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JACK'S POV

Troppo tempo, troppo.

Odio il tempo. Sarà perché ha fatto passare più che lentamente quasi 310 anni ma no, non è per questo.
Era ora che si stava facendo odiare più che mai, ora che ero in quel lungo corridoio d'ospedale, posto in cui pensavo di non dover mettere mai piede.
Era spoglio, triste, e non aiutava per niente il mio stato d'animo.

Ero seduto accanto ai genitori del mio fiocco di neve aspettando notizie proprio come loro, e guardavo con i miei occhi ormai stanchi per le troppe lacrime versate l'orologio appeso alla parete difronte a me, fissandolo come se stessi attendendo da lui le risposte che volevo.

Non ce la faccio più, ormai sono due ore che sono... che siamo qui e nessuno si degna di darci notizie.
Per il nervosismo do un calcio ad una sedia dimenticandomi di essere scalzo, e caccio un gemito abbastanza rumoroso prendendomi il piede tra le mani.

Eppure sembra tutto così strano...

A farmi dimenticare del dolore fu un dottore, veniva verso di noi, cioè, verso i genitori di Sam. Molto lentamente e con un'espressione che non mi piaceva per niente.

《...voi siete i genitori della ragazza arrivata qui poco fa, giusto? Samantha se non sbaglio.》

S-sì siamo noi dottore, la prego, come sta?

L'uomo in camice bianco chinò il capo leggermente in avanti, cosa che bastò a farmi avere la sensazione che qualcuno mi avesse appena pugnalato al cuore.

Abbiamo fatto tutto il possibile, ma... l'emorragia è stata più forte di noi. Mi dispiace tanto.

Caddi sulle ginocchia prima che l'uomo potesse terminare la frase, sapendo che le mie gambe non mi avrebbero retto ancora per tanto.
L'unico sottofondo che si udiva, forse per tutto l'ospedale, erano le urla disperate della mamma del mio fiocco di neve che aveva ormai toccato terra, sciogliendosi.
Le lacrime che credevo di aver ormai esaurito tornarono a riempirmi gli occhi, offuscandomi la vista. Battevo i pugni per terra e gridavo, come se potesse servire a qualcosa.

No non è possibile, non poteva essere vero. Questo è solo un brutto sogno, è solo un incubo.

...è solo un incubo...

***

Mi svegliai dolorante.
La testa girava, il cuore andava a mille, gli occhi erano stracolmi di lacrime e il fiato era pesante. Mi ritrovavo sempre in quello stato quando uscivo da un incubo.

Ombra schifosa, si andava a divertire anche sulla vita di una ragazza.

...quella ragazza...

Uscii dai miei pensieri cercando di mettere a fuoco il luogo in cui mi trovavo.

Ora ricordo.

《Sam...?》sussurrai.

Nessuna risposta.

La stanza era bianca, spoglia. Le uniche cose che riconoscevo erano la sedia sulla quale ero seduto e un letto, per il resto c'erano solo strane apparecchiature con lucine colorate e suoni meccanici.
Mi girai verso il letto ed eccola là.

《Sam!》gridai, cercando di contere quello che non so ancora se definire entusiasmo o terrore.
Oh mio Dio il mio fiocco di neve, ma in che stato è ridotto...

Mi avvicinai velocemente al letto sul quale era steso il corpo freddo e trascurato: la carnagione era più chiara del solito, i capelli ricadevano lungo il cuscino anche se il ciuffo che di solito le stava sull'occhio destro era nascosto dalla fasciatura che aveva attorno alla testa, e i suoi occhi, i suoi splendidi occhi azzurri erano nascosti sotto le palpebre chiuse ormai da troppo per i miei gusti.
Spostai la sedia vicino al suo letto cercando di fare meno rumore possibile, così da poterle stare sempre vicino. Le presi una mano e fu una fitta al cuore non avvertire il solito tepore che le sue mani mi davano.

Freddo come Frost (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora