Overwhelm

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I sogni ti trascinano con loro, ti portano in un mondo diverso da questo, in un mondo dove i tormenti e le paure, non esistono. E posso vederlo dall’espressione che porti sul volto, che tutto quello che ti distrugge, ora, non c’è più. Fai cadere la tua anima nei tuoi desideri, e io ti accarezzo ogni piccolo dettaglio del viso, cercando di racchiudere i tuoi sogni nelle mie mani. Li tengo stretti, sperando che un giorno, non molto lontano, io riesca ad avverare ogni cosa. Che sia irrealizzabile o meno.
Ti lasci cullare dalle mie carezze, e ti prometto, nel momento in cui ti guardo, che tutto il dolore che è nascosto sotto la tua pelle, prima o poi, sparirà.
Apri gli occhi, torni alla realtà. Cerchi con uno sguardo di raggiungere le parti più nascoste di me, quelle che cerco di non mostrare mai. Ma dietro i miei occhi, sai che si nasconde solo una grande fragilità. Sono fragile come un castello di carte, eppure, quando anche esse perdono l’equilibrio, cadendo lentamente a terra, tu sei lì. Pronto a tirarle su. E vedo, nei tuoi occhi, la stessa fragilità che io ho. La nascondi dentro te stesso, e credi, che così, nessuno la vedrà. Mi guardi, ti guardo ancora.
E con l’ultimo sguardo, mi travolgi, come un’onda, prendendoti tutto quello che resta di me.

Il tempo si fermò, occhi dentro occhi. E bastava un suo sguardo, un suo tocco, per scatenare nuovamente la tempesta in me.

“Perché sei già vestita?” Mi parlò con voce bassa e più roca del solito, stiracchiandosi i muscoli. Affondai la guancia nel cuscino, studiando ogni suo movimento.

“Devo vedermi con Chloe.” Gli risposi. Cercai in tutti i modi di non addormentarmi di nuovo.

"E i tuoi genitori? Sono a casa?” Si allarmò, strofinandosi gli occhi. Avevamo avuto una serata davvero movimentata, e, stranamente, misi da parte i pensieri, lasciandomi completamente andare.

“Sono rimasti dalla signora Cameron. A quanto pare, mia madre e Meredith vanno molto d'accordo.”

“Okay.”  Disse, non aggiungendo altro. Chiuse nuovamente gli occhi, riprovando a dormire. Aveva i capelli spettinati, le labbra dischiuse.

“Anche questa mattina sei di cattivo umore?” Fissai la sua bocca, e lui, all'improvviso, riaprì gli occhi, guardandomi solo per qualche secondo. Si girò dall'altro lato, dandomi le spalle.

“Lo devo prendere come un sì?” Sospirai. Mi sarebbe piaciuto parlargli, dirgli i miei pensieri, discutere su quello che eravamo. Harry non apriva mai il discorso sulla nostra relazione, se così potevamo definirla.

Scesi giù dal letto, sentendo i sospiri di Harry sempre più insistenti. Si coprì il corpo con le coperte, mentre io, in piedi, lo stavo guardando.

Alzò il corpo dal materasso, toccandosi continuamente i capelli. Stava cercando di rimetterli in ordine.

“Sei così strano.” Mi uscii dalla bocca. Harry mi lanciò uno sguardo, ed io mi girai. Stavolta, fui io a dargli le spalle.

“Non sono strano.” Rispose, sicuro di sé. Mi misi davanti allo specchio del bagno, e risi per le sue parole. Harry era strano. Il suo carattere aveva un sacco di lati nascosti e che, col tempo, avrei continuato sicuramente a scoprire.

“Lo sei.” Mormorai. Lui, dalla camera, sentì perfettamente. Mi sistemai il trucco, facendo un'ultima passata con il mascara. Non riuscivamo mai a parlare dei nostri pensieri, non nel modo giusto, almeno.

“Ti accompagno?” Si fermò sulla porta del bagno, tamburellando il piede a terra. Indossava solo dei jeans stretti.

“Non sei obbligato.” Mi passai una mano tra i capelli, e mi girai per guardarlo. Feci cadere lo sguardo sulla cerniera aperta dei suoi jeans, scuotendo la testa.

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