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Pov's Martina
Erano trascorse esattamente due settimane dal fattaccio.
Martina si stava vestendo per ad andare a scuola e per la prima volta si sentì tranquilla.

In quei quindici giorni erano successe tre cose fondamentali che le avevano sconvolto e scombinato la vita e che,soprattutto,l'avevano cambiata profondamente nell'animo.
Era caduta in un baratro senza fondo,da cui era uscita solo grazie all'aiuto di Elizabeth,aveva stretto una nuova amicizia e aveva,purtroppo,litigato con Lodovica.
La prima settimana l'aveva passata a letto,depressa e in un mare di lacrime.
Si era sentita sporca come mai le era successo in vita sua e si era maledetta un'infinità di volte per aver fatto quella cosa.
Non si spiegava nemmeno lei il motivo per cui si era lasciata andare così,si era fidata di Jorge e aveva sbagliato.
Lui le aveva dato della 'troia' e peggio ancora l'aveva pagata.Quei soldi,il denaro della vergogna,adesso erano in bella mostra sul suo comodino.
Come aveva potuto proprio lei cadere così in basso?
Per quasi diciotto anni non aveva dato confidenza a nessuno e l'unica volta che si era aperta,era stata derisa e umiliata.
Era un boccone amaro da mandare giù,ma per fortuna aveva ancora la sua adorata mamma che la stava aiutando in tutti i modi possibili.
Sua madre non aveva fatto domande.L'aveva lasciata crogiolarsi nel suo dolore.Non aveva insistito nemmeno,quando presa dalla depressione e della tristezza,non aveva toccato cibo per giorni.
Martina sapeva che era preoccupata eppure Elizabeth non si era intromessa.La sera sentendola piangere bussava alla porta della sua stanza e le portava una tisana.
Martina la beveva disgustata.Era talmente zuccherata che anche un candito si sarebbe nauseato nel berla,tuttavia si era sforzata di mandare giù quella brodaglia solo per far contenta la mamma e soprattutto,perchè lei non se ne andava finchè non aveva mandato giù fino all'ultima goccia.
Era evidente che tutto quello zucchero era stato messo apposta,quindi non si ribellava e beveva quella schifezza sorseggiandola un pò alla volta.
Elizabeth se ne stava seduta sul bordo del letto e le raccontava tutto ciò che le veniva in mente per distrarla.
Le parlava dell'ufficio,di cosa era successo durante la giornata,dei viaggi di lavoro (cose che aveva già sentito svariate volte,naturalmente) e cercava sempre gli aneddoti più divertenti per tirarla su di morale.
Non rideva,però quei monologhi la facevano sentire meno sola.
La madre non aveva più nominato "Jorge" da quando la domenica sera,rientrata dall'ennesimo viaggio di lavoro,aveva cominciato il suo interrogatorio e Martina era scoppiata a piangere disperatamente,sentendo pronunciare quel nome.
Non aveva detto nulla nemmeno quando,il lunedì mattina,non era voluta andare a scuola accusando un mal di pancia inesistente e inventando un'influenza intestinale di dubbia provenienza.
L'aveva assecondata e capita e non le aveva fatto domande.
Aveva passato una settimana così,piangendo e disperandosi,bevendo tisane ripugnanti e non toccando cibo.A malapena si era alzata dal letto per andare in bagno e l'unico gesto igienico che aveva compiuto era stato lavarsi i denti e solo sotto minacce velate della genitrice pazza,quando la sera,rientrava da lavoro.Era l'unica cosa per cui la sgridava:lavarsi i denti.
Maledetti spazzolini!
Poi il venerdì sera Elizabeth era entrata come una furia nella sua stanza,aveva spalancato la finestra e le aveva strappato le coperte di dosso –FILA A FARTI UN BAGNO!– aveva ordinato impettita con l'indice destro rivolto verso la porta,in una posizione che a Martina ricordava vagamente qualcuno di più pazzo di lei.Insomma,mancava solo uno strano baffetto sopra le labbra della madre,per farla assomigliare a quel noto dittatore odiato da tutto il mondo.
Si era alzata di malavoglia,anche perchè l'aria di febbraio,che entrava dalla finestra spalancata,era gelida e si era incamminata ingobbita e titubante verso il bagno.
Quando aveva aperto la porta una nube di vapore caldo e profumato l'aveva accolta.
Elizabeth le aveva preparato la vasca mischiando all'acqua il bagnoschiuma al mughetto che le piaceva tanto e aveva acceso una candelina profumata per rendere l'ambiente ancora più accogliente.
Martina aveva pianto.Un pianto liberatorio di gioia.Sua madre l'amava e quel piccolo gesto l'aveva commossa.
Si era spogliata ed era entrata nell'acqua bollente,facendosi coccolare dalla schiuma morbida.
Aveva provato una sensazione straordinaria.Qualcosa difficile da descrivere.
Un'emozione tutta sua che si portava dentro da quando era solo una bambina.
Ogni volta che si faceva il bagno d'inverno,ogni volta che entrava nella vasca e la temperatura dell'acqua era quasi ustionante,veniva catapultata nel passato.
Si sentiva di nuovo bambina.Provava le stesse sensazioni,annusava gli stessi odori,saggiava gli stessi gusti di quando era piccola.Ma quel giorno era stato l'apoteosi di tutto quel sentire e provare.Quel giorno se lo sarebbe ricordato per sempre.Quel giorno quella vasca piena,schiumosa e profumata sapeva e odorava di mamma.
Poi Elizabeth era entrata in silenzio e aveva chiuso la porta per non disperdere il calore della stanza.Non aveva detto niente aveva preso una spugna morbida,l'aveva riempita di bagno schiuma e aveva cominciato a lavarle la schiena.
Martina aveva continuato a piangere in silenzio seduta e rannicchiata sulla vasca.Le mani intorno alle ginocchia e la testa sprofondata su di esse.
Sua madre le aveva fatto anche lo shampoo,messo il balsamo e poi l'aveva risciacquata con la doccetta.
-Adesso continua tu,tesoro.– aveva detto baciandole la fronte ed era uscita,in silenzio,proprio come era entrata.
Quella sera Martina aveva mangiato in cucina insieme ad Elizabeth.
-Ti và di venire domani con me a New York?– le aveva chiesto la madre ad un certo punto –È un viaggio di lavoro,però poi abbiamo tutta la domenica libera,l'aereo l'abbiamo alla sera e quindi possiamo passare un'intera giornata nella grande mela,facendo ciò che più ci piace...sempre che tu non abbia altri impegni...-
Aveva accettato entusiasta.
Non aveva niente da fare se non piangersi addosso.
Così il giorno dopo erano partite per New York.
Aveva trascorso il sabato affiancando sua madre che cercava nuovi importanti clienti e aveva partecipato perfino alla cena elargendo sorrisi a destra e a manca.
Si era vestita bene per l'occasione rendendo orgogliosa sua madre.
Era stato un sabato proficuo per l'attività della madre e la cosa l'aveva riempita di gioia e si era sentita parte di qualcosa.Si era presa un piccolo merito di quel successo,pur sapendo che non era certo grazie a lei che le cose erano andate bene.
Quando erano rientrate stanche morte in albergo si erano addormentate subito come sassi e Martina si era sentita felice e utile,ma soprattutto non aveva mai pensato a Jorge.
La domenica mattina si erano alzate sul tardino,si erano vestite ed erano scese a fare colazione.
Era stato allora che la madre le aveva chiesto per la prima volta della festa e di Jorge e lei si era lasciata andare.
Le aveva raccontato tutto,anche quello che,forse,non avrebbe dovuto.
Elizabeth era impallidita,quando aveva capito cosa intendesse Martina per 'bacio intimo',aveva allungato la mano,prendendo la sua e l'aveva stretta in modo compulsivo.
Martina aveva tremato dalla paura,ma non si era pentita nemmeno per un secondo di essersi confidata con sua mamma.
La vera reazione da 'incubo',la genitrice pazza l'aveva avuta quando le aveva detto dei cinquanta dollari e soprattutto quando aveva accennato a ciò che era uscito dalla bocca di Jorge.
Non appena aveva pronunciato 'troietta in erba',Elizabeth si era alzata di scatto,aveva gettato il tovagliolo sul tavolo con stizza e,tutta rossa in viso per la rabbia,aveva urlato –Io lo ammazzo quel coglione!– tant'è che gli altri ospiti dell'albergo si erano girati a guardarla.
Martina era scoppiata a ridere.La madre l'aveva guardata smarrita e poi si era riseduta con un tonfo,unendosi alla risata.
Elizabeth non aveva più detto nulla,aveva continuato a sorseggiare il suo caffè pensierosa finchè,appoggiando la tazzina sul tavolo,se ne era venuta fuori con una domanda che l'aveva lasciata sbigottita –Cosa intendi fare Tini?– le aveva chiesto seria.
L'aveva guardata sorpresa –In che senso?-
-Secondo me ci sono solo due soluzioni:dargliela vinta o reagire e fargliela pagare.Tu cosa vuoi?-
Martina l'aveva fissata guardinga,poi dentro di lei era scattato qualcosa –Nessuna delle due mamma.Io VOGLIO Jorge.-
Elizabeth l'aveva guardata con uno strano sorrisetto –Era quello che volevo sentirmi dire.– aveva detto –Oggi shopping sfrenato!Siamo nella capitale mondiale delle spese pazze,non possiamo non approfittarne!– aveva poi aggiunto esultando.
Erano ritornate a casa con due nuove valigie stracolme di vestiti.
Martina le aveva chiesto consiglio anche sù cosa fare con i cinquanta dollari che Jorge le aveva lanciato.Voleva trovare un modo per rendergli,perchè quei soldi l'avevano fatta sentire una poco di buono,l'avevano fatta sentire sporca.
Elizabeth l'aveva sorpresa un'altra volta –Tini...è quello che vuole lo stronzo.L'ha fatto proprio per farti sentire così e,probabilmente,anche per lasciare a te l'onere di riavvicinarlo proprio per restituirteli.È un vigliacco e codardo!Invece tu non gli ridarai proprio un bel niente.Sono tuoi,te li sei guadagnati e sudati...-
Martina aveva spalancato gli occhi sorpresa e sua madre aveva riso vedendola reagire così –No...tesoro!Non fraintendere le mie parole.Non ti stò dando della poco di buono.Jorge ti ha voluto pagare per un gesto d'amore?Affari suoi.Tu hai sofferto molto per le sue parole ed è giusto che quei maledetti soldi li spenda per te.Li hai guadagnati con il dolore.Sono tuoi e poi...ci torneranno utili per un'altra cosa...-
In quel momento aveva capito che sua madre era proprio pazza e lei senza rendersene conto si era ritrovata in un altro piano strampalato,in cui la genitrice era il direttore d'orchestra che dirigeva con la bacchetta le mosse di tutti.
Prima di andare a letto,una volta ritornate a casa,aveva preso dei sacchi neri e con l'aiuto della madre ci aveva messo tutti i vestiti larghi e logori del padre e li avevano portati subito nei bidoni della spazzatura –Perchè non si sà mai!Potresti cambiare idea...– aveva detto Elizabeth tutta contenta.
Il suo armadio adesso era pieno di vestiti della sua taglia.Vestiti femminili,adatti a lei e alla sua età.
Il lunedì era ritornata a scuola con uno spirito nuovo.
Si era vestita come tutte le sue coetanee e per la prima volta era entrata nel liceo a testa alta,senza sentirsi una sfigata e senza paura che qualcuno la prendesse in giro o la umiliasse.
Si era diretta verso il suo armadietto con una tranquillità disarmante e con un sorriso degno di una star,dipinto in volto.
Era stato in quell'occasione che aveva conosciuto Candelaria.
La ragazza si era avvicinata e le aveva chiesto –Tu sei Martina?-
L'aveva guardata un pò smarrita e aveva annuito senza dire una parola –Piacere,io sono Candelaria Molfese.-
-Piacere,Martina Stoessel.-
L'aveva squadrata da cima a fondo.
Era magra e ben fatta.Non era bella,ma nemmeno brutta.Era una ragazza normalissima,capelli rosso fuoco e occhi marroni.
La prima domanda che si era posta era come sapesse chi fosse e perchè l'aveva avvicinata,probabilmente quell'interrogativo ce l'aveva stampato in faccia,perchè la ragazza le aveva sorriso –Volevo conoscere chi era colei che aveva fatto perdere la testa a Jorge Blanco.– si era giustificata.
Martina si era sorpresa ancora di più,poi con aria di schermo aveva sussurrato –Allora ti sbagli,non sono certamente io.-
Candelaria aveva riso di gusto –La mamma di Jorge,Chantal,è la migliore amica della mia.Si conoscono da quando andavano a scuola e non si sono mai separate.Pensa che abito vicino a Jorge e lo conosco praticamente da sempre.Una volta eravamo amici,giocavamo sempre insieme,ma poi con il tempo non ci siamo più frequentati,si insomma...da quando lui è diventato il famoso Jorge Blanco!Ho sentito grandi cose su di te.Chantal non parla altro che di te e di come suo figlio sia perso per questa meravigliosa Martina.-
Aveva sorriso con amarezza –Jorge è innamorato solo di se stesso,sua madre ha preso un abbaglio!– aveva sentenziato con tristezza.
Candelaria aveva fatto spallucce -Non ne sono convinta,visto che sembra sia da tempo che non esce con altre ragazze...e per 'esce' sai cosa intendo...-
Da quello avevano cominciato a parlare del più e del meno e al suono della campanella si erano date appuntamento in mensa per mangiare insieme.
Martina era stata più che contenta di quell'invito visto che altrimenti avrebbe passato quell'ora completamente da sola.
Non poteva certo unirsi al gruppo di Lodovica,dato che con lei c'era anche Jorge.
Quel lunedì stesso aveva litigato con la sua migliore amica.
Quel litigio era già nell'aria.
Lodovica le aveva mandato alcuni messaggi durante la settimana perchè aveva un sacco di cose da raccontarle.
Le aveva risposto che non stava molto bene e che poteva andare quando voleva a trovarla,dopo la scuola.
Lodovica l'aveva accusata di non essere una vera amica,così,dal nulla.Le aveva scritto che se desiderava sapere cosa aveva da dirle e la cosa stupenda che le era successa,bastava solo che bussasse alla sua porta,visto che erano vicine di casa.
Martina aveva letto quel messaggio ad occhi spalancati.
Non era possibile che le dicesse certe cose.
Le aveva risposto di getto.
'Lodovica ti ho detto che sto male e tu mi scrivi che devo essere io a venire da te?Da quando frequenti Diego non hai mai avuto un secondo di tempo per me.Non sai nemmeno cosa mi è successo in queste due settimane.Fatti un esame di coscienza e se vuoi,anche tu puoi bussare alla mia porta.'
Dopo qualche minuto le era arrivato un altro messaggio.
'Tini,sei solo una povera sfigata che nessuno vuole,perchè acida come un limone.Io adesso sono una donna e probabilmente non ho più niente in comune con te.'
Non le aveva più risposto.
Aveva pianto ancora di più,aggiungendo al dolore di sentirsi sporca anche quello causato dalle parole dell'amica.
Quando era rientrata a scuola e dopo aver mangiato insieme a Candelaria,le era arrivato un altro messaggio di Lodovica.
'Vedo che hai fatto presto a sostituirmi.'
Aveva scosso la testa ma non aveva risposto nemmeno a quello.
Era gelosa e anche stupida.Lodovica non era solo un'amica per lei,era una sorella.
Sua madre,dopo averle raccontato cosa era successo,le aveva detto di stare tranquilla,perchè un'amicizia come la loro sarebbe durata per sempre e,prima o poi,avrebbero fatto pace,ma Martina stava male lo stesso.
Non c'era niente che stava andando per il verso giusto.

Arrivò a scuola con tutti quei pensieri che le circolavano per la testa.
Candelaria la stava aspettando all'ingresso,quando la vide le sorrise.
Era una settimana che si conoscevano,ma le sembrava che fossero amiche da sempre.
Le piaceva quella ragazza e,incredibile ma vero,le aveva confidato tutto.
Era arrivato il momento di attuare il secondo piano strampalato della genitrice pazza e Candelaria le avrebbe dato una mano.
Martina sospirò profondamente.
Si sentiva sicura e finalmente non era più sola.
Prese a braccetto Candelaria –Oggi sarà una giornata divertente!– disse strizzandole l'occhio.
L'amica si mise a ridere di gusto –Puoi ben dirlo!Diamo inizio alla missione ammazza-Jorge!-
Angolo Autrice.
Cosa hanno in mente Cande e Tini??Tutto da scoprire. u.u

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