: "Scusi per il ritardo prof." disse con il fiato corto il ragazzo entrando in classe. Appena lo vidi sgranai gli occhi.

Quei ricci... no è impossibile che sia lui. Anche se-...

I miei pensieri in quel momento erano abbastanza confusi, e lo furono ancor di più quando venne vicino a me per sedersi, ma invece rimase a fissarmi a bocca aperta.

Io feci lo stesso, per poi vederlo sedersi e passarsi una mano fra i ricci biondi leggermente scuriti dall'ultima volta che ci eravamo visti.

Bill: "Ehm-... c-c-c-ciao." dissi guardandolo abbastanza confuso.

Stan: "Ciao." disse alzando di poco lo sguardo.

Vidi che aveva le gote rosse, e in effetti anch'io mi sentivo abbastanza accaldato. Dopo quello scambio di saluti non parlammo per il resto della lezione, ne per le successive due ore. Fin quando non arrivò l'intervallo...

Ero andato in cortile con un ragazzo che avevo conosciuto l'ora prima a lezione, mi pare di chiamasse James, era simpatico e mi ci misi a parlare.

Tutto questo finché non vidi una scena che mi fece ribollire di rabbia.
Appoggiato al mura della scuola c'era Stanley. Rimasi per un po' a guardarlo avendo un immediato bisogno di fiondarmi sulle sue labbra. Finché non vidi che un gruppo di ragazzi di circa due anni più grandi di lui avvicinarglisi.

Incominciarono a dirgli non so cosa, fino a portarlo quasi alle lacrime, finché non gli sferrarono un pugno sullo zigomo - che iniziò immediatamente a sanguinare - per poi andarsene divertiti e lasciarlo lì da solo rannicchiato contro il muro e gli occhi lucidi. Avrei voluto fare qualcosa per fermarli ma alla vista di quella scena rimasi pietrificato fin quando non decisi di alzarmi per aiutarlo.

Così mi palesai davanti a lui tendendogli la mano. Lui alzò lo sguardo e la prese quasi subito, per poi rimettersi in piedi e guardarmi negli occhi.

Stam: "G-grazie..." disse con una punta di imbarazzo nella voce asciugandosi gli occhi con la manica.

Bill: "Di niente, era il m-m-minimo." dissi sorridendogli dolcemente.

Aspetta cosa? Perché hai balbettato così poco?

Rimasi un po' stupito dal fatto di aver balbettato solo sull'ultima parola, ma non ci pensai per tanto.

Stan: "Ehi Bill... ti posso parlare?" chiese un po' titubante. Io annui, stavolta un po' incerto e dubbioso, per poi sentirmi prendere la mano dalla sua e farmi portare in una parte del cortile dove ci fossimo solo noi.

Bill: "C-che s-s-succede?" chiedi inclinando leggermente la testa verso destra.

Stan: "Mi dispiace per tutto quello che è successi tra di noi, per il fatto di essermene andato senza nemmeno avvertirvi... mi sento uno stronzo per quello che ho fatto, è solo che-... stavo passando un brutto periodo a casa, avevo detto ai miei che ero gay e mio padre non l'aveva presa propio benissimo, così visto che ci eravamo allontanati per un breve periodo non te ne ho parlato e l'unica cosa che sono riuscito a fare è provare a cercare un po' di conforto in qualcun altro, ma nessuno è e sarà mai come te, e io-..." non gli feci finire la frase che gli presi il viso fra le mani e lo feci. Dopo tutto quel tempo lo baciai.

Dopo un attimo di esitazione da parte sua lo sentii subito rilassarsi. Mi mise la mano dietro la nuca per far sì che quel contatto non finisse tanto in fretta. Sorrisi sulle sue labbra per poi prendere coraggio e chiedere l'accesso con la lingua che lui non mi negò. Ci staccammo l'uno dall'altro poco dopo, entrambi con il fiatone, ma sorridenti.

Stan: "Oh mio dio..." disse non smettendo di sorridere.

Bill: "Già..." dissi sorridendogli.

Rimanemmo ugualmente vicini come prima, nessuno dei due accennava al volersi allontanare all'altro.

Stan: "Ma quindi tu, cioè... mi vuoi perdonare?" chiese con gli occhi ancora lucidi, stavolta di emozione. Io annuii quasi immediatamente per poi mettergli nuovamente la mano sulla guancia - sulla quale adesso c'era un gran livido - e gli accarezzai il viso dolcemente. Lui incrociò le braccia dietro ma mia nuca per poi abbracciarmi e nascondere il viso nell'incavo del mio collo.

Lo strinsi a me avendo paura di poterlo perdere di nuovo o di svegliarmi e scoprire che era tutto un sogno.

Stan: "Ma quindi adesso noi-..." disse staccandosi di poco da me per poggiare una mano sul mio petto. Capii subito dove voleva andare a parare, così mi abbassai di poco, giusto per poter riuscire a guardarlo negli occhi, per poi...

Bill: "Ti va di ricominciare? Vuoi essere - di nuovo - il mio f-f-fidanzato?" chiesi trattenendo una risata quando vidi i suoi occhi illuminarsi. Mi abbracciò subito per poi annuire e lasciarmi un leggero bacio sulla guancia.

Ok, adesso potreste pensare che era nemmeno un giorno che ci eravamo rivisti, e che era strano che ci mettessimo già di muovo insieme, ma a mio parere quello era un segno del destino. Non avrei mai pensato che l'avrei rivisto, e che soprattutto mi sarei trasferito nella sua stessa città. Però, a parte questo, al primo sguardo di quella mattina mi resi conto di aver sbagliato a lasciarlo senza voler sentire spiegazioni. E così volevo riparare al mio errore.

Stan: "Ehi, che ne dici se più tardi vieni a studiare da me? Così magari parliamo anche un po'?" chiese lui speranzoso.

Bill: "Va b-bene." dissi sorridendo.

Mentre stavamo tornando dentro, ormai alla fine dell'intervallo, me ne uscii con:

"Ti amo."

Stan: "Anch'io."



*Spazio autrice*
Wow, sono riuscita a far uscire due capitoli a poca distanza (non abituatevi🌚)
Eh nulla, avevo voglia di fare un capitolo Stanbrough per farli riappacificare e... mi piace abbastanza (miracolo anche questo). Al prossimo capitolo (il penultimo credo, ovviamente  sulla Reddie🌚)
Alla prossima, adie❤️ :3

Spin The Bottle • Reddie (COMPLETA)Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang